Un tentativo, finito male, di forzare a tutti costi su una nomina. Andando a sbattere prima contro le istituzioni locali e poi contro il parlamento. Il ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin, ha dovuto fare così marcia indietro sull’assegnazione dell’incarico di presidente del parco nazionale del Vesuvio, assegnato ad Anna Aurelio, di area Forza Italia, il partito di riferimento.

L’indicazione è saltata perché la «designata presidente ha comunicato l’indisponibilità ad accettare l’incarico», spiegano dagli uffici ministeriali. Ma le motivazioni non sono solo personali, anzi. Tanto che in molti alla Camera parlano dell’ennesima “pichettata”, riferendosi al nuovo scivolone del ministro.

La vicenda è iniziata all’inizio del 2023, con il decreto del Mase, datato 25 gennaio, in cui veniva indicato come commissario straordinario dell’ente parco del Vesuvio, Raffaele De Luca, sindaco del Comune di Trecase e dirigente locale di spicco di Fi. L’operazione non aveva però ricevuto il via libera della Regione Campania.

A quel punto Vincenzo De Luca, presidente dell’amministrazione regionale, ha presentato ricorso al Tar, ottenendo la sospensione della nomina: la legge prevede che la procedura avvenga con il placet delle istituzioni territoriali. I magistrati amministrativi hanno rilevato, tra le varie cose, che «il protrarsi della gestione commissariale straordinaria è idonea a determinare un concreto pregiudizio alla normale attività dell’Ente ed incidere negativamente sull’interesse di cui la regione è titolare».

Braccio di ferro campano

Insomma, alla fine l’incarico al commissario è stato stoppato, avviando il percorso ordinario, quello dell’assegnazione della presidenza. Così è stata calata sul tavolo una terna di nomi, tra cui appunto Anna Aurelio, che sembrava inserita nell’elenco giusto di Pichetto Fratin per riempimento, insieme a Raffaele De Luca, riproposto così come guida e non come semplice commissario, e Mario Angelino, avvocato penalista. Il presidente della regione Campania ha colto la palla al balzo e ha scelto Aurelio, la candidata meno forte tra i tre.

Una mossa che ha spaccato il centrodestra con il malumore che è esploso quando sono state investite del caso le commissioni Ambiente di Camera e Senato. Il parere parlamentare è necessario per garantire l’insediamento della presidente al vertice dell’ente.

A Montecitorio è stato disposto un semplice rinvio per approfondire la questione dopo le festività pasquali, mentre a Palazzo Madama Michele Fina, del Partito democratico, ha chiesto la sospensione della procedura, ravvisando una potenziale mancanza dei requisiti della designata. Aurelio ha preso atto della situazione e ha fatto un passo indietro con una comunicazione formale, assumendosi le responsabilità che facevano capo al ministro Pichetto Fratin.

«Questa storia insegna che è fondamentale mantenere un buon rapporto con le istituzionali locali, senza cedere a una logica di semplice spoil system», dice il deputato del Pd, Marco Simiani, che in commissione Ambiente ha seguito il dossier. Da qui l’appello a un confronto sul tema: «Bisogna fare un ragionamento politico serio. C’è una grande domanda per questo tipo di turismo, tutti i parchi d’Italia hanno più o meno lo stesso numero di visite della città di Venezia,». Insomma, osserva Simiani, «se viene gestito bene, un parco rappresenta una ricchezza, non solo per la tutela della biodiversità, ma anche dal punto di vista dell’economia».

Dai parchi all’Ue

Peraltro c’è un altro caso che scotta politicamente tra le mani del ministro Pichetto Fratin: la presidenza del parco nazionale Cilento, Vallo di Diano e Alburni, affidato a Giuseppe Coccorullo, esponente locale di Fratelli d’Italia e legato a Edmondo Cirielli, uomo forte del partito di Giorgia Meloni nella provincia di Salerno.

La mossa ha subito provocato tensione nell’intero centrodestra e Giovanni Fortunato, sindaco della piccola località Santa Marina, ha lasciato Fdi.
E non è certo la prima volta che il ministro dell’Ambiente alimenta malumori. Su palcoscenici più visibili, come quello europeo, ha collezionato magri risultati, a cominciare dalla battaglia di retroguardia intrapresa contro lo stop alle immatricolazioni di veicolo con motori endotermici dal 2035 e della direttiva sulle case green, in cui Pichetto Fratin ha sollevato perplessità nello stesso governo.

Il tutto, mentre in Italia non c’è traccia di una battaglia per la riconversione ecologica. E addirittura sull’emergenza siccità risulta non pervenuto, scavalcato dai colleghi di governo, Matteo Salvini e Francesco Lollobrigida, titolari delle Infrastrutture e dell’Agricoltura.

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