Il tribunale di Milano ha respinto il ricorso per la validazione delle firme digitali presentato da Marco Cappato e da Eumans, che voleva l’ammissione della lista Democrazia e libertà alla competizione elettorale. Si tratta, secondo Cappato, di «una decisione insensata».

L’insensatezza, dal suo punto di vista, sarebbe causata dal motivo con cui il giudice ha respinto il reclamo: «Ci imputa di non avere provato l'esistenza delle firme, attribuendo a noi un dovere, la verifica delle firme, che è notoriamente in capo alla Corte d'appello e non certo ai presentatori». 

Anche la co-presidente di Eumans, Virginia Fiume, è stata critica nei confronti del verdetto arrivato a soli cinque giorni dal voto ma su un tema, l’autenticazione della firma digitale per la presentazione delle liste, per il quale il parlamento aveva impegnato il governo ben cinque anni fa. 

«Un esperimento mai tentato da nessun governo ma non per questo scaduto come impegno», ha detto Fiume. Proprio la vicinanza alle elezioni di domenica 25 settembre avrebbe, secondo il leader dalla lista Democrazia e libertà, costituito un «oggettivo ricatto» al giudice a non accogliere il ricorso. 

L’antefatto

Il 25 luglio, subito dopo che era stata fissata la data delle elezioni, Marco Cappato aveva fatto richiesta al governo di emanare un decreto elettorale per riconoscere le firme digitali in vista della presentazione delle liste.

Le firme digitali, infatti, sono riconosciute e considerate valide per molte operazioni concernenti la vita pubblica e amministrativa del paese, tra queste anche la presentazione di referendum, ma non per presentare le liste elettorali. Questo causa diversi problemi specie alle liste più piccole che nei tempi ristretti stabiliti per presentarle rendono impossibile a molti competere alla sfida elettorale.

Le firme devono essere raccolte alla presenza di sindaci, amministratori locali o funzionari comunali, notai o avvocati, un’operazione di per sé già laboriosa e che lo è diventata ancora di più in questo caso, essendo coincisa col mese di agosto.

La Corte di appello non ha ammesso la lista e Democrazia e libertà ha fatto ricorso e, parallelamente sollecitato il governo a intervenire. Il governo non solo si è opposto al riconoscimento motivando con la considerazione che le formazioni politiche «di qualche consistenza» erano riuscite, nei tempi stabiliti, a raccogliere le firme necessarie, ma ha anche presentato una memoria all’Avvocatura dello stato.

Nel testo veniva detto che il ricorso di Cappato era una sorta di «ricatto istituzionale», che avrebbe obbligato gli organi competenti a modificare la data delle elezioni.

Le prossime mosse

Democrazia e libertà non si arrenderà e ha già promesso di ricorrere nei tribunali internazionali per ottenere il riconoscimento delle firme digitali. 

«Nel silenzio assoluto da parte di governo, parlamento e presidente della Repubblica, il giudice di Milano si è trovato a dover decidere in condizioni di oggettivo ricatto prodotto dall'inerzia istituzionale. Anche per questo la nostra azione non finisce qui. È in preparazione un reclamo urgente e ricorsi a giurisdizioni internazionali», ha concluso Cappato. 

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