Il flop dell’adunata dell’ultradestra europea, convocata da Matteo Salvini domani alle 10 alla Fortezza da Basso di Firenze, è ormai scritto, dopo il forfait della francese Marine Le Pen e dell’olandese Geert Wilders, che parteciperanno all’evento ma solo in video.

E allora il leghista cerca un piano B per rimediare all’insuccesso politico: prova a alzare la tensione in città. Impone ai suoi colonnelli – convocati nella parte delle truppe cammellate, si aspettano duemila leghisti – di esplodere una batteria di dichiarazioni contro la sinistra che dà il “malvenuto” all’incontro della peggio gioventù antieuropeista, «soffiano sul fuoco dell’odio e della paura», queste sono le parole della deputata toscana Tiziana Nisini, ma la musica è ripetuta da molti, «solo un pretesto per aizzare ad andare in piazza contro la Lega, non ci faremo intimidire».

Bandierone europeo

Domani a Firenze si svolgeranno almeno tre manifestazioni contro il laboratorio nero di Identità e democrazia, convocate dalle «forze democratiche della città medaglia d’oro per la Resistenza». Quelle della mattina si svolgono in contemporanea con l’iniziativa leghista. Alle 10 verranno depositati fiori in tre luoghi-simbolo: piazza Dalmazia, in ricordo di Samb Modou e Diop Mor, i senegalesi uccisi da Gianluca Casseri, attivista di CasaPound, nel dicembre del 2011; il ponte Vespucci per ricordare Idy Diene, ambulante senegalese ucciso nel marzo del 2018 dal pensionato Roberto Pirrone; e infine via Taddea, in memoria di Spartaco Lavagnini, sindacalista comunista assassinato dagli squadristi fascisti nel 1921. Alle 11 e 30 a piazzale Michelangelo sarà aperto un bandierone europeo lungo trenta metri, portato dall’associazione Europa Now. Lì, c’è scritto nella convocazione, «insieme testimonieremo la nostra visione di comunità, fatta di libertà, diritti e tolleranza».

Alle 15 invece partirà il corteo convocato da Firenze antifascista. Ma ormai sarà pomeriggio, e l’adunata della destra sarà già conclusa.

Insomma, tutti i diversi organizzatori escludono “contatti” fra le opposte fazioni. Che non si vada «oltre i toni ammissibili» se lo augura il sindaco Dario Nardella: «La Lega spera che ci sia una reazione sopra le righe di qualche manifestante, per poter acquistare visibilità e fare vittimismo. Non dobbiamo cadere nella loro provocazione, sarebbe un regalo». Non succederà, ne è certo Dmitrij Palagi, di Sinistra progetto comune: «Qui a Firenze la Lega è in crisi di consenso, quindi sceglie la provocazione, scommettendo sulla voglia di Nardella di farsi pubblicità in vista delle europee. È un atteggiamento irresponsabile. Ma la verità è che non si respira nessuna tensione per le strade, solo voglia di manifestare. Saranno un corpo estraneo e non gradito, ma alla città interessa ricordare che è antifascista e antirazzista, non perdere tempo dietro alle loro provocazioni».

Oggi, alla vigilia dell’appuntamento dei “neri”, Nardella, pronto a candidarsi per le europee per il Pd, ospiterà a palazzo Vecchio una riunione di giovani europeisti, ecologisti e progressisti.

L’invito agli Uffizi

Il sindaco non ha gradito affatto l’invito del direttore degli Uffizi, il tedesco Eike Schmidt, a sua volta in odore di candidatura a sindaco, a visitare il museo. «Ancora una volta gli Uffizi, simbolo di cultura, apertura, internazionalità, vengono piegati a operazioni di marketing politico», ha attaccato dai microfoni di Controradio. I leghisti toscani rispondono per le rime: «Prima dice no alla manifestazione del gruppo europeo Id a Firenze, oggi addirittura si lamenta perfino per l’ingresso agli Uffizi di chi non la pensa come lui». La visita, assicurano, è stata prenotata e pagata.

Ma non è questo il punto. Il punto è che Schmidt sa bene di essere un candidato sgradito alla Lega, in crisi di consensi in città (di sei consiglieri eletti ormai ne ha solo tre). E che Salvini gli potrebbe lanciare contro Susanna Ceccardi, già sconfitta alle regionali nel 2020. E allora l’incontro tra il vicepremier e Schmidt serve al direttore per provare a irretire il leader leghista. E non si svolge in una sede di partito ma nella suggestiva cornice del più importante museo statale italiano.

Salvini anche è disponibile a trattare, ma solo su Firenze, dove del resto ormai ha zero possibilità di indicare il candidato. La kermesse nera aveva un’ambizione più alta: in vista delle europee, sfidare Giorgia Meloni e la sua famiglia europea Ecr, i Conservatori riformisti. Che invece guardano verso i popolari come alleati della nuova Commissione.

Metsola di qua e di là

Contro il possibile ribaltone, contemporaneamente all’adunata di Firenze, domenica a Caserta la presidente del parlamento europeo, la popolare Roberta Metsola, ha scelto di iniziare il suo tour italiano al sud con l’europarlamentare Pd Pina Picierno, sua vice. L’occasione è la commemorazione di Ernesto Rossi, l’azionista e antifascista casertano autore del Manifesto di Ventotene con Spinelli e Colorni. Ma il punto politico dell’incontro è evidente: evitare che Meloni si butti tra le braccia dell’ultradestra (cosa che peraltro non ha intenzione di fare) e anzi capisca che senza i socialisti e i democratici nessuna maggioranza è possibile. Che però non è la linea esplicita del Pd: fin qui quasi tutti i dem pronti alla corsa europea giurano che non si alleeranno mai con l’Ecr di Meloni, (e sarebbe ben bizzarro che invece lo facessero, ma non irrealistico). Mercoledì Metsola incontrerà la presidente del Consiglio italiana.

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