«Quando il tram arriva al capolinea» disse memorabilmente Claudio Martelli, vicesegretario del Psi «scendono tutti, anche il conducente» (che, nel maggio 1989, era Ciriaco De Mita).

Certamente, Conte, al quale manca la verve politica di Martelli, non ricorda questa frase, ma, peggio, non ha neppure il coraggio di chiedere che il guidatore Draghi scenda dal tram del suo governo.

Cambiare conducente

Peraltro, il governo non è affatto arrivato al capolinea e non è proprio il caso di cambiare l’unico conducente che conosce tutto il percorso e sa quali sono le fermate intermedie importanti.

A nessuna di quelle fermate corrisponde il segnale “verifica”, ma, ovviamente, al conducente deve essere riconosciuta la possibilità, a fronte di un qualsiasi ostacolo, di fermarsi per valutarlo e rimuoverlo.

Il tram può arrestare temporaneamente la sua corsa se un gruppo di passeggeri ha deciso di scendere prima della fermata che avevano indicato all’inizio del viaggio.

Dov’è fissato il capolinea

Il conducente non deve mai fare balenare la sua indisponibilità a continuare il servizio prima della fine del suo turno.

Per Mario Draghi, pienamente consapevole della difficoltà del percorso, il turno, d’accordo con il supervisore massimo Sergio Mattarella, ha come termine prefissato marzo 2023.

Sono molti i passeggeri che desiderano arrivare al capolinea. Alcuni vorrebbero già da adesso che l’attuale conducente accetti l’impegno a continuare alla guida anche nella corsa successiva.

Forse, il supervisore ha suggerito al conducente di non abbandonare il tram fintantoché c’è un numero di passeggeri tale da giustificare i costi, non solo monetari, della continuazione del servizio.

Lo stupore degli altri paesi europei

Altrove, in Europa, costantemente sorpresi dalla numerosità dei conducenti che si susseguono in Italia, ha già fatto immediato capolino la preoccupazione sia per un eventuale nuovo non sperimentato conducente, anche donna, che non sappia assumere il comando rapidamente sia per la sua (in)affidabilità nel riconoscere le fermate a ciascuna delle quali corrisponde un impegno da rispettare.

Senza esagerare con paragoni che sollevino l’Italia dalle responsabilità del mal funzionamento della rete dei poteri e degli attori della democrazia parlamentare, è vero che anche altrove, ad esempio, in Israele e addirittura in Gran Bretagna, altri tram sono arrivati al capolinea e i rispettivi conducenti sono scesi in maniera più meno turbolenta.

Non potevano fare altrimenti. Comunque, i costi dei rispettivi disservizi sembrano meno elevati di quelli italiani.

Facciano due conti gli italiani sul tram attuale, anche coloro che prenderanno il prossimo tram che si troverà ad aumentare e non di poco il prezzo del biglietto. Stupidi sono, scrisse elegantemente il grande storico dell’economia Carlo Cipolla, coloro che causano danno agli altri senza trarre nessun vantaggio per se stessi.

Sursum corda.

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