Dal maggio 2012, Leoluca Orlando è per il quinto mandato non consecutivo sindaco di Palermo. La prima volta è stato nel 1985 con una giunta pentacolore, formata da una parte della Dc, Sinistra indipendente. Verdi, Socialdemocratici e della lista civica cattolica di “Città per l'uomo”. Nel 1990 c'è l'ingresso del Partito comunista. Nel 1991 lascia la Dc per fondare il movimento La Rete. Oggi si è appena iscritto al Pd.

Leoluca Orlando, la settimana scorsa ha deciso di entrare nel Pd.

Nel 1996 ho depositato al ministero dell'Interno il logo del Partito democratico: è da sempre il mio punto di riferimento per mettere insieme storie diverse per un progetto comune. Quando Valter Veltroni è diventato segretario gli ho detto scherzando che non gli chiedevo i diritti d'autore. Adesso il Pd è il punto di riferimento come alternativa politica.

Fino ad ora però non si era tesserato.

Il mio rapporto con Letta è stato coltivato nel corso del suo esilio francese. Sono stato chiamato a tenere una lectio magistralis a Sciences Po, l'università dove lui insegnava. Nel Duemila sono stato a Pasadena alla convention dei democratici che ha candidato Al Gore, gli unici italiani invitati.

Conoscevo Enrico Letta da quando lui era nei giovani democristiani, abbiamo una storia simili, io sono un po' più eversivo, ma la visione è la stessa. ho iniziato a frequentare che i sindaci erano invitati a partecipare appena a seguire da esterno, poi ho chiesto la tessera. Enrico Letta mi ha detto che condivideva la mia idea di partito democratico ho capito che potrebbe iscrivermi, non so ho sescrive raccolto l'invito o se ho dato la mia disponbilità.

Qual è la sua idea perciò?

Il Partito democratico deve essere un presidio dei diritti, dai disoccupati ai giovani, dalle donne agli Lgbt. Non ci sono altri partiti che possono essere in riferimento, quando ho sentito che Letta nel suo primo discorso ha fatto riferimento allo ius soli – il diritto alla cittadinanza qualora si nasca in un determinato territorio, ndr – mi ha fatto capire che c'era piena sintonia. Poi l'attenzione ai territori e all'internazionalizzazione.

Che intende per internazionalizzazione?

Letta conosce la mia rete. L'ambasciatore della Repubblica federale tedesca Viktor Elbling mi ha di recente consegnato la più alta onorificenza tedesca del grado di Commendatore dell'Ordine al Merito della Repubblica Federale di Germania.

All'evento hanno voluto partecipare lo stesso Letta, Laura Boldrini e Giovanni Maria Flick. Quando non faccio il sindaco giro il mondo. Il Partito democratico è l'alternativa al documento dell'estrema destra di Orban firmato da Meloni e Salvini.

L'ambasciatore ha ricordato la sua posizione a favore dell'accoglienza sui migranti. Lei ha fatto costituire parte civile il comune di Palermo nel processo Open Arms contro Matteo Salvini. Il Pd però è al governo con la Lega.

Quella di Salvini è una scelta opportunistica. È lui che deve spiegare questa anomalia, Draghi è europeista, ma Salvini no.

Il Pd però non sta prendendo compattamente posizione né sull'accoglienza dei migranti né contro il rifinanziamento alla Guardia Costiera libica che porta avanti respingimenti violenti e illegali.

Il mio fronte è chiaro: bisogna chiedere al Parlamento di non rifinanziare la guardia costiera libica, e all’Europa di impegnarsi per salvare le vite umane. A maggio ho inviato una lettera al presidente David Sassoli e alla presidente Ursula von Der Leyen per avviare un servizio civile europeo per salvare le vite in mare. Torniamo al tema dei diritti: il diritto alla vita. Per la prima volta ho organizzato una conferenza per i comuni europei “From Sea to City” dal mare alla città, con l’adesione della sindaca di Parigi e di Barcellona e abbiamo stretto un’alleanza per un progetto specifico di salvaguardia dei diritti dei migranti. Io e Salvini giochiamo partite diverse. Che poi lui sia contro di me non c’è dubbio.

