«Sono le 20 e il piano non è ancora sulla mia scrivania. Ma di che intesa parliamo. Così direi che proprio non ci siamo». Così la ministra dell'Agricoltura Teresa Bellanova in un'intervista al Foglio in cui ribadisce che «latita il metodo e il merito».

Secondo Bellanova, «la crisi finisce dandosi un nuovo affidamento se ci sono le condizioni» mentre è «discontinuità la parola chiave» perché «il Recovery è uno dei punti dirimenti ma non l'unico» e «ci sono troppi nodi irrisolti» tra cui il Mes che per Italia viva «è semplicemente imprescindibile». Per la ministra «Conte non può fare e disfare a suo comodo»: ciò che le preme è «sapere se il perimetro di questa maggioranza ha ancora senso e quale: non ne posso più della pigrizia con cui si sono affrontati troppi temi rilevantissimi».

Anche il senatore Pier Ferdinando Casini, in un'intervista a Il Messaggero, interviene sulla crisi di governo: «Fino a che non ci sarà la crisi aperta ufficialmente tutti continueranno a giocare e non si arriverà mai a una definizione dei problemi. Si è perso troppo tempo in giochi di palazzo poco consoni ai bisogni del paese. L'esito era largamente prevedibile perché in un clima di sfiducia reciproca, fino a che non c'è una crisi formale, i protagonisti non vengono allo scoperto e il chiarimento, invece di avvicinarsi, si allontana».

«Mi auguro che questo indugiare», aggiunge Casini, «soprattutto del presidente del Consiglio, sia servito almeno a maturare contenuti interessanti sul Next Generation Eu. Per il resto è stata una gestione assolutamente sbagliata. Si è fatto di tutto per indugiare e sperare che la provvidenza potesse risolvere i problemi. Io confido nella provvidenza, ma credo che ora abbia ben altri problemi che il governo italiano. Stasera in consiglio dei ministri, senza un chiarimento, inevitabilmente ci saranno le dimissioni o le dissociazioni, non so la formula, delle ministre di Iv. I ministri di Iv staranno in consiglio dei ministri per senso di responsabilità e poi, approvato il Recovery, prenderanno le distanze dal governo. A quel punto il presidente del Consiglio può dimettersi o andare alle Camere e fare un dibattito parlamentare. Se poi non prende la fiducia è chiaro che si chiude la strada per un reincarico e un Conte-ter». E a questo proposito Casini sottolinea: «In un Conte-ter bisogna coinvolgere i principali protagonisti della politica. Quando il gioco si fa duro 'fuori i secondi', si dice. Quindi i principali esponenti politici devono essere coinvolti».

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