Con l’avvicinarsi delle elezioni cresce anche la difficoltà dei partiti minori di raccogliere le 60mila firme necessarie alla presentazione della lista in meno di un mese: andranno infatti consegnate il 21 agosto. Tuttavia, né il Quirinale né palazzo Chigi hanno ancora dato seguito alla richiesta di una serie di partiti più piccoli, guidati dall’ex europarlamentare Marco Cappato, di permettere alle formazioni di raccogliere le firme anche attraverso Spid, com’era già successo per gli ultimi referendum sulla depenalizzazione della cannabis e sull’eutanasia. 

L’appello di Cappato era partito lunedì, giusto un paio di giorni dopo l’annuncio della data delle elezioni. Oggi, la legge elettorale che regola le elezioni per il prossimo parlamento favorisce i partiti che già vi sono presenti, prevedendo «meccanismi fortemente discriminatori per la presentazione delle liste» secondo l’associazione Luca Coscioni.

A decidere dovrebbe essere il governo. Con un decreto attuativo si potrebbe infatti sfruttare una delega mai attuata del Rosatellum: il testo prevede che si possa sperimentare una raccolta firme digitale. 

L’appello ha raccolto circa 500 adesioni da società civile e rappresentanti di altri partiti con lo stesso problema. Hanno firmato, tra gli altri Beatrice Brignone, segretaria di Possibile, Maurizio Acerbo, segretario di Rifondazione Comunista -Sinistra Europea, Gianluca Guerra e Eliana Canavesio, presidenti di Volt Italia, Mario Calì, presidente Socialisti Democratici, Alessandro Fusacchia segretario di Movimenta, Antonella Soldo, coordinatrice di Meglio Legale, Virgilio Dastoli, presidente del Movimento Europeo, Massimiliano Iervolino, segretario di Radicali Italiani, Riccardo Magi di +Europa.

Le mosse degli altri

Intanto, altri partiti stanno cercando altre vie per presentarsi alle elezioni. Italexit di Gianluigi Paragone, per esempio, ha proposto al Senato un emendamento, poi bocciato, con il quale si chiedeva di inserire tra i partiti aventi diritto a partecipare direttamente alle elezioni anche quelli regolarmente iscritti e che percepiscono il 2X1000. Il senatore William De Vecchis, che l’ha difeso, ha definito l’obbligo di raccogliere le firme ad agosto «un atto profondamente antidemocratico e lesivo dei diritti degli elettori», annunciando la volontà di rivolgersi al Quirinale. 

Anche il senatore Emanuele Dessì di Upc-Italia sovrana e popolare ha presentato una proposta per rendere la raccolta più facile. «Chiedo di sospendere immediatamente i lavori del Senato per dare la possibilità, ai gruppi che non hanno ricevuto l'esenzione, di raccogliere le firme necessarie e di ricominciare i lavori dell'aula il 22 di agosto, quando appunto sarà completato tutto il processo di raccolta con l'azione e presentazione delle liste, delle candidature e dei simboli». L’aula ha respinto la richiesta per alzata di mano.  

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