Il premio Strega del 2023 verrà ricordato per molte cose: ha vinto un’autrice scomparsa, Ada D’Adamo, le donne sono state quattro su cinque finalisti, e il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, ha fatto capire di aver votato come membro della giuria senza nemmeno averli letti.

Un breve scambio di battute con la presentatrice, Geppi Cucciari, ha reso evidente quello che poi ha cercato di nascondere: «Ho ascoltato le storie», ha detto prima, sono «storie che ti prendono, proverò a leggerli». La conduttrice stupita: «Ah, quindi non li ha letti?». Sangiuliano ha provato a rimediare: «Li ho letti, perché ho votato, però li voglio approfondire». Cucciari ha concluso: «Oltre la copertina, dentro. Un bell’applauso al nostro ministro».

Nel pomeriggio il ministro è tornato sull’episodio come hanno riportato le agenzie: «Mi spiace che le mie parole siano state travisate, ho ovviamente letto i libri del Premio Strega ma non con la calma che avrebbero meritato, avendo come potete capire, moltissimi impegni. Intendevo dire che tornerò ad approfondirli. Credo che a chiunque ami la cultura sia capitato di riprendere un libro in mano per rileggerne qualche passaggio che ti ha colpito».

Gli steccati politici

Sangiuliano si è sempre dichiarato paladino dei libri. Offre consigli letterari, su twitter pubblica «il libro del giorno».

Intervistato a maggio durante la presentazione di un libro, ha dichiarato di leggere almeno un libro al mese, prendendosela con chi legge solo sui social: «Nel mio piccolo mi sono autoimposto di leggere un libro al mese. È un fatto di disciplina. Come andare a messa. Mentre, anche tra i giornali, c’è chi si ferma alla lettura dei tweet o di Instagram».

Quelli della cinquina dello Strega evidentemente non ce l’ha fatta. Il discorso però lo ha fatto anche stavolta: «La letteratura è un contenuto talmente alto che non può avere steccati politici. Voglio una cultura libera in cui tutti possano esprimersi liberamente. Gli scrittori sono scrittori, non sono né di destra né di sinistra».

Al tavolo con il presidente della Fondazione Bellonci, Giovanni Solimine, il ministro ha parlato del valore dei premi letterari. «Ho sempre seguito il Premio Strega da lettore, da appassionato di libri, quindi per me è qualcosa che ho già vissuto anche se non ho mai fatto parte della giuria, ma da giornalista gli ho dato sempre spazio». Addirittura in passato ne ha fondato uno: Premio Bari Porta d'Oriente. Non li ha letti quelli del premio Strega di quest’anno, si è scoperto dopo, ma prima assicurava: «Questa cinquina mi è piaciuta». 

E ha fatto pure un augurio: «Spero che portino a leggere di più perché il problema italiano è che si legge poco». Lui cita Dante, Benedetto Croce e tutti i grandi scrittori e saggisti. Li consiglia e li commenta. Nessuno gli ha mai chiesto se è andato oltre al titolo.

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