Parlano tutti, tranne Giorgia Meloni. La premier ascolta, corazza i partito con la formalizzazione delle nomine ai fedelissimi – in particolare alla sorella Arianna – e si prepara all’autunno dello scontento. I prossimi mesi saranno delicatissimi e bisogna serrare i ranghi, nel partito come nella comunicazione, perchè la luna di miele post elettorale è ormai conclusa e sono rimaste solo le difficoltà del presente.

Per vederlo, basta scorrere i commenti sulle pagine social di Fratelli d’Italia: le cartoline con l’immagine di Meloni sono ancora graditissime, ma i post economici vengono presi d’assalto da commenti tra lo sconfortato e il deluso rispetto alle promesse, così come quelli sulla gestione dell’immigrazione. La platea del web vale quel che vale, ma spesso è anticipatrice delle tendenze.

Del resto, l’estate è appena trascorsa con la benzina a costi record per i vacanzieri, l’inflazione ha svuotato i carrelli della spesa e, contemporaneamente, quasi duecentomila persone si sono viste recapitare l’sms che li avvertiva dello stop al reddito di cittadinanza. Il tutto è avvenuto in un quadro economico peggiorato rispetto alle stime di gennaio e con davanti con una serie di passaggi obbligati da gestire.

Da lunedì palazzo Chigi tornerà operativo, dovrebbe svolgersi il primo consiglio dei ministri post ripresa e il primo obiettivo sarà quello di mettere ordine. E prepararsi a parare i colpi, sia dentro la maggioranza che sul versante europeo.

La finanziaria

La nota di aggiornamento del Def attesa per fine settembre definirà le cifre, ma il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha già messo le mani avanti: i soldi da spendere saranno pochi e bisognerà darsi delle priorità, sfrondando le misure bandierina. A meno di non decidere di fare ulteriore debito, cosa che la premier vorrebbe evitare.

Meloni ha fissato le sue priorità – investire sulla natalità e taglio del cuneo fiscale per rilanciare la crescita – e con il blitz della tassa sugli extraprofitti delle banche ha scelto anche la sua linea comunicativa: accentrare tutto a palazzo Chigi e intestarsi ogni scelta politica. Porterà oneri e onori, ma certamente rafforzerà il feeling personale tra la premier e la base elettorale.

Togliere spazio e ossigeno agli alleati, tuttavia, avrà un prezzo. Matteo Salvini e Antonio Tajani si sono già fatti sentire, sia sul metodo che sul merito. Borbottii, per ora, espressi educatamente dal palco del meeting di Rimini. Ma quando la finanziaria entrerà nel vivo ognuno di loro chiederà qualcosa: l’aumento delle pensioni ma anche il ritocco al ribasso della tassa sugli extraprofitti delle banche.

L’Ue

Se la legge di Bilancio sarà complicata da scrivere e da concordare, si tratta anche della misura più attenzionata anche a livello europeo. L’Italia, infatti, arriva a settembre con tre grandi incognite da risolvere sull’asse Roma-Bruxelles. Arriverà in parlamento la ratifica del Mes, di cui le opposizioni avevano chiesto la calendarizzazione, e ora non si può più scappare. Il sì è auspicato a tutti i tavoli europei e non sembrano esserci vie d’uscita, anche se la ratifica avrà un costo politico per FdI e Lega e anche personalmente per Meloni, che aveva detto «mai col mio governo». Invece, il passo è atteso e necessario. Soprattutto visto che il governo – in buona compagnia di altri paesi europei – chiederà di modificare il patto di stabilità, le cui condizioni erano state sospese con la pandemia e torneranno in vigore a gennaio 2024 se non ci saranno aggiornamenti.

Parallelamente, procede il dossier più delicato e che riguarda il Pnrr. La richiesta di definanziamento di 16 miliardi avanzata dal ministro Raffaele Fitto è ancora in corso di valutazione, mentre il governo è al lavoro per individuare dove trovare altrettanti fondi per finanziare comunque tutti i progetti che – è stato assicurato – non verranno tagliati.

La lista delle priorità di Meloni è carica di provvedimenti tecnici e parca di misure identitarie e anche questo sarà un problema per la premier, con le elezioni europee alle porte. Il voto di maggio 2024 sarà di tipo proporzionale, ogni partito della maggioranza fa parte di una diversa famiglia politica in Ue e questo sta già innescando una dinamica di concorrenza. A farne le spese rischia di essere FdI: quanto più Meloni accentrerà le decisioni – soprattutto quelle più controverse - tanto più diventerà il bersaglio degli alleati che avranno bisogno di prendere spazio e di guadagnare riconoscibilità. Senza contare che nelle ultime settimane, con l’uscita del controverso libro del generale Roberto Vannacci, è emersa la spinta per la nascita di un cartello a destra della destra di FdI.

Nella sua unica intervista estiva a Chi, Meloni ha detto di sentirsi «sull’ottovolante», i prossimi mesi invece somiglieranno di più alle montagne russe.

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