Era il 2018 quando Ignazio La Russa, nuovo presidente del Senato, si schierava ancora a difesa dell’Arma dei carabinieri nell’ambito del caso di Stefano Cucchi, il ragazzo ucciso nel 2009 in carcere da chi doveva sorvegliarlo. Nel 2009 La Russa era ministro della Difesa, e aveva parlato in più occasioni per difendere i carabinieri, innescando uno scontro con la sorella di Stefano, Ilaria Cucchi, che sarà da oggi sua collega a palazzo Madama. La Cassazione ad aprile 2022 ha condannato in via definitiva due carabinieri a dodici anni di reclusione per omicidio preterintenzionale. 

Ad aprile per la prima volta una sentenza ha certificato anche che alcuni militari dell’Arma hanno cercato di depistare le indagini per nascondere ciò che avevano fatto i loro colleghi.

Nel 2018 aveva aperto alle responsabilità individuali. «Io difenderò sempre l'Arma ma questo non deve essere confuso, però, con il comportamento dei singoli carabinieri che deve essere, come in questo caso, da condannare in maniera durissima a in quanto servitori dello Stato». Il giudizio generale, però, rimaneva positivo. «Questo, però, non mi impedisce di ricordare i meriti enormi dell'Arma e sono contro a chi cerca di usare questi episodi drammatici per buttare fango sull'Arma». 

Ex ministro della Difesa

Parole meno nette di quelle che pronunciò pochi giorni dopo la morte di Stefano, quando sulla traccia stesa dal generale Vittorio Tomasone, comandante provinciale di Roma dell’epoca, sostenne che l’Arma fosse estranea alla morte, che Cucchi fosse un tossico sieropositivo e anoressico. «La sola cosa di cui sono certo è il comportamento assolutamente corretto dei carabinieri» disse. Una presa di posizione forte, nonostante La Russa non fosse ancora certo di come erano andate le cose.

«Non c'è dubbio che chiunque, qualunque reato abbia commesso, ha diritto a un trattamento assolutamente adeguato alla dignità umana. Quello che però è successo io non sono minimamente in grado di riferirlo, perché si tratta di una competenza assolutamente estranea al ministero della Difesa, in quanto attiene da un lato ai carabinieri in servizio per le forze dell'ordine e quindi in dipendenza del ministero dell'Interno, dall'altro del ministero della Giustizia». 

Negli anni La Russaaveva continuato a difendere i militari dell’arma: «Quei carabinieri sono innocenti», disse a La7 nel 2015.

Ilaria Cucchi ha sempre tenuto La Russa tra i responsabili delle fake news circolate negli anni dopo la morte del fratello. Nel 2015 lo citava tra i destinatari dei suoi auguri di Natale. «Auguro buon Natale a tutti ma proprio a tutti. E lo dico col cuore. Buon Natale anche al signor La Russa, che da ministro della Difesa immediatamente dopo l'orribile morte di Stefano garantì a gran voce e ammonendo tutti che “i Carabinieri non c'entravano assolutamente”».

Ma anche nel 2017 La Russa non cambiò posizione: «Non è la prima volta che la procura accusa qualcuno di aver cagionato la morte del ragazzo, ma non sono poi stati condannati. Sarei molto cauto, io ho sempre difeso l'arma dei carabinieri e fino ad oggi non c'è alcuna responsabilità accertata».

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