Il 14 gennaio sarà il compleanno di Emanuela Orlandi, la cittadina vaticana scomparsa misteriosamente il 22 giugno del 1983. In occasione dei quarant’anni da allora il parlamento aveva deciso di avviare una commissione d’inchiesta, che però, a quasi un anno di distanza dalla prima approvazione a Montecitorio ancora non si è formata. Proprio in queste ore, come appreso da Domani, finalmente Camera e Senato stanno cominciando a decidere i componenti, in tutto 40. Il fratello di Emanuela, Pietro, ha organizzato anche quest’anno una manifestazione per chiedere verità, e sollecita l’avvio dei lavori in parlamento, chiedendo la partecipazione di tutti: «Sarebbe un bel segnale per la politica – ha detto in un video messaggio – affinché accelerino i tempi di questa commissione. Il diritto alla giustizia è un diritto che non possono toglierci».

Le inchieste e il Vaticano

Nel 2023, anno del quarantesimo anniversario, sono partite due inchieste giudiziarie: una della procura di Roma e una, per la prima volta, tra le mura vaticane. Mentre l’Italia e il mondo si interrogavano sul destino di Emanuela, complice anche il successo della serie Netflix “Vatican girl”, il parlamento ha deciso di provare a fare la sua parte. La legge, che riguarda la scomparsa di Orlandi e di Mirella Gregori, è stata approvata alla Camera a febbraio tra gli applausi. Le polemiche sono nate in Senato dove i parlamentari hanno deciso di ascoltare sia il Vaticano sia la procura romana, e insieme a loro il giornalista oggi scomparso Andrea Purgatori, e Laura Sgrò, l’avvocata della famiglia che non smette di cercare la verità.

Il promotore di giustizia Vaticano, Alessando Diddi, ha risposto di no all’ipotesi di istituire l’organo, una posizione che ha fatto vacillare i senatori di destra. Alla fine, anche palazzo Madama ha deciso di non tirarsi indietro, e il testo è stato approvato senza modifiche rispetto a Montecitorio il 9 novembre. In questo caso si sono registrate delle astensioni, tra cui quella rumorosa del senatore ex Dc Pier Ferdinando Casini.

La legge, spiegano in parlamento, è stata promulgata dal presidente della Repubblica il 4 dicembre e pubblicata in Gazzetta ufficiale il 22 dicembre.

Il presidente Lorenzo Fontana ha inviato le lettere ai componenti dei gruppi il 29 dicembre, qualche giorno dopo ha fatto la stessa cosa a Palazzo Madama Ignazio La Russa. Al rientro dalla pausa per le festività, i gruppi hanno cominciato a discutere tra di loro su chi saranno i 40 membri, scelti dai gruppi. Nessuno si sbilancia su quali saranno i tempi: «Dipenderà dai partiti», spiegano dalle due presidenze. Tra i nomi certi quello di Carlo Calenda di Azione, tra i primi a credere nella necessità di una commissione di inchiesta: «Io sarò in commissione per il gruppo misto, lo abbiamo deciso due giorni fa. la disorganizzazione del Senato c’è, ma spero che la commissione venga convocata il prima possibile».  Ma aggiunge: «Non vedo in questo ritardo qualcosa di oscuro».

La storia

Ormai siamo quasi a quarant’anni più uno e le piste invece di diminuire continuano a crescere. Il 22 giugno del 1983 Emanuela Orlandi sarebbe dovuta tornare a casa una volta terminata la sua lezione di flauto. Da quel momento di lei si sono perse le tracce.

Il 3 luglio, papa Giovanni Paolo II espresse durante l’angelus la sua vicinanza ai familiari per la scomparsa della giovane, e ha chiesto senso di umanità in chi aveva «responsabilità» in questo caso. Lui il primo ad aprire alla possibilità del rapimento piuttosto che alla fuga o a un incidente.

Due giorni dopo, la sala Stampa Vaticana ricevette la telefonata di un uomo dall'accento anglosassone, ribattezzato dalla stampa l'Americano. Disse di avere in ostaggio la ragazza e che l'avrebbe liberata solo dopo che a Mehmet Alì Agca, l’uomo che sparò a Karol Wojtyla il 13 maggio 1981, fosse stata concessa la libertà. Agca sarebbe dovuto uscire dal carcere entro il 20 luglio.

Intanto si sono aggiunte altre piste. Una legherebbe il rapimento a un presunto rapporto tra Banda della Magliana e Vaticano per questioni economiche irrisolte, tra la crisi dello Ior, lo scandalo del Banco Ambrosiano e l’omicidio del banchiere Roberto Calvi. Nel frattempo si è fatta spazio l’ipotesi di episodi di pedofilia ai livelli più alti del clero. Secondo alcuni documenti rinvenuti da Emiliano Fittipaldi (oggi direttore di questo giornale), Emanuela Orlandi sarebbe stata portata a Londra a spese del Vaticano. Nessuna ricostruzione finora è risultata decisiva.

Il promotore Diddi ha detto pochi giorni fa: «Stiamo continuando a lavorare, e a differenza dell'Italia noi non abbiamo limiti di tempo, il sistema è più garantista per la persona offesa: per cui finché il caso non è chiuso continueremo a lavorarci».

Parole che la famiglia teme tengano ancora lontana la verità. Sabato 13 gennaio, come ogni anno, Pietro Orlandi, fratello di Emanuela ha organizzato a Roma una manifestazione affinché non si spenga la memoria della sorella. In un video ha chiesto la partecipazione di tutti per spingere ad agire, fuori e dentro il parlamento.

Il Movimento 5 stelle del Campidoglio ha deciso che parteciperà con il capogruppo alla Camera Francesco Silvestri: «Per ricordare che mesi fa è stata approvata in parlamento, su proposta del M5S (ma non solo, ndr), l’istituzione di una Commissione speciale di inchiesta sulla scomparsa di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori. Commissione che però a oggi attende ancora l'avvio dei lavori». L’avvocata Sgrò spera che non ci siano solo loro: «Auspico che sfilino accanto a noi tutte le forze politiche – dice a Domani -, perché la verità non ha né bandiere né colori politici. La verità su Emanuela la vuole, la pretende tutto il popolo italiano. E la politica deve essere a servizio di tutti i cittadini».

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