Parte alla Camera l’esame del ddl che ostacola i corsi di educazione sessuo-affettiva extracurricolari nelle scuole. Assente il ministro Valditara, mentre la Lega fa un primo passo indietro sul divieto totale nelle scuole medie dopo l’imbarazzo di Forza Italia. Perissa (FdI): «Non è compito di Arcigay educare i figli». E nega il legame tra prevenzione e femminicidio. Piccolotti (Avs): «Non è un provvedimento conservatore, ma oscurantista»
Con il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara assente e un’aula semivuota, parte la discussione generale sul “consenso informato” nelle scuole. Il ddl vuole mettere sotto chiave i programmi di prevenzione contro il bullismo omotransfobico e le campagne sul contrasto alla violenza di genere. I pochi deputati della maggioranza si presentano tragicamente ligi, curvi sotto l’ordine di scuderia: non rispondere alle provocazioni, non fare spettacolo.
Non trasformare l’Aula in uno show di teorie cospirazioniste su un ddl che non convince pienamente neanche l’intera maggioranza. Ma tra presunti porno attori e drag queen che entrerebbero in classe (secondo la Lega) e la negazione della prevenzione come antidoto alla violenza di genere (il pensiero è firmato Fratelli d’Italia), l’ordine viene eseguito a metà.
Sul finale l’unica notizia di giornata. Il relatore Rossano Sasso annuncia la soppressione dell’emendamento Latini (Lega) che avrebbe bloccato totalmente i corsi extracurricolari di educazione sessuo-affettiva nelle scuole medie: niente incontri, niente laboratori. Il divieto cade: le medie vengono in tal modo equiparate alle superiori, dove si richiede per tali attività il consenso dei genitori che dovranno conoscere temi e materiale didattico. «Fermo restando quanto previsto dalle indicazioni nazionali», resta il divieto per la scuola dell'infanzia ed elementare. Sul compromesso ci sarebbe l’ombra di Forza Italia che decide di non intervenire nella discussione generale. Azzurri in imbarazzo e dunque silenti per questa svolta «non conservatrice ma oscurantista» della maggioranza, come sottolinea la deputata di Avs, Elisabetta Piccolotti in un intervento incisivo.
Il dibattito in aula
Piccolotti più volte stimola l’ala più liberale della maggioranza. «Se vi mettesse nei panni di una ragazza di 14 anni che vuole sapere come evitare gravidanze indesiderate o malattie sessualmente trasmissibili, mentre il padre le vieta il consenso per avere queste informazioni, capireste quanto questi divieti siano pericolosi. Il provvedimento non è conservatore, è oscurantista. La scuola non deve diventare campo di battaglia delle paure degli adulti».
La deputata rosso-verde chiama in causa anche il ministro Schillaci, silente. «Il ministero di Schillaci promuove da anni progetti di educazione sessuale e affettiva in scuole di ogni ordine e grado, anche nelle regioni guidate dalla Lega come il Veneto. State vietando una cosa che la regione Veneto fa da anni seguendo le linee dell'Oms». E aggiunge: «Sappiamo che ci sono tanti ragazzi che purtroppo si sono tolti la vita perché venivano bullizzati, perché erano gay o lesbiche o transessuali. Quindi serve fare tutti dei passi in avanti per il bene dei nostri giovani».
Tra le file della maggioranza, si espongono in difesa Marco Perissa (Fdi) e Latini (Lega). Il meloniano Perissa afferma che il ddl «restituisce alla famiglia il suo ruolo», lamentando «un’arroganza educativa della sinistra. La titolarità genitoriale non appartiene al Presidente di Arcigay» e denuncia l’iniziativa del Comune di Roma che punta a formare gli insegnanti per una, fa una pausa, legge per non confondersi: «Decostruzione degli stereotipi di genere. I nostri figli non sono cavie di laboratorio su cui testare teorie prive di fondamento».
Una critica, chissà quanto inconsapevole, al protocolo d’intesa firmato dal ministero dell’Istruzione e del Merito e la Fondazione Giulia Cecchettin che prevede proprio attività di sensibilizzazione sugli stereotipi di genere. Perissa nega anche una correlazione tra violenza di genere e mancata educazione: «Si parla di personalità patologiche narcisistiche, non esiste nessuna relazione tra educazione e femminicidi».
A dar manforte Latini, la deputata leghista che prima di vedere il suo emendamento “corretto” dal suo stesso partito spiega: «Si è assistito a tentativi di indottrinamento con attivisti di sinistra che hanno confuso i nostri bambini e ragazzi. La scuola non deve essere di scontro politico».
«Attori porno e drag queen»
Il relatore Sasso sottolinea: «Non vietiamo l’educazione sessuale, è prevista dalle indicazioni nazionali. Da ex insegnante ed educatore» favorevole «all’educazione sessuale in classe. Evitiamo le distorsioni ideologiche: porno attori, drag queen che abbiamo visto nelle nostre classi». Il riferimento a una bufala diffusa dall’associazione Pro Vita & Famiglia, che aveva contestato un incontro previsto a marzo all’Iis Andrea Ponti di Gallarate. La scuola avrebbe dovuto invitare Edoardo Barbares, in arte Max Felicitas, attore di cinema per adulti ma anche attivista contro il bullismo, insieme a un avvocato esperto in diritto digitale e a un medico urologo, per parlare di bullismo, affettività e prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili.
L’evento fu annullato dal dirigente scolastico perché travisato dai media e dalle polemiche.
Duro il giudizio del centrosinistra. Ferrari (Pd) denuncia: «La responsabilità di questo provvedimento è in capo al ministro, oggi assente. Ostacola la formazione dei giovani, lasciandoli soli a imparare tutto dal web e dai social. Ogni anno 110 donne vengono uccise dai propri compagni o ex partner: la scuola deve formare, prevenire, proteggere».
Ascani (M5S) sottolinea l’impatto discriminatorio: «State rendendo l’educazione sessuale un privilegio per chi ha genitori illuminati, privando la società dello strumento principale per arginare la violenza». Morfino (M5S) attacca la logica della legge: «Volete trasformare la scuola pubblica in un campo di sorveglianza morale».
La discussione procederà martedì 11 con il voto delle pregiudiziali: tre di costituzionalità da M5s (Anna Laura Orrico e altri), Pd (Irene Manzi e altri) e +Europa (Riccardo Magi e altri). Avs ha invece presentato una questione pregiudiziale di merito (Elisabetta Piccolotti e altri). Per poi passare agli emendamenti già annunciati dall’opposizione.
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