Le Ong hanno incontrato la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese: «Bloccare le partenze, a scapito della tutela dei diritti umani e delle continue morti in mare, non potrà mai essere la soluzione» si legge nella nota congiunta delle organizzazioni diramata al termine, un riferimento ai piani recentemente resi noti dal presidente Mario Draghi. Le Ong hanno chiesto alla ministra di riportare agli altri ministeri competenti, soprattutto il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, la necessità di ristabilire il soccorso in mare e un intervento sui fermi amministrativi, infine che il ministero della Salute intervenga sui protocolli Covid e la gestione delle quarantene.

L’incontro

All’incontro hanno partecipato Emergency, Medici Senza Frontiere, Mediterranea, Open Arms, ResQ, Sea-Eye, Sea-Watch, Sos Méditerranée Italia. Dopo l’ennesima strage nel Mediterraneo costata la vita a 130 persone a fine aprile, le organizzazioni umanitarie avevano richiesto un incontro urgente al presidente del consiglio per discutere quali iniziative intraprendere per evitare altri naufragi. Il premier non ha preso parte al confronto. In un’ora e mezza, la ministra ha riferito ai rappresentanti delle Ong del soccorso in mare qual è la situazione italiana in merito alla gestione dei flussi migratori, resa più complicata dalla pandemia. Le Ong hanno sollecitato il coordinamento della Guardia costiera italiana nel Mediterraneo e hanno ribadito che fermi e quarantene sono misure che bloccano le ong per tanto tempo, mentre le partenze dal nord Africa non si arrestano.

«È stato un incontro di aggiornamento reciproco, speriamo ne seguano altri. – racconta Valentina Brinis, responsabile advocacy di Open Arms – Ci siamo trovati concordi sul fatto che tutti gli Stati europei devono fare la propria parte nell’accoglienza dei profughi›». Le ong registrano un’apertura alle istanze presentate: «La ministra si è detta disponibile a farsi portavoce presso gli altri ministeri».

Finanziamenti

Sulla questione libica, le Ong hanno toccato anche il tema dei fondi concessi dal governo italiano: «Questa forma di supporto e finanziamento – scrivono nel comunicato – va interrotta il prima possibile. Vanno trovate soluzioni di medio-lungo periodo per costruire canali sicuri di accesso regolare verso l’Europa. Ma, nel frattempo, non si può continuare a lasciare che le persone muoiano in mare o vengano riportate in un Paese dove sono costrette a subire abusi di ogni genere»

Nel 2021 almeno 500 persone sono annegate nel Mediterraneo centrale quest'anno (rispetto ai circa 150 morti registrati nello stesso periodo del 2020) secondo l’Organizzazione mondiale per le migrazioni. Una cifra senz’altro sottostimata, vista l’assenza di testimoni nel Mediterraneo da diverso tempo. Attualmente sono solo due le navi operative della flotta civile: la Aita Mari della ong spagnola Salvamento Maritimo Humanitario e la Geo Barents di Medici senza frontiere.

© Riproduzione riservata