La presentazione dei palinsesti di Radiorai, nonostante i tentativi di ironia e le professioni di pluralismo dei vertici di viale Mazzini, è stata la conferma dei presagi delle ultime ore: una nuova stagione sovranista a spese dei contribuenti. Infatti il budget della radio non è sufficiente a coprire i nuovi innesti. Un assaggio di quella che sarà la nuova Radiouno è arrivato ieri mattina con l’ex presidente Rai Marcello Foa, che nel suo Giù la maschera ha spiegato che «il successo del libro di Vannacci segnala un cambiamento di clima. Qui c’è un’ampia parte della popolazione italiana, secondo me maggioritaria, che non aspettava altro che qualcuno di autorevole – un generale – uscisse pubblicamente e dicesse delle cose».

A poco è servito il tentativo del direttore Francesco Pionati di sdrammatizzare ringraziando per le «polemiche improprie» che alla fine avrebbero fatto pubblicità al programma di Foa. La presentazione ha rivelato un palinsesto che – accanto ad alcune riconferme, come quella di Zapping, Un giorno da pecora e Radio anch’io – vede un ampissimo ingresso di nomi esterni al Viale Mazzini.

Il solo programma di Foa, per dire, ne porta a via Asiago ben cinque (oltre all’ex presidente, Alessandra Ghisleri, Giorgio Gandola, Peter Gomez e Luca Ricolfi). Il direttore ha annunciato anche una soluzione dell’ultima ora: sarà Vladimir Luxuria a sostituire Luisella Costamagna al fianco di Francesco Storace in Il rosso e il nero dopo che la conduttrice apprezzata dal mondo Cinque stelle e l’ex presidente della regione Lazio si erano scontrati durante la registrazione del numero zero della trasmissione.

L’altra novità è una conferma: sembra risolto l’impasse della ricerca di una nuova collocazione per VivaRadio2!. I vertici hanno anticipato anche un ritorno di Fiorello in radio, e quello del conduttore è chiaramente un volto di cui viale Mazzini non può fare a meno, soprattutto in questa fase in cui altre figure di riferimento hanno lasciato il servizio pubblico.

Spazi più brevi ma costosi

Pionati ha difeso anche la scelta di spezzettare il palinsesto in programmi più brevi, quasi tutti della durata di massimo mezz’ora. Tutta questione di pluralismo, giura il direttore, nella speranza di riconquistare ascoltatori di tutte le fasce d’età e, ha spiegato, «risalire la china» degli ascolti degli ultimi tre anni. Un’osservazione che gli ha contestato immediatamente Simona Sala, oggi direttrice di Radiodue, ma passata per la guida di Radiouno (e quindi della testata giornalistica). L’altro direttore del passato chiamato in causa, Andrea Vianello, nel frattempo è stato spostato a San Marino. Ma l’improvvisa attenzione agli ascolti cozza con la posizione dell’azienda, che negli ultimi anni ha compiuto tutti gli sforzi necessari per lasciare il Tavolo editori radio, che misurava gli ascolti delle radio pubbliche e private in maniera penalizzante per la Rai, soprattutto secondo l’ad Roberto Sergio.

Ma la nuova impostazione – con innesti esterni di impronta indiscutibilmente sovranista, come nel caso di Annalisa Chirico (che ha debuttato con un’intervista al presidente del Senato Ignazio La Russa e oggi ospiterà, nel suo Ping Pong insieme a Cristina Tagliabue, il ministro Gilberto Pichetto Fratin) o Simona Arrigoni, già in quota destra a Isoradio – non ha effetti soltanto sulla durata dei programmi. L’impatto si misura anche sul budget: Pionati ha detto che il minutaggio resta sbilanciato a favore dei circa 200 giornalisti interni alla testata (560 minuti contro 260), ma resta il fatto che le nuove collaborazioni portano a una spesa superiore alle previsioni. «Ma noi costiamo poco, anche se sforiamo» ha assicurato il direttore.

Un impegno che però mal si concilia con le indicazioni del passato di Pionati e dello stesso Sergio, che ufficialmente ricopre ancora la direzione di Radiorai: negli ultimi mesi si sono sommate le raccomandazioni alla redazione di ridurre le spese al minimo indispensabile, soprattutto in termini di trasferte. Un aspetto essenziale soprattutto per la redazione sportiva, che ha dovuto spesso lavorare “da tubo” come si dice in gergo, cioè senza assistere dal vivo alle partite. Questo nonostante lo sport sia una colonna della programmazione di Radiouno in termini di ascolti, come anche Pionati non ha mancato di sottolineare. Ma intanto, meglio mettere al sicuro gli ingaggi sovranisti.

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