Massimo Zedda (Partito progressista), Lei è il leader dell’opposizione in regione Sardegna, una regione  governata dalla destra che si trova di fatto separata dall’Italia. Di nuovo i collegamenti sono al palo, di nuovo si va verso la chiusura anticipata il regime di continuità territoriale aerea da e per la Sardegna. Che sta succedendo?
Il governo regionale non ha ancora pubblicato il bando per la continuità territoriale, le compagnie aeree, per ora, stanno garantendo i collegamenti, ma qualche settimana fa hanno scritto alla Regione dichiarando che dal mese di febbraio non potranno più garantire il servizio di trasporto. Oggi è impossibile prenotare un volo per il 2023, i siti di Ita e di Volotea non consentono prenotazioni dopo la metà di febbraio. Per l’ennesima volta la Sardegna è isolata, a causa dei ritardi e dell’inefficienza della Giunta regionale.

Perché?
È da tre anni e mezzo che non fanno nulla e questo, da anni, sta comportando l’isolamento della nostra Isola. A questo disastro si aggiunge quello sulla mobilità interna, non ci sono progetti sulle tratte ferroviarie, non sono stati in grado di proporre niente di serio per ottenere i fondi del Pnrr. Nonostante Nuoro sia l’unico capoluogo di provincia in Italia a non avere un collegamento ferroviario degno di questo nome. Non ci sono più scuse neanche sui lavori di manutenzione delle strade: da un anno il presidente della Regione è commissario straordinario ed è responsabile anche delle viabilità statale. L’Anas non è mai stata rapidissima, ma ora c’è il blocco dei cantieri e la colpa è del presidente della Regione. 

Il presidente Solinas voleva candidarsi alle elezioni nazionali, ma la Lega ha chiuso le porte al PSd'Az. Finisce l’equivoco della destra, per la Lega “prima gli italiani” non comprende i sardi?
Si sarebbe voluto candidare, ma gli è andata male. Per La lega non c’è mai stato un “prima i sardi”, “prima i meridionali” e neanche un “prima gli italiani”. Per loro, per primo, c’è sempre stato solo il potere e per ultimi i bisogni delle cittadine e dei cittadini. Per noi è una storia antica, ogni dominazione, ogni incursione, ha trovato tra i sardi connivenze e opportunismi e servilismo.

Eppure l’opposizione sarda, unendosi, aveva la possibilità di cambiare segno alla regione. Perché avete perso questa occasione?
I sondaggi hanno detto che le forze riformiste, democratiche, progressiste e di sinistra se fossero state unite avrebbero vinto le elezioni. Vedremo tra qualche giorno se i voti reali corrisponderanno a queste previsioni, ma è indubbio che presentarsi divisi contro una destra unita sia stato uno sbaglio, un’occasione persa, non per noi, ma per l’intero Paese. 

All’orizzonte ci sono le prossime amministrative e le regionali. Sarà possibile un ritorno al dialogo?
Lo ritengo indispensabile. Da parte nostra, come forza progressista, in Sardegna e a livello nazionale, ci siamo spesi e continueremo a impegnarci nel ruolo di ricostruzione di rapporti nella ricerca dell’unità. In Sardegna l’opposizione in consiglio regionale è unita, il centrosinistra lavora insieme con il Movimento Cinque stelle, questo è un valore e servirà per il futuro. 

A livello nazionale però Conte dice che non si siederà più al tavolo con Letta.
Dopo il 25 settembre sarà fondamentale ritrovare l’unità e la sintonia sui programmi per un’alleanza tra le forze che si oppongono a questa destra. E certo non solo per le regionali e per le amministrative, non per una vittoria alle elezioni e una sconfitta della destra, ma perché dobbiamo avere l’ambizione di migliorare le condizioni di vita delle cittadine e dei cittadini, correggere i danni sulla sanità e dare opportunità di sviluppo e di lavoro. 

La sinistra è tormentata dalle divisioni. Voi del Partito progressista sostenete la lista rossoverde: si tratta in prospettiva di una possibilità realistica di unità o si rivelerà un nuovo cartello elettorale, visto anche che i "rossi di Si" e i "verdi" di Europa verde fanno parte di due diverse famiglie europee?
Ogni voto in più all’alleanza verdi e sinistra sarà un incentivo alla creazione di una forza politica progressista, ambientalista e di sinistra. Dallo scioglimento di Sinistra ecologia e libertà nessuno è stato in grado di dare una casa a tante e tanti che si sentono orfani politici. Sono tantissime le reti civiche, le associazioni, i giovani, coloro che cercano un lavoro, che vorrebbero stipendi dignitosi e le persone, impegnate nelle istituzioni, nelle professioni, nell’intrapresa economica, che aderirebbero a un movimento politico serio, capace di interpretare i bisogni e di proporre soluzioni concrete. Se abbiamo davvero a cuore il futuro del nostro Paese, se siamo d’accordo sul bisogno primario di salvaguardare l’ambiente, se condividiamo l’idea di una società più giusta, dell’estensione dei diritti non ci sono ragioni per restare divisi.

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