Pagare meno tasse. Anche questa preoccupazione emerge dalle intercettazioni agli atti dell’inchiesta della procura di Roma per corruzione su Tommaso Verdini, il padre Denis, e il loro socio Fabio Pileri.
Come fare? Aumentando le spese della Inver, società fondata nel 2016 da Tommaso e Francesca Verdini, compagna del vicepremier Matteo Salvini, socia fino a pochi giorni prima dell’inizio delle indagini della guardia di finanza nell’estate del 2021.

Non ci sono quindi solo gli incontri con dirigenti di importanti società pubbliche, o le riunioni organizzate con ministri, sottosegretari e vertici delle istituzioni raccontate da un’inchiesta giornalistica di Domani, o le preoccupazioni dell’intelligence per il lavoro svolto dai Verdini per il colosso cinese delle telecomunicazioni Huawei. Dalle carte emerge anche la strategia per far fruttare al meglio i fior fior di quattrini guadagnati con le consulenze: compensi mensili di circa 10mila euro e ricchi premi, che potevano arrivare anche a 40mila euro.

Gli affari

Al momento manca una fotografia precisa degli affari della Inver nel 2022, l’anno in cui – dopo le perquisizioni avvenute a luglio – si scopre dell’indagine della procura di Roma. Non c’è infatti il bilancio depositato alla Camera di Commercio. Ma gli affari quell’anno stavano andando a gonfie vele: «Secondo me si arriva a 800/900 (mila euro di fatturato, ndr) se non si perde clienti», dichiara Tommaso Verdini al socio Pileri intercettato a fine marzo 2022.

«Quest’anno si farà 300mila euro di utile», precisa. Un risultato più che triplicato se si considera che nel bilancio 2021 l’utile era di “appena” 120mila euro. Negli anni precedenti il risultato è spesso in perdita. Il motivo: costi sono quasi sempre superiori ai ricavi. Nel 2019, ad esempio, ci sono ricavi per 202mila euro e uscite per quasi 200mila. Nel 2022 entrate per 532mila euro e uscite di 362mila. Minore è l’utile, meno si paga di tasse. Lo ricorda Verdini quando Pileri gli parla delle società portate da quest’ultimo tra i clienti di Inver.

Per questo sembra chiedere qualche compenso in più: «Allora io per un anno non ho rotto (...) io stavo benino perché comunque con 5mila euro al mese», dice Pileri. Verdini gli consiglia di aprirsi una partita Iva: «Se tu prendi 3000 euro al mese (dalla Inver, ndr), che poi sono netti 2600 diventano un pochino meno... intanto il giusto c’è... io vorrei che li prendessi perché è un modo per stabilizzarsi, poi con calma anch’io non li prendo perché tanto li prendo lo stesso in altri modi». Quali siano questi «altri modi» non lo specifica. La mossa è importante anche per abbassare l’utile della società, quindi per pagare meno tasse. Anche perché «i soldi che noi diamo per il babbo non vanno a costo...», continua Tommaso.

Il «babbo» che seppur non spuntando negli atti della società «è il quarto socio», evidenzia. Ma quei soldi non risultano a bilancio, «quindi non mi vanno a calare… Se avessi avuto il tuo stipendio l’anno scorso preferivo perché invece di dare 50 mila euro allo stato ti avevo dato meno perché 50 mila euro li prendevi te...».

Soldi per fare soldi

Leggendo le intercettazioni viene il dubbio che non tutti i soldi degli affari di Verdini passassero per i conti (e per i bilanci) della Inver. «Posso anche darglieli in bonifico… organizzarmi tramite Pastation… mettili in cassaforte poi ci penso io», dice Verdini. Pastation non sembra solo il luogo di ritrovo di chi si avvale dei servizi di Verdini e Pileri. Ma una società centrale negli affari del gruppo: «C’avemo da fa l’operazione del ristorante», dice Pileri.

«Ma quella si fa lo stesso anzi ho pensato di fare anche personalmente...quindi hai soldi in cassa è meglio ancora perché io voglio fare la Newco con Inver al 40 per cento, Francesco al 5 per cento e io e te al 25 per cento», risponde Tommaso. «Visto che del finanziamento lo devi liquidare senza pagare le tasse dopo… quindi se li mettiamo in contanti è uguale». Soldi, per fare soldi, per fare soldi. Da far uscire dai bilanci, per riconoscerne meno all’Agenzia delle Entrate.

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