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I saggi costituenti del Pd si buttano a sinistra, i riformisti si allarmano

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Nella prima seduta del comitato costituente che dovrà scrivere il manifesto del nuovo Pd piovono critiche al documento veltroniano del 2007, «blairiano» e «impregnato di neoliberismo». Ma un eventuale documento gauchiste non s'accorda bene con il riformismo post renziano di Bonaccini né con il "capitalismo ben temperato" di Prodi. Che fare?

  • Nella prima seduta del comitato costituente che dovrà scrivere il manifesto del nuovo Pd piovono critiche al documento veltroniano del 2007, «blairiano», «impregnato di neoliberismo».
  • Nadia Urbinati però pone la questione: «Non ho capito in quale modo può essere vincolante la nostra elaborazione, visto che lavoriamo prima dell’elezione del nuovo segretario. Meglio chiarirci subito».
  • Riformisti in allerta: «Se si pensa di cogliere l’occasione per stravolgere l’impostazione che ha dato vita al Pd si parte col piede sbagliato, e invece di rilanciarlo si corre il rischio di indebolirlo».

Raccontano alcuni presenti di essere rimasti «impressionati» dalla tesi di fondo della riunione di ieri, la prima del comitato costituente che deve riscrivere il manifesto del Pd.  La tesi di fondo è, tagliandola grossa, che la nuova costituzione del nuovo partito dovrà essere «una cosa molto diversa da quella del 2007», secondo uno degli 87 saggi chiamati da Enrico Letta, l’economista Emanuele Felice (area Orlando), ovvero: «Quello era un manifesto di un partito a vocazione centrista, blairi

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