Dopo il discorso sul ddl Zan pronunciato da Fedez durante il concerto del 1° maggio e la polemica riguardo a una eventuale censura della Rai, vari politici hanno espresso la loro opinione sull’accaduto.

Ci ha pensato anche il presidente della Camera dei deputati, Roberto Fico, tramite un’intervista rilasciata al quotidiano La Repubblica. «La cultura della lottizzazione deve essere superata sia dentro la Rai che fuori. Nelle stanze dei partiti come in quelle dei tg. Altrimenti, le dichiarazioni di queste ore sono inutili» dice Fico. «Purtroppo le nomine dei direttori dei telegiornali o dei direttori di rete vengono ratificate dal consiglio di amministrazione della Rai, ma sono fatte fondamentalmente in altri luoghi. Derivano da accordi tra i partiti di maggioranza che in quel momento storico sono al governo. E questa cosa non è in alcun modo cambiata fino a oggi» aggiunge.

Questa logica della lottizzazione non ha escluso nessun partito, neanche il Movimento cinque stelle come confessa lo stesso Fico che ora chiede di cambiare la legge: «Facciamolo adesso, nei giorni in cui ci sono le nomine del prossimo cda sulla base di una legge che io ritengo sbagliata, ma che il Parlamento in questi anni non è stato in grado di modificare».

Lo stesso presidente della Camera dei deputati è fondatore di una proposta di legge sulla governance Rai già presentata in passato ma che non è riuscita a ottenere la maggioranza. La norma per arrivare alla scelta dei vertici della Rai proposta da Fico prevedeva un avviso pubblico di gara dell’Agcom, al selezione di nuovi criteri a garanzia di indipendenza e imparzialità, e una riforma del sistema delle nomine con dei requisiti positivi e negativi per chi può candidarsi nel cda. Infine c’è il sorteggio, con un successivo accordo parlamentare. Un riforma che Fico ritiene importante perché in Rai manca «la cultura dell’indipendenza».

Sulla presa di posizione dei politici al discorso di Fedez, l’esponente del Movimento cinque stelle afferma che è importante scegliere da chi parte stare, ma «allo stesso tempo però tutta la politica, da destra a sinistra, deve avere l’onesta intellettuale di fare autocritica» dice. «I direttori dei tg e i direttori delle reti fanno parte di una storica spartizione di potere. È questo che dobbiamo risolvere. Se ci sono episodi di censura è chiaro che vanno condannati fino in fondo. Ma serve, proprio da parte della politica, un comportamento etico e indipendente che non miri di volta in volta a spingere la Rai a fare una cosa piuttosto che un’altra. Se si permette che gli avanzamenti di carriera siano fatti in base alla vicinanza a un partito, è chiaro che ognuno prima o poi tenterà di fare così. Bisogna essere franchi e sinceri: o depoliticizziamo davvero la Rai, oppure diciamo che ci va bene la lottizzazione e che chi vince ha diritto di mettere alla guida i suoi uomini di riferimento».

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