In pubblico l’argomento è diventato off-limits. Passata l’ondata emotiva del giorno, la cascata di solidarietà verso Giorgia Meloni, l’affaire-Giambruno non deve essere menzionato. «Sto bene, sto lavorando come sempre. Non voglio parlare di questo e non c’è una parte politica», ha detto la premier, dribblando l’argomento e mettendo un punto. Ma la ricaduta politica c’è, eccome. Soprattutto nei rapporti con Forza Italia: la presidente del Consiglio è infuriata con Antonio Tajani e ancora di più con la famiglia Berlusconi, nella persona di Pier Silvio; è convinta che l’operazione-fuorionda sia stato un complotto. E se pure non ci fosse stato dolo - tesi a cui stenta a credere – contesterebbe l’incapacità di fermare l’assalto di Striscia la notizia. Le giustificazioni le suonano come un’ammissione di responsabilità. E la tempistica accresce i suoi sospetti: la diffusione dei filmati di Giambruno si è intensificata a pochi giorni dalla manifestazione “Italia vincente”, che celebra un anno di governo Meloni.

L’appuntamento fu rinviato a fine settembre per il lutto nazionale proclamato dopo la morte di Giorgio Napolitano. Il recupero cade proprio ora. Il clima particolare, meno festante. Per ora, comunque, la premier non è intenzionata a fare un fallo di reazione. Ma l’ira non è affatto smaltita e nulla sarà più come prima. Il vicepremier e segretario di Fi, Antonio Tajani, attende che passi la buriana, consapevole che bisogna attrezzarsi di fronte alla furia di Meloni.

Calcoli di palazzo

A Palazzo Chigi, però, si fanno altri conti. Il regista della gestione del caso è il sempre presente Giovanbattista Fazzolari, potentissimo sottosegretario. Ogni mossa della premier passa per un consulto con il fidato consigliere, convinto che Meloni abbia guadagnato almeno due-tre punti di gradimento. Numeri che al momento somigliano più a una tentata profezia auto-avverante che a una certezza. I veri sondaggi sul post-Giambruno arriveranno tra qualche giorno. L’obiettivo dell’inner circle resta quello di proseguire sull’onda della spinta delle ultime ore. Si punta a valorizzare l’effetto della leadership della donna forte anche di fronte alle prossime sfide. Su tutte una legge di Bilancio con risorse magre e gli occhi dei mercati addosso.

Un modo utile per allontanare i problemi e personalizzare ancora di più l’azione del governo. La decisione della premier deve essere usata, al momento giusto, magari alla prossima polemica sul femminismo e sul ruolo delle donne. Le truppe del partito sono state avvisate, devono usare con delicatezza la vicenda, ma valorizzandola quando sarà opportuno.

Paese reale

Le opposizioni cercano di capire come orientarsi dinanzi alla straripante mediaticità della separazione tra Meloni e Giambruno. “Basta concentrarsi sulle questioni personali, è il momento di incalzarla sull’azione di governo”, è il senso del ragionamento che rimbalza dal Pd al M5s. Il timore è che il confronto resti incagliato sulla vita privata che occupa lo spazio pubblico. Facendo perdere di vista i problemi più importanti per il Paese. Si spiega così la linea del silenzio della segretaria del Pd, Elly Schlein, che non ha voluto fare da grancassa a una vicenda che ha già avuto un’eco mediatica dirompente. La sfida si deve giocare sui destini del Paese reale e non dei sentimenti.

Fatto sta che Fratelli d’Italia si prepara al grande evento del teatro Brancaccio di Roma, sede dell’incontro nazionale per celebrare l’anno di governo, in un clima surreale. Il nome di Giambruno riecheggerà più dei contenuti sulla manovra e più dell’impegno diplomatico in Medio Oriente. Mettendo in disparte tutto il battage propagandistico sugli obiettivi - o presunti tali - conseguiti dall’esecutivo. E, a conti fatti, come suggerisce qualche parlamentare di maggioranza, «non è detto che sia davvero un male». Almeno mette un po’ di polvere sotto al tappeto.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

© Riproduzione riservata