Ragione di stato prima di tutto: «Con questi dittatori, chiamiamoli con il loro nome, di cui si ha bisogno per collaborare uno deve essere franco nell’esprimere la propria diversità di vedute e deve essere pronto a cooperare per gli interessi del proprio paese». Lo ha detto il presidente del consiglio Mario Draghi nel corso della conferenza stampa di questo pomeriggio rispondendo sul “sofagate”, la visita ad Ankara della presidente della commissione eurpea Ursula von der Leyen con il presidente del Consiglio Ue Charles Michel. Von der Leyen è stata relegata su un sofa invece di sedere sulle poltrone come Michel e il presidente Recep Tayyip Erdoğan: «Non condivido assolutamente il comportamento di Erdogan verso la presidente Von der leyen – ha detto Draghi – . Credo non sia stato un comportamento appropriato, mi è dispiaciuto moltissimo per l'umiliazione subita da Von der leyen». Ma ha aggiunto che la cooperazione «con i dittatori» va gestita, «e qui vengo alla Libia».

Questione migratoria

Il presidente del consiglio è stato criticato per aver detto al premier libico proprio il giorno prima di essere soddisfatto di quello che il paese fa per i salvataggi dei migranti, nonostante la Libia abbia dei centri di detenzione e violi i diritti umani: «Sono ben consapevole di essere stato criticato, ma l'Italia è l'unico paese ad avere dei corridoi umanitari in Libia». Al primo ministro  «ho detto che siamo preoccupati per i diritti umanitari e ho detto che l'azione del governo italiano è orientata al superamento dei centri di detenzione. Franchezza, ma anche capacità di cooperare. Per tanti motivi, la Libia è un Paese con cui dobbiamo cooperare. Tra le tante aree in cui è necessaria questa cooperazione, c'è l'immigrazione». Questo, ha proseguito, «è un problema e non si può far finta che non esista. Per affrontare questo problema occorre un approccio umano, equilibrato ed efficace. Queste sono le direttive che ho dato e mi sono dato per riflettere e agire su questo problema».

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