Una mano incollata a un quadro, sdraiarsi in mezzo al traffico, una notte in tenda accampati nei giardini dell’università, sono alcune delle forme di lotta scelte dai più popolari movimenti di protesta giovanile degli ultimi tempi. Diversi negli obiettivi e nella natura, ma accomunati in una idea performativa dell’azione politica e nel ritorno al corpo come strumento di lotta e contestazione.

Nel tempo della politica virtuale in cui si tende a misurare la popolarità di un partito dal numero di like e condivisioni ottenute, sembrava non esserci più spazio per le forme tradizionali della protesta incentrate sulla mobilitazione, la partecipazione reale, l’azione diretta. Man mano che i congressi, la piazza, la militanza, le manifestazioni sono venuti meno per una serie di ragioni connesse alle trasformazioni sociali, la secolarizzazione, la fine delle ideologie, i nuovi mezzi di comunicazione sono subentrati con una funzione di sostituzione e supplenza.

Seguendo un inesorabile processo evolutivo, i cortei nei quali si misurava la forza di partiti e movimenti venivano sostituiti dalle petizioni online, il comizio dai video-social, le lunghe e fumose assemblee azzerate dai più comodi forum. Anche gangli fondamentali della vita politica e democratica quali i congressi e i momenti deliberativi di partito sono stati rimpiazzati dalle piattaforme di partecipazione online.

Nel corso di pochi anni si è cosi assistito a un processo di progressiva virtualizzazione e smaterializzazione. Da questo scenario, per il quale è anche stata coniata l’espressione slackactivism (attivismo pigro ndr) per definire un livello di partecipazione minimale, limitato all’agire sui social network, si sono distinte, imponendosi all’attenzione del dibattito pubblico e politico, le azioni di Ultima Generazione e la protesta delle tende degli studenti universitari di varie città italiane contro il caro affitti. Due movimenti differenti fra loro. Più radicale il primo: fuori delle tradizionali appartenenze politiche, incentrato intorno a una frattura generazionale che echeggia slogan di anni passati (non fidatevi di nessuno che abbia più di 30 anni) e focalizzato su tematiche ambientali.

Promosso e sostenuto da organizzazioni giovanili e sigle chiaramente collocate nello scacchiere politico il secondo. A dispetto della giovane e giovanissima età e del medio/alto livello d’istruzione dei loro esponenti e, dunque, di una loro predisposizione generazionale e culturale alla cittadinanza digitale e all’uso delle piattaforme partecipative, le azioni di Ultima generazione e la protesta delle tende, sono accomunate dal riproporre forme di lotta tradizionali. Non si tratta però di un anacronistico ritorno agli anni Sessanta o Settanta.

La conoscenza dei meccanismi della comunicazione e la consapevolezza del ruolo assunto dalla dimensione rappresentativa sono evidenti nelle pratiche politiche messe in atto da questi soggetti. La forza e modernità di questi movimenti consiste nel saper dialogare con il moderno sistema dell’informazione riproponendo forme di azioni e partecipazione all’apparenza anacronistiche e superate, ma che rivelano ancora tutta la loro forza. Così, anche un contesto sempre più virtuale, quale quello attuale, assuefatto all’azione dei post, like e tweet, il corpo e la sua messa in scena, torna a essere un efficace strumento politico.

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