«Non ho commesso alcun reato. Ora penso ad arrivare all'interrogatorio preparato per dimostrare la correttezza del mio operato». Sono le dichiarazioni che il governatore della Liguria Giovanni Toti ha affidato al suo avvocato Stefano Savi. 

Da quando è finito agli arresti domiciliari, lo scorso 7 maggio, per l’inchiesta della procura di Genova che lo vede indagato per corruzione, Toti non ha rilasciato dichiarazioni pubbliche. Al momento si è avvalso della facoltà di non rispondere al primo interrogatorio davanti ai pm, ma secondo l’avvocato sta mettendo a punto la linea difensiva in vista di un altro confronto con gli inquirenti previsto tra un paio di settimane. 

«Sta reagendo positivamente. Studia le carte e lavora», ha detto il suo legale. Una linea attendista in attesa di capire se si dimetterà dalla sua carica. Lo stesso approccio è stato utilizzato dalla premier Giorgia Meloni che ha detto: «Toti ha detto che avrebbe letto le carte e avrebbe dato le risposte. Aspettare quelle risposte e valutare penso sia il minimo indispensabile per un uomo che ha governato molto bene quella Regione».

Mentre le opposizioni continuano a chiedere un passo indietro di Giovanni Toti, il centrodestra rimanda la scelta a dopo il suo interrogatorio. Non prima del 27 maggio, come ha fatto sapere il legale. Poi il governatore ligure scioglierà la riserva sulle sue dimissioni, che giorno dopo giorno sembrano sempre più probabili. Anche perché la vicenda si è arricchita negli ultimi giorni di nuovi filoni, dal business dei rifiuti alla sanità.

L’ultimo leader del centrodestra a esprimersi sulla vicenda giudiziaria è stato il ministro degli Esteri e segretario di Forza Italia, Antonio Tajani. «Aspettiamo di vedere cosa accadrà, è una scelta sua. Ma prima bisogna vedere cosa dice il Tribunale del Riesame e cosa dirà lui durante l'interrogatorio, intanto la Regione continua a lavorare», ha detto Tajani. «Certamente se dovesse rimanere in condizione di detenzione sarà difficile poter continuare a governare però vediamo. Ricordiamo sempre che è la magistratura che deve dimostrare la colpevolezza di una persona».

Per il presidente del Movimento Cinque Stelle, Giuseppe Conte, non è possibile che Toti continui a fare il governatore della Liguria dai domiciliari. «Con tutto il rispetto delle sue ragioni, dei suoi diritti che potrà far valere in sede processuale, quello che a questo punto sta emergendo è un sistema, un modo di far politica in cui addirittura si rischia di non rendersi conto di quello che è il confine del lecito e dell'illecito. Ci si abitua a negoziare con gli imprenditori quelli che sono interessi pubblici, interessi pubblici che vengono mischiati, contaminati con quelli privati. Si crea un sistema: più che singoli episodi è il sistema che preoccupa della vicenda ligure».

L’inchiesta

Il 7 maggio scorso sono finiti agli arresti domiciliari anche il suo capo di gabinetto Matteo Cozzani e l'imprenditore della logistica Aldo Spinelli. In carcere l'ex presidente dell'autorità portuale e amministratore delegato di Iren Paolo Signorini, ora sospeso.

Per il governatore ligure l’accusa principale è quella di corruzione. L’inchiesta si è concentrata inizialmente sull’intreccio tra finanziamenti elettorali e concessioni portuali, ma si sta espandendo anche ad altri settori.

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