Il suo partito dovrebbe avere una linea più netta? Nonostante le parole di Letta, il decreto missioni fa pensare che per ora non sia così.

Sono assolutamente d’accordo, ma in questo momento abbiamo una sospensione della politica. Draghi è una persona di grandissima levatura, ma è stato chiamato dal presidente della Repubblica a seguito della morte della politica. La mia posizione resta quella che è e non starò nel Pd per accettare qualunque posizione, farò le mie battaglie dall’interno e dall’esterno.

La sua presenza potrebbe rimettere in discussione gli equilibri interni?

Quello che mi riguarda è guardarmi allo specchio e dirmi che sono rimasto coerente. Se questo produce qualche effetto, io non mi sono mai posto il problema se possa o no giovare a qualcuno.

Di letta ha detto che apprezza l’attenzione ai diritti. Ha ricordato che ha conosciuto il segretario quando era nei giovani della Dc. Anche lei è cattolico. C’è chi ha detto che anche a Letta non dispiacerebbe se il Ddl Zan contro l’omotransfobia in discussione al Senato venisse affossato.

Questa è disinformazione di massa. Letta ha detto con chiarezza che per il Pd deve essere confermato. Cosa è successo tra la Camera e il Senato? Se il cambiamento dipende da un’anomala nota del Vaticano, da cattolico dico che l’anomalia è questa nota. Neanche in nome del cattolicesimo si possono accettare le ingerenze del Vaticano.

Ha citato il presidente della Repubblica, continua ad avere dei buoni rapporti con Sergio Mattarella?

Non credo di rivelare un segreto ricordando che ho condiviso la stanza con lui quando insegnava diritto parlamentare e io diritto costituzionale. Io ero il consigliere giuridico di Piersanti Mattarella, e quest’ultimo era assistente di mio padre. I rapporti con i Mattarella hanno molti decenni. I sindaci allora erano eletti dai consiglieri comunali, e Sergio Mattarella votò per me come sindaco nel 1985. Piersanti era il mio punto di riferimento. Quando nel 2015 Sergio Mattarella divenne presidente l’ho chiamato e gli ho detto: “Missione compiuta”.

Lei fa parte di quelli che vorrebbero la sua rielezione?

Non spetta a me dirlo, ma dico che se non ci fosse stato avremmo dovuto inventarlo. Ha avuto uno straordinario equilibrio istituzionale, se la democrazia non è venuta meno si deve alla sua saggezza. Lui presidente della Repubblica e io sindaco di Palermo, oggi i mafiosi che hanno ucciso Piersanti non governano più la città. Se muoio questa notte muoio felice.

Non c’è più la mafia?

No, la mafia c’è, ma non governa Palermo. Le pare poco? Esprimo gratitudine ad Alfonso Giordano, il presidente del maxi processo contro la mafia, morto lunedì a 92 anni. Oggi la mafia ha sempre più il volto della finanza. Ma lei pensa che un boss mafioso andrebbe a investire a Corleone?

L’arrivo dei finanziamenti europei per il Piano nazionale di ripresa e resilienza ci deve preoccupare?

Dobbiamo essere preoccupati quando i problemi li risolvono gli stregoni, non il medico. Se non ci sono soldi che vengono dall’Unione europea e dallo stato la mafia i soldi ce li ha e provvede a dare risposta a modo suo ai problemi della gente. Il tema di fondo è che il Pnrr è antimafia. Bisogna però stare attenti che non si infiltri in questi meccanismi di spesa. La mafia va dove c’è il denaro, pensiamo alle ecomafie, nelle energie rinnovabili, nello smaltimento dei rifiuti. Bisogna che ci sia cura su come si spendono.

