In un’intervista a La Stampa, il presidente della Camera, Roberto Fico, ha invitato lo stato italiano a riflettere sulla decisione dei genitori di Giulio Regeni, il ricercatore italiano rapito al Cairo il 25 gennaio del 2016 e trovato morto il 3 febbraio dello stesso anno, di denunciare il governo italiano per avere «violato della legge che vieta l'esportazione di armi verso paesi i cui governi sono responsabili di gravi violazioni dei diritti umani». Secondo Fico, l’esposto dei genitori di Regeni pone «un’enorme riflessione per l’Italia». I genitori del ricercatore avevano denunciato il governo dopo la notizia della vendita di alcune navi al regime egiziano accusato di essere il responsabile della morte del giovane.  

I Verdi e Possibile con i Regeni

Sulla denuncia presentata dai genitori di Regeni sono intervenuti anche i Verdi e Possibile che si sono schierati con la coppia. In una nota, il coordinatore nazionale dei Verdi Angelo Bonelli e Luana Zanella, dell'esecutivo dell’esecutivo del partito ambientalista, si sono uniti ai genitori di Regeni nella loro battaglia dicendo di volere presentare un proprio esposto in procura. La segreteria di Possibile, Beatrice Brignone, ha detto che «la denuncia al governo per la vendita di armi all'Egitto, e ai Paesi che continuano a violare i diritti umani, è un atto giusto, necessario» accusando le autorità egiziane di avere «infangato» la memoria di Regeni.

Il muro di gomma egiziano

Il 30 dicembre, il procuratore capo egiziano si è rifiutato di avviare un processo sul caso Regeni e di collaborare con la procura di Roma che ha accusato quattro agenti segreti egiziani di avere torturato e ucciso il ricercatore perché ritenuto «un pericolo per il regime». Le azioni del magistrato egiziano avevano suscitato dure repliche da parte del mondo politico italiano. La Farnesina aveva definito «inaccettabili» le frasi del procuratore e il Partito democratico si era schierato sulla stessa linea. A metà dicembre il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione che chiede alle autorità egiziane di collaborare con l’Italia sul caso Regeni di liberare l’attivista, Patrick Zaki.

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