«Il sottoscritto nel 2017, per il 25esimo anniversario della morte di Falcone e Borsellino, ha deciso di intitolargli un parco. Latina stava cercando di uscire da un passato torbido e opaco. La politica era commista all’illegalità ed era importante scegliere un simbolo anche per le future generazioni».

Il sindaco di Latina, Damiano Coletta, parla dell’ormai ex sottosegretario Claudio Durigon, della proposta dell’esponente del Carroccio di far tornare quel parco al nome del fratello del duce, Arnaldo Mussolini, ma soprattutto delle inchieste sui clan di Latina, nel corso delle quali sono emersi personaggi legati alla criminalità che hanno sostenuto la campagna elettorale di alcuni leghisti e di un professionista, in particolare, che era in contatto con Durigon per le politiche del 2018.

Si tratta di Natan Altomare, accusato di sequestro di persona, Domani ha pubblicato le chat tra il sottosegretario e Altomare e una foto che li ritrae a un pranzo. Durigon non è indagato, Altomare sostiene, tra le altre cose, che in cambio dell’aiuto per le elezioni politiche del 2018, Durigon gli aveva promesso un posto nella sanità regionale così da riabilitare il suo nome. 

Che cosa ha pensato quando ha visto la foto pubblicata da Domani di Durigon e Altomare e letto le inchieste?

Come sempre nelle indagini rispetto gli atti giudiziari e le indagini. La foto rivela di fatto quanto purtroppo sappiamo rispetto al recente passato: che c’era questa commistione tra politica e criminalità. È imbarazzante per la città e inquietante. Io domanderei al candidato sindaco, visto che lo sponsor è stato Durigon il perché di queste foto e ciò che si evince. Io sono garantista, ma le foto e le intercettazioni ci rivelano quanto il passato della nostra comunità ci abbia messo a rischio, un passato che speriamo resti lontano. Continuano i nostri interventi di bonifica del territorio e i parchi sono il simbolo di questo.

Durigon ha proposto di tornare «alla storia che qualcuno vuole cancellare», quella fascista.

«Il mio competitor sostenuto dalla Lega, Vincenzo Zaccheo, l’ha definita una battuta. È stata una cosa grave e offensiva nei riguardi di due persone simbolo, offensiva per il nostro paese e offensiva per la città di Latina. Questa è una scelta di valori: io ho fatto una scelta di legalità, adesso c’è chi cerca di trasformarla in una diatriba ideologica per raccattare qualche consenso».

La questione è diventata nazionale.

Ciascuno si deve assumere le sue responsabilità, io adesso voglio andare avanti.

Lei ha posto l’accento sull’eliminazione di Falcone e Borsellino più che sul ritorno a Mussolini, come mai?

Ognuno conosce i messaggi che vuole mandare. Colpire due valori simbolo di legalità mi fa pensare che nasconda il retropensiero di far tornare tutto a quella situazione opaca di cui parlavo. La democrazia l’abbiamo scelta, e ognuno può avere la sua opinione, però ci tengo a dire che quella è un’operazione strumentale e qualcuno l’ha vista come una contrapposizione di tipo ideologico: ma io non ci casco in quella trappola. La contrapposizione è tra i valori simbolo e chi cerca di raccattare voti.

E ci riesce?

La città è cambiata e i cittadini non mettono in dubbio le figure dei due giudici.

Si aspettava che si sarebbe arrivati a parlare di dimissioni di Durigon a breve?

Penso che le affermazioni siano gravi e le valutazioni sono state fatte nelle sedi opportune. La risonanza nazionale è commisurata  a questo. Io posso dimostrare la mia indignazione come primo cittadino e con me ritengo la maggior parte della città. Le parole hanno un peso e vanno espresse in maniera misurata, poi tutto è proporzionale al ruolo che si occupa.

Parlare di fascismo e antifascismo a Latina è un argomento attuale?

Voglio continuare nel mio intento di pacificazione nei confronti della storia della mia città. Qualcuno tende a favorire questo antagonismo e la rivendica, io ho deciso di valorizzare il 30 giugno, la data della posa della prima pietra. Questa è la città dello scrittore Antonio Pennacchi, autore di Canale Mussolini. La storia va rispettata e deve essere un patrimonio comune, non strumentalizzata come stanno cercando di fare.

Nel corso della campagna elettorale è entrato il dibattito sulla criminalità.

Sulla legalità ho fatto una campagna politica e di vita, questa esperienza amministrativa ha affermato questi valori in pieno. Per questo dico che la città è cambiata. C’è anche un centrodestra diverso che ha preso le distanze da quello del passato che ha amministrato in modo clientelare che portano alle infiltrazioni criminali. Lo dicono le inchieste, le sentenze che parlano di associazione mafiosa. Ora Latina è diversa. Ci sono anche i competitor politici che ripresentano le solite facce che la cittadinanza non vuole. È stato quasi un incubo, ma la cittadinanza sceglierà. Fino al 2015 si parlava di “Cha Cha” (Costantino Di Silvio, il boss di Latina ndr), dei capi clan delle famiglie rom, presenti in città e anche nel palazzo.

Sono ancora un pericolo?

Finché ci sarò io questo pericolo non tornerà. Quel sistema lo abbiamo tenuto fuori grazie al rigore metodologico, nella macchina pubblica, per evitare quei cortocircuiti in cui si verificano le infiltrazioni. Voglio continuare a essere sindaco per completare l’opera.

Teme che quel sistema possa tornare?

Dopo quanto detto da Durigon non voglio fare affermazioni gratuite, però viene anche da chiedersi: perché colpire Falcone e Borsellino? Cosa c’è dietro? Se adesso si promettono incarichi e il sindaco è espressione di dinieghi e condizionamenti tra più partiti, credo che poi la città tiri un po’ le somme. Soprattutto se chi vuole rappresentare la novità invece è espressione di un passato e di un percorso pericoloso.

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