Come si può fare?

Il presidente Draghi dovrà pensarci conciliando trasparenza e rapidità. Io sono sovietico: Palermo è l’unica città che non ha appalti privati. Posso essere giudicato per problemi ambientali ma non per mafia. La mafia arriva con i privati. Se la gestione è pubblica c’è il rischio di abuso d’ufficio, di corruzione, invece nel settore privato c’è il rischio di mafia.

Cosa ne pensa del progetto del Ponte sullo Stretto?

Uno con la mia storia non può essere contro i ponti, il tema è: come lo fai il ponte? Con le attuali ferrovie? Con i sistemi di comunicazione scassati? Significherebbe fare un investimento per dare un bell’incarico di progettazione a qualcuno. Se invece ci fosse un sistema ferroviario degno di questo nome sono disposto o a discutere laicamente del ponte che rispetti i parametri del rispetto ambientale.

Trent’anni fa nasceva la Rete-Movimento per la democrazia. Con lei Nando Della Chiesa, Diego Novelli, Claudio Fava Alfredo Galasso e Carmine Mancuso. Adesso ha deciso di aderire a un partito. Cosa è cambiato?

Ho grande rispetto per il tempo: c’è un tempo per ogni cosa. Una volta ero un professionista dell’antimafia, venivamo chiamati così perché eravamo isolati. Oggi se qualcuno si presenta come rappresentante dell’antimafia non lo saluto. L’antimafia oggi deve essere di popolo. Per questo è importante che la prima Agorà di Letta sulla legalità verrà lanciata a Palermo in occasione della ricorrenza dell’uccisione del giudice Paolo Borsellino, il 19 luglio.

Cosa saranno queste Agorà?

Nell’Agorà è prevista la presenza di iscritti e non iscritti, Enrico Letta mi ha confermato che vogliamo andare oltre l’organizzazione dei circoli di partito: sono primarie programmatiche permanenti.

Un movimento civico diverso ma nato da quello che viene definito “il giustizialismo” è quello del Movimento 5 stelle. È terminato anche il suo tempo?

Io mi auguro che l’ex presidente Giuseppe Conte possa dare una prospettiva al Movimento, togliendo il segno dei tempi senza derive estremiste che non servono. Oggi chi è populista? Chi non ha rispetto del tempo. Chi pensa che i problemi si possano affrontare subito e senza contrasto. Normale che ci sia il dibattito. Il populismo è da opposizione. Giorgia Meloni è tipicamente populista.

Le amministrative stanno mettendo alla prova la tenuta dell’alleanza M5s e Pd. Per il futuro si aspetta che si concretizzerà in Sicilia? Per ora al comune non ha l’appoggio dei consiglieri pentastellati, che sul bilancio hanno votato con la Lega.

Nel 2017 avevano candidato un sindaco contro di me e hanno ottenuto l’8 per cento, Salvini il 2. Adesso è evidente che il M5s deve fare un percorso, al di là dello schieramento bisogna capire se condivide una visione. Nel 2022 sarò sicuramente un elettore, voterò per chi condivide la visione di questi anni.

Oltre che elettore sarà un possibile candidato per la presidenza della Regione?

Il mio obiettivo è che la visione in cui ho creduto sia alla guida della città di Palermo e sono convinto che sarà così. Chiedo solo che le criticità della città non vengano usate per distruggere la mia visione. Ho l’aspirazione a candidarmi presidente del mondo: ma non esiste la carica. Se il mondo fosse senza frontiere sarebbe un grande risultato.

In vista delle elezioni si possono abbattere le barriere tra Pd e M5s?

Io credo che sia un esito naturale. Lo dovranno decidere Pd e M5s ma considero il percorso del Conte II abbia fatto presente che è un’alleanza possibile. Ma le alleanze sono come i matrimoni, si deve essere in due.

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