Una mannaia che cala sui territori, quelle aree medie e piccole che più di tutte avrebbero dovuto rappresentare il fiore all’occhiello del Pnrr. Solo nell’hinterland di Roma, infatti, sono in bilico investimenti complessivi per 100 milioni di euro. Da Velletri a Zagarolo, da Ariccia a Tivoli si tratta di 101 (62 poli sportivi e 39 centri culturali) progetti di varia portata che rischiano di finire nel tritacarne della rimodulazione orchestrata dal governo Meloni, con il ministro Raffaele Fitto nella versione “mani di forbice”.

Startup Velletri

Il focus è sulla città metropolitana di Roma, ma il discorso può essere esteso ovunque, dal Nord al Sud: la “provincia italiana” vede scivolare via il Pnrr e il Recovery plan perde la sua ragione sociale, il rilancio delle comunità locali. Sollevando il legittimo sospetto di vedere un Piano che lascia in eredità i monumenti dell’incompiuto, che arricchiscono la galleria delle occasioni mancate, nonostante le rassicurazioni di Palazzo Chigi. 

Ci sono, tra i tanti casi, i 2 milioni di euro messi a disposizione a Velletri, oltre 52mila abitanti in provincia di Roma, per il progetto “polo innovazione” che punta a creare un digital innovation center, riqualificando l’ex mattatoio comunale, rendendolo la Mecca delle startup del territorio. L’idea sarebbe quella di realizzare una struttura dinamica in «grado di attrarre investimenti di sviluppo e spazi di aggregazione per attività sociali e culturali». I lavori avrebbero riguardato «la trasformazione degli attuali spazi» con la «ristrutturazione totale del fabbricato per renderlo funzionale alle nuove attività». Un’opera imponente, lontana dai riflettori della platea nazionale, che piomba nell’incertezza.

Cattedrali nel deserto

La questione è stata portata all’attenzione delle istituzioni a vari livelli. «Il governo ha definanziato tanti progetti inizialmente sostenuti con i fondi del Pnrr e già messi in cantiere dagli enti locali. L’impatto negativo sulla capitale e su tutta la provincia di Roma è grande, senza risorse sostitutive le opere vengono lasciate a metà», spiega la consigliera regionale Pd del Lazio, Eleonora Mattia, che ha presentato una mozione alla Pisana. Nell'atto ha chiesto un impegno sull’individuazione dei fondi al presidente della giunta, Francesco Rocca. «Il rischio - aggiunge Mattia - è quello di trovarci davanti a tante nuove cattedrali nel deserto e di congelare la riattivazione delle economie locali».
Molti interventi, come quello di Velletri, erano stati messi in cantiere per riqualificare interi quartieri. Un esempio? I due milioni e mezzo stanziati per il comune di Santa Marinella, comune di circa 19mila abitanti sul litorale laziale, dove era in programma la costruzione di un palazzetto polivalente. La «Città dello Sport» dovrebbe includere una porzione del tessuto urbano e metterlo a disposizione della cittadinanza nella versione rinnovata così da poter praticare varie discipline, nuoto rugby, atletica e ovviamente calcio. Uno spazio prezioso per la comunità. Stesso stanziamento - di 2,5 milioni di euro - ma con intenti diversi invece, è stato previsto ad Ardea (poco meno di 50mila residenti). Lo scopo finale è la predisposizione di un’area ciclopedonale, in grado di consentire l’attività sportiva all'aria aperta. L’intervento, nello specifico, richiede il lavoro di costruzione della pista per le bici e degli appositi impianti di illuminazione oltre che della segnaletica.

Lo sport sul lago di Nemi

Così come è necessario il milione di euro stanziato per il comune di Zagarolo (18mila abitanti). Il traguardo è la riqualificazione di un polo adatto alla presentazione di libri e appuntamenti culturali in generale. Il progetto prevede, tra le varie cose, la rifunzionalizzazione «degli ambienti destinati a biblioteca, archivio storico, sala presentazione libri e giardino pensile per eventi letterari estivi, all'interno di Palazzo Rospigliosi». E ancora: il Pnrr garantiva la dotazione di 1,8 milioni di euro per Tivoli (55mila abitanti) che vuole attuare il potenziamento del polo museale nel “Palazzo della Missione”. L’intervento era articolato con l’allestimento di open-space per il co-working, ma anche laboratori didattici, spazi espositivi, destinati alla promozione socio-culturale del territorio e l’inclusività. Un milione di euro era stato stanziato per il comune di Nemi, con il «recupero ecosotenibile per la riqualificazione delle aree limitrofe al lago». Il programma puntava alla realizzazione di una «palestra lineare», articolata da un sistema di piste ciclabili, e di un’area attrezzata per lo svolgimento dell’attività motoria all’aperto con particolare attenzione alle persone disabili.

Una galleria di cantieri in attesa dei finanziamenti del Pnrr, che avrebbe dato un'ulteriore garanzia: la chiusura dei lavori entro il 2026. La rimodulazione decisa da Fitto ha fatto scattare la mobilitazione di 70 sindaci dell’hinterland di Roma, che hanno inviato una lettera al primo cittadino della capitale, Roberto Gualtieri. Tocca a lui farsi portavoce, presso il governo, del malessere dei territori. «Il Piano nazionale di ripresa e resilienza nasce anche allo scopo di restituire alle comunità locali, che erano in ginocchio dopo la pandemia», si legge nel documento inviato al Campidoglio, evidenziando che da un anno e mezzo va avanti l‘individuazione e la progettazione delle opere. «Tutto questo lavoro ha generato una forte aspettativa. Interrompere questo processo è impossibile», sottolineano ancora i sindaci.

«Le destre al governo - dice a Domani il deputato del Pd, Arturo Scotto - colpiscono le autonomie locali. Su di loro scaricano tutte le contraddizioni generate dalle loro scelte: tagliano i fondi per i progetti e allo stesso tempo gli scaraventano addosso la rabbia del taglio del reddito di cittadinanza». E soprattutto la forbice sui progetti territoriali fa perdere una chance: quella di uscire dalla terminologia tecnica di milestone e target da raggiungere e consegnare alle persone l’importanza del Pnrr. E dare un’anima a una sigla che resta oscura e impalpabile per le persone comuni.

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