Il ministro dell’Istruzione interviene in Aula sul ddl sul consenso informato, dopo giorni di assenze. Accusa l’opposizione di strumentalizzare il tema dei femminicidi e lascia i lavori tra proteste e richieste di scuse. Adesso il provvedimento rischia di slittare. Magi (+Europa): «Cattivo maestro». Bonafè (Pd): «Si è creata una frattura profonda tra Parlamento e governo». Grimaldi (Avs): «Valditara si scusi». Quartini (M5s): «Non ci sono le condizioni per proseguire l'esame»
Sarà per quella inclinazione naturale alla severità didattica. «Evviva l’umiliazione», aveva dichiarato il ministro Giuseppe Valditara alla sua prima uscita pubblica: «L’umiliazione è un fattore fondamentale nella crescita di fronte ai propri compagni». O forse sarà per rabbia, dopo le uscite di Gino Cecchettin che ha invocato l’educazione come «prima forma di giustizia», lasciando la maggioranza in Parlamento visibilmente in imbarazzo.
Assente per due giorni dal dibattito parlamentare, il ministro Valditara si presenta alla Camera due e ore mezza dopo l’inizio della discussione sul consenso informato e la prima cosa che fa è prendere parola, puntare fisicamente il dito contro l’opposizione e urlare «Vergognatevi».
Un intervento scomposto che incendia l’Aula: fomenta la maggioranza, scatena l’opposizione. Insulti, fischi. Gli alunni di un istituto di Castellammare di Stabia, assistono dalla tribuna. Valditara grida, dall’opposizione gridano più forte. La vice presidente Anna Ascani richiama all’ordine tutti: i banchi della maggioranza, dell'opposizione e anche il ministro. «Ministro la prego».
«È stato sfruttato un tema così delicato come quello dei femminicidi, sono indignato che abbiate detto che questa legge impedisca la lotta contro i femminicidi», urla il ministro agitando un foglio di appunti.
Una giornata così. Nervosa dopo ore di interventi a fiume dell’opposizione. Solo uno della maggioranza, quello di Salvatore Caiata di Fratelli d’Italia per rispondere alla pentastellata Chiara Appendino che denunciava la sessuofobia nel paese. «Anche noi facciamo sesso», è la battuta del meloniano.
Scontro durissimo
L’Aula è una polveriera. I deputati di opposizione cercano di rispondere nel merito. Elisabetta Piccolotti di Avs si rivolge al ministro mentre lui le dà le spalle e lascia i banchi di governo per raggiungere un capannello della maggioranza: «Sa, ministro, perché lei è così nervoso? Perché è corso qui in Aula dopo le nostre sollecitazioni e solo dopo le nostre sollecitazioni? Perché tutti gli insegnanti d'Italia sanno che le sue affermazioni non corrispondono al vero», dice Piccolotti: «Non si è mai degnato di discutere con noi sul consenso informato, è venuto in aula, ha insultato l’opposizione e non ha dato nessuna risposta alle nostre richieste. Ad esempio non ha risposto alla richiesta di rispettare le linee guida dell'Organizzazione mondiale della sanità. Né sul perché non si possano salvaguardare i progetti delle Asl. E glielo dico io perché: perché vuole aprire la porta delle nostre scuole ad associazioni che predicano la castità e che hanno un’ideologia antiscientifica e pericolosa».
Anche la dem Irene Manzi, inchioda il ministro citando il comma 4 del testo: «Sta vietando nelle scuole di fare quei progetti che si fanno da anni».
Ma Valditara non ascolta, circondato dagli esponenti della maggioranza, che gli consigliano di lasciare l’Aula. Lui, dice sottovoce, vibrante di rabbia che no, non si scusa. E infatti nel suo secondo intervento non lo fa. Riprende la parola: «Le mie affermazioni non avevano un carattere personale, erano però affermazioni politiche legate ad un'accusa precisa». Poi senza ascoltare le repliche lascia l’Aula: «Ho un appuntamento istituzionale in Puglia». Fischi, urla, ancora bagarre. «Aveva un aereo per una tappa di campagna elettorale», spiega una fonte parlamentare della Lega. Non giustificato, per l’opposizione.
Luana Zanella (Avs) affonda: «Si è comportato con una postura di origine patriarcale». «Quel vergognatevi deve essere ritirato», dice il dem Andrea Casu. Marco Grimaldi di Avs si rivolge alla vice presidente: «Le chiedo di richiamare il ministro. Deve chiedere scusa o questo luogo diventerà impossibile. O chiede scusa a tutti noi o questa discussione si alzerà di tono». Rincara Andrea Quartini del M5s: «Un disonore aver dovrebbe ritirare quello che ha detto. Se non lo fa, noi prenderemo decisioni diverse».
Seduta sospesa
Segue un lunghissimo elenco di deputati iscritti a parlare a titolo personale alla Camera. Non più sulla legge ma per stigmatizzare il comportamento di Valditara: «Un ministro non può insultare e andarsene senza scuse o i lavori non possono continuare», spiega il dem Peppe Provenzano. Così le opposizioni chiedono la convocazione di una capigruppo della Camera: «Quello che è successo è molto grave», dichiara dem Simona Bonafè.
«Il ministro che si è presentato qui dopo due giorni che stiamo discutendo questo ddl, ha fatto un comizio, ha offeso l'opposizione ed è andato via. Si è creata una frattura profonda tra Parlamento e governo che non ci permette di andare avanti a votare questo provvedimento».
Sulla stessa linea si sono espressi Marco Grimaldi, di Alleanza Verdi Sinistra, che ha chiesto anche la sospensione dell'esame del provvedimento «fino a quando Valditara non si sarà scusato», e Quartini di M5s. «Un cattivo maestro che manca di senso delle istituzioni», spiega il segretario di +Europa, Riccardo Magi. L’opposizione si arrocca nell’antico strumento dell’ostruzionismo parlamentare. Ed è nel tardo pomeriggio che il presidente Fontana, impegnato a Santa Maria maggiore per il pellegrinaggio giubilare, convoca la Capigruppo: i lavori proseguono giovedì 13 alle 9,30.
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