C’è la massima attenzione della politica nazionale sul primo turno delle elezioni comunali di Catania che si terrà domani e lunedì. La più grande città capoluogo chiamata al voto, ai piedi di un Etna che è tornato a sbuffare cenere a volontà, vedrà sfidarsi per il rinnovo dell’amministrazione due fronti contrapposti che in Italia non si vedevano così uniti da diverso tempo. La disputa è importante per diverse ragioni, non ultima quella che vede andare alle urne proprio la quinta città metropolitana dell’intera penisola, con sette aspiranti sindaco, 19 liste e oltre 3mila candidati, se si considerano anche le liste per le municipalità.

A contendersi la poltrona di una delle città più importanti del sud, sede di colossi dell’high-tech e della farmaceutica come St e Pfizer o di pannelli solari come Enel green power, dove c’è la più alta concentrazione in Europa di centri commerciali dopo Oslo, sono: il penalista Enrico Trantino, che corre per il centrodestra, rampollo di una delle famiglie più in vista dell’urbe, figlio del capostipite Enzo, principe del foro siciliano e più volte sottosegretario della Prima repubblica; il professor Maurizio Caserta, docente di Economia politica, per il centrosinistra che si ritrova unito, e altri cinque candidati che si contendono le modeste percentuali non ancora rastrellate dai due sfidanti più forti.

Si tratta di Giovanni Lipera, avvocato penalista e difensore di Antonino Speziale, l’ultrà catanese accusato di aver contribuito all’uccisione dell’ispettore di polizia Filippo Raciti durante il derby Catania-Palermo del 2007; l’ex consigliere Lanfranco Zappalà, per molte consiliature vicino all’ex sindaco ed ex ministro Enzo Bianco che oggi sostiene Caserta con una sua lista e la figlia in prima fila (è incandidabile dopo una sentenza della Corte dei conti per il dissesto finanziario che lo vede ancora imputato nel procedimento penale); Giuseppe Giuffrida, sostenuto dall’ex magistrato Antonio Ingroia e dall’ex presidente della commissione Antimafia, Nicola Morra; infine il candidato di Cateno De Luca, l’avvocato Gabriele Savoca, e il socialdemocratico Vincenzo Drago.

Sullo sfondo e dietro le quinte si aggirano e manovrano altri big siciliani: il presidente del Senato Ignazio La Russa nel feudo di Paternò (grosso paese della cintura metropolitana etnea), i ministri catanesi Adolfo Urso e Nello Musumeci, e anche esponenti della Sicilia dei “gattopardi”, da Totò Cuffaro sino all’ex governatore Raffaele Lombardo, fresco di assoluzione definitiva per concorso esterno per associazione mafiosa. Tutti sono schierati con Trantino.

Scontro di piazze

La sfida è importante a tal punto che negli ultimi due giorni sono stati a Catania tutti i big della politica nazionale. Giovedì è sceso in campo il centrosinistra, costringendo però il candidato Caserta a diventare “uno e trino”, visto e considerato che la coalizione ha tenuto tre comizi che si sono svolti a distanza di qualche ora l’uno dall’altro.

Nicola Fratoianni, dell’alleanza Verdi-sinistra ha parlato alle 19 in centro storico, quasi in contemporanea col comizio del deputato del Pd, Alessandro Zan, che è intervenuto alle 19:30 in un hotel. Mentre alle 20:30 il leader dei Cinque stelle, Giuseppe Conte, è salito sul palco di piazza Dante.

Ieri pomeriggio, invece, un centrodestra granitico ha chiuso la campagna di Trantino col gotha della politica nazionale sul palco, dalla leader Giorgia Meloni ai due vicepremier, Matteo Salvini e Antonio Tajani. Una presenza che si è verificata poche altre volte negli ultimi anni per una elezione comunale.

Dalla Sicilia a Roma

Queste elezioni sono importanti per i due schieramenti non soltanto perché Catania è una grande città, ma perché l’esito sarà un segnale in chiave nazionale. Qui il Terzo polo, nella figura di Carlo Calenda, è alleato del centrodestra sostiene Trantino. Ma importante sarà anche il risultato del terzo polo siciliano, quello di De Luca.

C’è poi un’altra spiegazione. Questo weekend si terranno anche i ballottaggi nelle città della penisola che 15 giorni fa sono andate al voto e nelle proiezioni si prevede una vittoria del centrosinistra. Se quindi il centrodestra vincesse a Catania al primo turno, potrebbe riequilibrare la situazione.

Infine non va sottovalutato che è stata Meloni, d’imperio, ha scegliere la candidatura di Trantino. La presidente del Consiglio ha quindi di giocare direttamente la partita siciliana, mentre dall’altra Elly Schlein – che è stata in Sicilia di recente – ha puntato molto sul professor Caserta al punto da dichiarare che la partita a Catania «è più aperta che mai».

L’onere di ristabilire le sorti della ex “Milano del sud”, che ancora fatica a riprendersi da un dissesto finanziario da oltre un miliardo, è nelle mani dei due sfidanti più forti. Il prossimo sindaco, una volta insediato, dovrà affrontare sfide enormi, cominciando dagli interventi per rilanciare il tessuto economico caratterizzato da enormi ed evidenti disparità tra classi agiate, che vivono in prevalenza nella ricca area nord verso l’Etna (ci sono paesi che vantano uno dei Pil più alti dell’intero meridione), ed enormi agglomerati dell’area sud dove i giovani non hanno alcuna prospettiva futura e con migliaia di famiglie sulla soglia della povertà.

Una città dove la metà dei cittadini non paga neanche la tassa dei rifiuti e che ha anche la più alta percentuale di evasione dell’obbligo scolastico di tutta Italia oltre a una microcriminalità dilagante, incrementata da “fiumi” di immigrati senza volto che vagano alla ricerca di pochi spiccioli.

È proprio in questi contesti di ricchezza e povertà che si insinua la mafia. Il procuratore capo, Carmelo Zuccaro, in un incontro con centinaia di studenti, li ha esortati a utilizzare con piena libertà il diritto al voto, allontanadosi dalla piaga del voto di scambio politico-mafioso.

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