Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni ha battuto nei finanziamenti dei contribuenti Matteo Salvini, sia come Lega Nord, sia come Lega Salvini Premier, superando i ricavi di tutti e due i partiti messi assieme. Si legge nei dati sul due per mille dell’Irpef pubblicati dal ministero dell’Economia.

Come al solito uno degli elementi più evidenti è che pochi cittadini hanno voglia destinare parte delle loro imposte alla politica, solo il Partito democratico supera l’un per cento di scelte sulla platea totale, gli altri si fermano allo “zero virgola”, ma nei piccoli spostamenti di destinazione si possono leggere alcuni dati interessanti.

Meloni in ascesa

LAPRESSE

Mentre Salvini continua a vedere l’ascesa di Giorgia Meloni nei sondaggi, nel numero di finanziatori il sorpasso si è già registrato. Fratelli d’Italia l’anno scorso aveva ottenuto 164.133 scelte valide, la Lega Salvini premier  206.560 a cui bisognava aggiungere le 57.067 scelte per la Lega Nord per l’indipendenza della Padania.

Quest’anno invece Fratelli d’Italia ha incassato il due per mille di 209.070 contribuenti, per un totale di 2,1 milioni di euro, con una fetta del 15,37 per cento su tutti i partiti. Sulla base totale, si traduce nello 0,50 per cento degli oltre 41,5 milioni di contribuenti italiani, un numero esiguo, ma l’anno scorso Fratelli d’Italia si era fermato allo 0,40.

Salvini, mettendo insieme i due partiti, si è fermato rispettivamente a 162mila e 44.487 scelte, un totale di 206.487 preferenze che corrispondono a oltre 2,3 milioni di euro. Segno che i finanziatori leghisti, per quanto di numero minore, hanno avuto redditi più alti di quelli di Fratelli d’Italia.

Inoltre, mentre ancora non è chiaro che rapporti vigano tra Lega Nord e Lega Salvini Premier, da notare che entrambi perdono terreno.

Pressoché stabile il Movimento politico Forza Italia, circa 32mila finanziatori sia nel 2020 sia nel 2021. Molti di meno rispetto agli altri due membri della coalizione.

La sinistra

Da sinistra: Piero Grasso, Pippo Civati e Nicola Fratoianni (LaPresse)

Il Pd resta saldamente il partito con il maggior numero di contributi, unico a ottenere l’attenzione dell’1,12 per cento del totale dei contribuenti, ma registra un lieve calo. Sia nel numero delle scelte assoluto, da circa 500mila a 464 mila, sia nel guadagno, che da 7,4 milioni passa a 6,9. Il cambio di segreteria, passata da Nicola Zingaretti a Enrico Letta, non ha fatto crescere i consensi dei contribuenti.

A questo calo, è corrisposta un’avanzata degli altri partiti di sinistra. Per Articolo 1-Mdp, il numero di finanziamenti è passato da circa 36mila preferenze a 52,6 (sfiorando i 700mila euro), per Sinistra italiana c’è stato un incremento da 36,8 mila a 43,1 (504mila euro) e anche Rifondazione comunista, tornato in parlamento grazie ai convertiti (e fuoriusciti) del Movimento Cinque stelle, ha segnato un avanzamento nei finanziamenti: da 53,8mila contribuenti a 54,8mila (circa 575mila euro).

Il partito fondato da Beppe Grillo fino a quest’anno non risulta iscritto nel registro e non ha ricevuto finanziamenti pubblici. Anche Possibile, il partito fondato da Pippo Civati, pur nell’esiguità dei numeri e sprovvisto di parlamentari, ha conquistato circa quattro mila contribuenti in più: da 13,6mila a 17,6mila (205mila euro).

I Verdi e Italia viva

Chi pensa che siano ambientalisti solo i più ricchi dovrà ricredersi, e lo dimostra il paragone con i finanziatori di Italia viva.

La Federazione nazionale dei verdi con il favore di 51.295 contribuenti ha conquistato circa 575mila euro. Italia viva invece si è fermata a 47mila preferenze ma ha raggiunto 807mila euro, oltre 230 mila in più con quattromila scelte in meno.

C’è da dire che da quando Italia viva è tornata al governo, i suoi finanziatori sono lievemente cresciuti, di circa duemila contribuenti, mentre la federazione dei Verdi risulta in lieve calo, da 53mila a 51mila.

Come ogni anno però vince il non partito. In totale al momento della dichiarazione dei redditi si sono espressi 1,3 milioni di contribuenti. Solo il 3,3 per cento della platea ha ritenuto di destinare il 2 per mille delle proprie imposte da versare alla politica.

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