Fratelli d’Italia in attesa di dare vita al nuovo governo, dimostra piena sintonia con quello di Mario Draghi. Anche se, specifica Nicola Procaccini, europarlamentare di Fratelli d’Italia, non è detto che la ricerca di un governo di alto profilo per il dopo significhi che verranno scelti tecnici. Procaccini è responsabile ambiente ed energia di Giorgia Meloni, nonché suo amico di vecchia data e parte della “fiamma magica”. A lui è dedicato un paragrafo della biografia della leader e nemmeno l’inchiesta a Terracina, dove è coinvolto in un’indagine per corruzione, ha messo in dubbio la sua posizione, che anzi va rafforzandosi.

Oggi Giorgia Meloni ha incontrato il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani e per l’esponente di Fratelli d’Italia è una cosa positiva: «Innanzitutto su una questione così delicata e strategica sull’energia dovrebbe essere normale che il governo subentrante si confronti con il governo uscente». Per quanto riguarda la questione energetica, prosegue Procaccini, «dovrebbe essere zona franca rispetto al dibattito politico. Il piano energetico non può essere stravolto a ogni cambio di governo», perché «sono investimenti che hanno bisogno del tempo necessario».

«Tutta colpa dei non sovranisti»

Nonostante questa posizione, il mantra dei ministri tecnici ne esce sfumato: «Non vuol dire che ci sarà per forza un ministro tecnico, la differenza fra tecnico e politico è mal posta. L’importante è che ci sia un piano politico coerente ed efficiente». Fratelli d’Italia ha sposato totalmente la linea Draghi sull’energia. Procaccini cita il disaccoppiamento dei mercati: «Una misura che appoggiavamo già da quando non c’era la crisi di governo». Così come il “price cap”, il tetto al prezzo del gas.

Il problema dell’“egoismo europeo”, per i meloniani, sono i partiti non sovranisti. Da europarlamentare, Procaccini fa il collegamento con le strategie italiane: «Sul price cap non si è arrivati a niente e questo è un peccato. Se fosse prevalsa la direzione di assoluto buon senso che interrompesse la speculazione, le cose sarebbero andate già ora diversamente». A frenare «sono l’Olanda e la Germania che ha un potere d’acquisto e una fame di energia spropositata. Due nazioni i cui governi non sono propriamente sovranisti, uno è di Renew Europe, il gruppo di Calenda e Renzi, l’altro è socialista. La missione di Enrico Letta dal cancelliere Olaf Scholz per avere un approccio europeista è bello che fallito».

Il cambio di esecutivo arriva mentre si passa da un consiglio europeo all’altro. Quello straordinario fissato il 6 e 7 ottobre, e quello del 20-21. Ma per FdI non è detto che ci sarà un nuovo governo entro allora, anzi: «Questo non sono in grado di dirlo e non dipende da Giorgia Meloni, dipende dal presidente della Repubblica. Il processo non è così ben circoscritto. Ci sono cose che dipendono da chi ha vinto le elezioni e altre no. Credo che il nuovo governo difficilmente riuscirà a insediarsi prima del 20-21 ottobre».

Governi e ministri

Intanto il contatto tra Meloni e il governo è continuo. Si è passati dagli incontri smentiti, alle telefonate comunicate da Palazzo Chigi, e infine all’incontro tra Meloni e Cingolani alla Camera: «Questo piano B del "tetto forbice” che àncora il prezzo del gas ad altri indici, come il Brent e l’Henry Hub (il prezzo statunitense, ndr) è una ipotesi di ripiego, ma bisogna fare il possibile. La famosa forchetta di Cingolani».

Il nuovo governo che si insedierà, dicono i numeri delle elezioni, sarà certamente di centrodestra, e gli esponenti sono passati dalle promesse elettorali a quelle di governo: «L’esecutivo – prosegue Procaccini - farà il possibile per calmierare le bollette. Ma se non si ferma la speculazione è come voler spostare il mare con il cucchiaino». Ci sarà un nuovo decreto prima che arrivi l’insediamento? «Prima si trovano soluzioni e meglio è. Se lo fa Draghi bene, altrimenti lo farà il prossimo».

Proprio nel settore energia continuano a circolare nomi di tecnici, tra il ministero della Transizione ecologica e quello dello Sviluppo. Roberto Cingolani «che sia una persona autorevole è fuor di dubbio, personalmente lo apprezzo», ma questo «non c’entra con il totoministri. La squadra di governo deve avere il profilo più alto possibile», ripete Procaccini.

E Claudio Descalzi? L’ad dell’Eni pare rientri nei desiderata di Giorgia Meloni: «In una fase di emergenza si è mosso in maniera oculata. Non significa che sia un nome sul tavolo dei ministri». Intanto dal consiglio federale guidato da Matteo Salvini emergono i desideri della Lega: Interno, Affari regionali, Agricoltura e Sviluppo. «Il fatto che la Lega faccia in maniera trasparente le proprie considerazioni è positivo. Il punto non è attaccarsi a questo o a quel ministero, è avere la squadra. Alla fine è Giorgia Meloni che proporrà la lista al presidente della Repubblica».

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