Via il canone, nazionalizzazioni, parità di genere «reale» e riforma delle pensioni. Secondo i commentatori, la prima ministra francese, Elisabeth Borne, strizza l’occhio alla sinistra su vari fronti, tranne che sulle pensioni. Ma Jean-Luc Mélenchon, il leader de la Nouvelle Union populaire écologique et sociale (Nupe), ha già presentato una mozione di sfiducia. Borne, appena confermata presidente del consiglio da Emmanuel Macron dopo le elezioni che li hanno visti perdere la maggioranza, si è presentata davanti all’Assemblea nazionale e ha pronunciato il suo discorso di politica generale senza chiedere il voto di fiducia dei deputati. Partendo dall’ecologia, Borne ha promesso che la Francia «sarà il primo paese europeo a uscire dalle energie fossili». Una delle misure annunciate per raggiungere l’obiettivo è la nazionalizzazione completa dell’Edf, la maggiore azienda produttrice e distributrice di energia in Francia.

Tuttavia ha confermato che la Francia vuole farlo attraverso il nucleare proprio nel giorno in cui il parlamento europeo ha deciso di includerlo tra le fonti pulite, senza badare alle proteste degli ambientalisti. Il gruppo, che in Italia controlla Edison, è già fortemente indebitato, sta affrontando pesanti oneri finanziari e viene anche invitato dal governo a lanciare un nuovo programma per i reattori. «La transizione energetica passa per il nucleare», ha sottolineato Borne, riprendendo una posizione già espressa dal presidente Emmanuel Macron.

Il potere d’acquisto

La prima ministra ha poi parlato del potere d’acquisto, definito «la prima sfida a cui rispondere» e sostenendo che le vie per rivalorizzarlo sono «la piena occupazione e la transizione ecologica». Ha però confermato anche una misura immediata, ovvero la soppressione del canone televisivo a partire da questa estate. Sempre a questo proposito, l’inquilina di Matignon è tornata a parlare della riforma delle pensioni voluta dalla maggioranza presidenziale, ribadendo che «il modello sociale francese è un paradosso, perché è uno dei più generosi e uno di quelli in cui si lavora meno» e che quindi «è necessario lavorare di più per la prosperità del paese».

Borne ha detto che i occuperà di parità di genere, della necessità di «costruire l’eguaglianza reale» a scuola, di lavorare a un aumento degli stipendi degli insegnanti e una estensione del “pass cultura”. La premier ha detto inoltre che, già da domani, il governo prenderà misure molto attese e popolari come quella sul potere d’acquisto, che sono molto richieste dalla leader di estrema destra Marine Le Pen.

E poi l’eliminazione del canone tv, «che consentirà un risparmio di 138 euro a oltre 20 milioni di famiglie», ha osservato Borne. Interrotta più volte dalle opposizioni, l’inquilina di Matignon ha sottolineato l’importanza di raggiungere il pieno impiego e di «migliorare le condizioni di lavoro».

Ma, «progressivamente, bisognerà lavorare un po’ più a lungo», ha avvertito confermando l’intenzione di varare una riforma delle pensioni. La prima ministra ha anche annunciato un rafforzamento delle forze dell’ordine «raddoppiando» la loro presenza sul territorio nazionale «entro il 2030».

L’opposizione

Il suo intervento non ha però convinto né la Nupes né il Rassemblement National di Le Pen. Il governo è «fuori controllo», ha affermato quest’ultima, «e il presidente Macron continua come se non fosse accaduto nulla» dopo le elezioni legislative che lo hanno visto finire in minoranza. Per Le Pen, aver mantenuto Borne premier è stata una «provocazione politica».

Stessi toni da parte di Mélenchon: «Governare senza una maggioranza parlamentare non è una pratica democratica. Il disordine lo rappresenta Borne, l’instabilità è lei». La Nupes ha depositato una mozione di sfiducia al governo prima ancora che Borne intervenisse. Dovrà essere votata entro 48 ore.

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