Un parlamento a basso tasso di rinnovamento, con la maggior parte degli eletti che ha già frequentato la Camera o il Senato. I debuttanti assoluti sono infatti il 41 per cento, poco meno di 250, tra cui anche leader di primo piano, come Giuseppe Conte e Carlo Calenda, ed ex ministri che vivranno la loro prima esperienza da onorevoli.
Il dato sul ricambio è trainato inevitabilmente da Fratelli d’Italia, un partito che da solo ha portato nelle Aule 112 esordienti assoluti, oltre il 60 per cento della sua rappresentanza. Un fatto inevitabile, considerando la crescita avvenuta nel partito di Giorgia Meloni dal 2018 al 25 settembre scorso.

A tenere il passo, in materia di novità, è l’alleanza Sinistra-Verdi, che ha tuttavia un numero molto meno consistente di eletti: sono 16 in totale, con il 60 per cento alla prima esperienza. È chiaro che i nomi di Ilaria Cucchi e Aboubakar Soumahoro spiccano su tutti.

Nella compagine allestita da Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli si profila poi il primo caso di rinuncia al seggio: salvo ripensamenti dell’ultima ora, Francesco Emilio Borrelli non traslocherà a Roma per restare nel consiglio regionale della Campania lasciando spazio a Montecitorio alla compagna di partito, Fiorella Zabatta.

Poco rinnovamento

Sul podio, in materia di ricambio, figura poi il Movimento 5 stelle, spinto dal grande risultato al Sud, soprattutto in Campania, dove sono risultati vincenti alcuni candidati nei collegi uninominali dati per sfavoriti al momento della composizione delle liste.

Tra gli 80 deputati e senatori, il 40 per cento è formato da debuttanti, anche se molti di loro hanno già trascorsi importanti nelle istituzioni. Il caso principale è quello dell’ex presidente del Consiglio Conte. Ma non sono da meno l’ex ministro dell’Ambiente, Sergio Costa, e la sottosegretaria allo Sviluppo economico, Alessandra Todde, che è al Mise ormai da oltre 3 anni.

Giusto un gradino sotto, al 39 per cento di rinnovamento dei suoi parlamentari, c’è il Partito democratico, che ha portato alla Camera per la prima volta il vicesegretario, Giuseppe Provenzano, e soprattutto il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, che troverà tra gli stessi banchi il virologo Andrea Crisanti. La vicepresidente della Regione Emilia-Romagna, Elly Schlein, è un’altra esordiente nota.

Terzo polo, poche novità

Foto LaPresse

Se 5 stelle e Pd sono in linea con la media del rinnovamento dei parlamentari, decisamente meno lusinghiere sono le statistiche per il terzo polo di Carlo Calenda e Matteo Renzi.

La pattuglia di 30 eletti presenta il 27 per cento di volti nuovi, tra cui rientrano proprio Calenda, che nonostante sia stato già ministro ed eurodeputato non aveva mai avuto esperienze da parlamentare in Italia, così come la ministra per le Pari opportunità dei governi Conte 2 e Draghi, Elena Bonetti. Sulla soglia del 25 per cento, invece, è il numero di esordienti di Forza Italia, che al Senato ha puntato su quasi tutti parlamentari uscenti o comunque con qualche legislatura alle spalle: sono solo tre i senatori mai eletti prima delle ultime politiche.

Un debuttante, già mediatico, è il presidente della Lazio, Claudio Lotito, che siederà proprio a Palazzo Madama, dove aveva cercato di mettere piede già nell’ultima legislatura.

Giusto un po’ sotto il 25 per cento, invece, c’è la Lega, che paga lo scotto di un risultato al di sotto delle aspettative. Il tracollo elettorale ha portato alla rinuncia di un maggior turn over.

Di sicuro tra le new entry più significative, in quota leghista, c’è l’ex magistrata Simonetta Matone. Capitolo a parte per il drappello di Noi moderati, che conterà in totale su 9 parlamentari proponendo comunque tre volti nuovi, che valgono un onorevole 30 per cento sul tasso di rinnovamento, benché il dato sia inficiato dal ridotto numero di eletti.

I debuttanti da seguire

Nel gran ballo dei debuttanti c’è chi aspira a ritagliarsi uno spazio per uscire dal cono d’ombra dei peones, l’etichetta affibbiata ai parlamentari che si aggirano per il Transatlantico senza incidere in maniera importante. Chi dovrebbe lasciare un segno sulla legislatura è Fabio Roscani, 32 anni, presidente di Gioventù nazionale, il movimento giovanile di Fratelli d’Italia.

In prospettiva, secondo quanto si dice negli ambienti di destra, potrebbe diventare l’erede di Meloni. Ma prima gli toccherà fare tanta strada e mettersi in mostra alla Camera, dove porterà le sue battaglie contro la droga, già oggetto della sua iniziativa politica, e per le politiche sulla sicurezza.

Federico Freni, sottosegretario uscente, è il golden boy della Lega, destinato a raccogliere l’eredità di Giancarlo Giorgetti nel partito in termini di competenze economiche: nonostante la formazione da giurista, Freni ha fatto un’opera di apprendistato al Mef, sotto l’egida di Daniele Franco.

Da un’area diversa, invece, arriva Valentina Grippo, neo-deputata del terzo polo, che si candida a essere l’elemento di punta dell’alleanza di Azione e Italia viva in materia di digitalizzazione della Pubblica amministrazione, temi centrali nella sua attività al consiglio regionale del Lazio. È peraltro già portavoce del partito di Calenda, una posizione che è garanzia di visibilità.

Altro nome da segnare sul taccuino della legislatura che nasce è la pasionaria dell’ambientalismo, Eleonora Evi, che lascia l’Europarlamento per entrare a Montecitorio. Ex Movimento 5 stelle ha abbracciato il progetto di Europa verde, che l’ha indicata come co-portavoce insieme ad Angelo Bonelli, portandola all’elezione con l’alleanza Sinistra-Verdi. In agenda ci sono le battaglie sull’emergenza climatica, anche in ottica Pnrr.

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