Laura Boldrini, con l’elezione di Mattarella hanno vinto i peones del parlamento?

Parla di peones chi vuole svilire e dileggiare il ruolo dei parlamentari. Sono rappresentanti del popolo, e sono stati eletti democraticamente. Peones è offensivo.

Non si offenda, riformulo: hanno vinto i parlamentari non notissimi, quelli che hanno organizzato il voto segreto pro Mattarella dalle prime chiame?

In una situazione così complessa la soluzione era solo Mattarella. Una maggioranza che racchiude insieme gli opposti non può trovare una sintesi, tanto più che Salvini pretendeva un presidente di destra senza avere i voti. Una pretesa che ha creato un pantano. E qui il parlamento ha deciso di esercitare le proprie prerogative verso l'unica strada possibile, che peraltro incrociava un sentimento diffuso nel paese.

Mattarella è stato il rifugio dei partiti che non potevano fare un altro presidente?

Mattarella era la soluzione più realistica. Bisognava prendere atto di una situazione del tutto unica, la gran parte dei presidenti nel passato era stata eletta con maggioranze delimitate. Lo stesso Mattarella nel 2015. I partiti hanno dovuto prendere atto che la strada era solo quella che usciva dall'aula di Montecitorio. Il parlamento ha anticipato una conclusione, poiché i leader sono rimasti a lungo bloccati in un negoziato senza via d’uscita.

I leader sono stati lenti?

C'è stata una sinergia, hanno preso atto che il parlamento si stava esprimendo. Ma la democrazia ha le sue procedure, la narrazione secondo cui facevamo manfrine e perdevamo tempo è falsa. Basta guardare al le elezioni del passato. Andiamo al risultato: abbiamo fatto in modo che il governo non subisse scossoni e che al Colle restasse un uomo affidabile e apprezzato in Italia e all’estero. Quale sarebbe il fallimento? Poi certo, non si può negare che all'interno di alcuni partiti siano scaturiti terremoti, soprattutto a destra e nel M5s. 

L'immagine del parlamentare “fancazzista” non ha ragione di esistere? 

A fronte di qualche improbabile personaggio, la stragrande maggioranza dei parlamentari si è assunta una responsabilità. Altro è dire che per l’elezione del Presidente della Repubblica serve un sistema più trasparente ed efficace, ma le caricature non servono.

I partiti si sono schierati contro Draghi?

È semplificatorio, spostare Draghi avrebbe potuto significare crisi deI governo e di sistema. I partiti lo vogliono alla guida del governo.

Salvini ha lanciato nelle urne Maria Elisabetta Casellati, che ha perso malissimo. È stato opportuno trascinare nell’arena la presidente del senato?

È stato un modo cinico e spregiudicato di contarsi sulla seconda carica dello stato, che anzi doveva essere preservata. Anche perché la presidente Casellati è una militante di Forza Italia, molto caratterizzata, chiaramente non sarebbe stata votata dagli avversari politici.

Un'immagine simbolo di questa settimana è Casellati che mentre fa lo spoglio delle sue schede compulsa il cellulare. Brutto spettacolo. O no?

In un’occasione così solenne andava evitato di stare costantemente al telefonino. Tanto più che lei era anche candidata.

E Elisabetta Belloni? Anche lei ricopre una carica istituzionale, e anche molto particolare.

È vero che non c'è un divieto, ma è inopportuno che la capa dei servizi segreti assurga al Colle. Detto questo, è una persona in gamba, di valore, che ha dato lustro alla Farnesina.

Casellati no, Belloni no, donne no, alla fine?

Il punto è trovare il profilo giusto, sia per un uomo che per una donna. Così come non tutti gli uomini sono uguali, neanche le donne lo sono. Dire “abbiamo una donna” è discriminatorio e goffo. Non ho mai sentito dire “abbiamo un uomo”.

Però poi è arrivata una lamentazione generale perché il nuovo presidente non era una donna.

In questo momento era difficile fare la sintesi su qualsiasi figura. Ma quello di avere una donna autorevole al Quirinale resta un obiettivo da perseguire.

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