Il braccio di ferro tra il Tar Lazio e il Consiglio di Stato sulla gestione delle autostrade A24 e A25 (Roma-Pescara-L’Aquila) arriva davanti alla Corte costituzionale.

Il Tar, infatti, ha rimesso alla Consulta la valutazione di costituzionalità sia dei requisiti di necessità e urgenza del decreto legge del governo Draghi che ha dato origine alla vicenda, che la valutazione su una possibile compressione dei diritti di difesa, visto che tutti i rilievi tecnici su cui si è basata la revoca della concessione a Strade dei parchi non potranno essere esaminati nel giudizio amministrativo perchè incorporati in una legge.

Saranno i giudici costituzionali, quindi, a valutare se il governo Draghi abbia abusato o meno delle sue prerogative pur di revocare la concessione autostradale al gruppo Toto, titolare di Strada dei parchi.

Il caso

Il caso è complicato e nasce negli ultimi mesi del governo.

Il 7 luglio scorso, il ministero delle Infrastrutture ha approvato un decreto per risolvere anticipatamente la concessione per la A24 e A25 a causa del «grave inadempimento del concessionario, Strada dei parchi s.p.a.».

La risoluzione faceva seguito alla lettera con cui, nel dicembre 2021, la Direzione generale per le strade e autostrade aveva contestato alla Sdp il mancato rispetto delle obbligazioni. Inoltre, sempre il 7 luglio, un decreto-legge aveva accolto il decreto del ministero, attribuendo pro tempore la gestione della rete autostradale ad Anas. Sdp aveva quindi presentato ricorso contro il decreto della direzione generale di revoca della concessione.

Il Tar del Lazio, prima in sede cautelare e poi collegiale, aveva accolto il ricorso per la sospensiva di Sdp, sottolineando il rilievo non solo degli adempimenti di Sdp, ma anche «le condotte dell’Amministrazione concedente» e in particolare i mancati adeguamenti del canone e la mancata approvazione del piano economico finanziario. Inoltre, aveva evidenziato che, per tutelare la sicurezza della circolazione autostradale, andava salvaguardata la «continuità gestionale».

Appena tre giorni dopo la sentenza del Tar che aveva confermato la sospensione della revoca a Sdp, il Consiglio di Stato ha ribaltato con decreto – adottato «in una giornata festiva senza dibattimento», come ha indicato il comunicato di Sdp -  la decisione e ripristinato l’assegnazione temporanea dell’autostrada ad Anas, come disposto dal decreto ministeriale e dal decreto-legge. La decisione del Consiglio di Stato ha di fatto riabilitato la decisione del governo, prima censurata dal Tar.

Ora però la parola è tornata al Tar del Lazio, che era chiamato ad esaminare la questione di merito. Nella sentenza depositata il 29 dicembre ha ribaltato nuovamente l’orientamento, rimettendo alla Consulta la valutazione sul corretto operato del governo Draghi nella gestione della concessione.

In sentenza, infatti, i giudici amministrativi romani sottolineano come «viene in evidenza un modus operandi peculiare, laddove la determinazione risolutoria del rapporto, correttamente inalveata nell’adozione delle previste determinazioni amministrative, è stata “doppiata” da un atto normativo di rango primario, quale, appunto, il decreto legge».

Tradotto: la risoluzione del rapporto contrattuale tra il ministero delle Infrastrutture e Strada dei parchi è stata incorporata in una legge dello Stato, dunque il sindacato del giudice amministrativo viene limitato e soprattutto rischia di essere una sentenza che non può incidere su una norma di legge. Anche in caso di annullamento del decreto del ministero da parte del Tar, infatti, l’atto amministrativo sopravviverebbe insieme al decreto-legge che lo ha incorporato.

La questione giuridica

Ecco quindi la ragione per cui il Tar ha deciso di interessare i giudici costituzionali, che saranno chiamati a valutare sia se il decreto legge avesse i presupposti di necessità e di urgenza, sia se l’agire del governo non abbia limitato il diritto di difesa di Strada dei parchi. 

Al netto della questione di merito sugli eventuali inadempimenti di gestine di Sdp, il tema è rilevante perchè la Consulta dovrà valutare se il governo Draghi non abbia abusato dei suoi poteri di legislatore con lo strumento del decreto legge, pur di togliere la concessione al gruppo abruzzese Toto e di evitare che i giudici amministrativi potessero bocciare quella decisione.

Volendo semplificare la vicenda, infatti, il ministero delle Infrastrutture ha adottato un provvedimento amministrativo di risoluzione di una concessione autostradale; il consiglio dei ministri ha preso il provvedimento e lo ha inserito in decreto-legge e in questo modo il Tar si è trovato con le mani legate. Se questo tipo di iniziativa del governo venisse considerata legittima, il rischio sarebbe quello di mettere in discussione le garanzie del giusto procedimento amministrativo nel rapporto tra soggetti privati e la pubblica amministrazione.

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