Dopo il silenzio di Meloni il capo dello Stato parla del Medio Oriente: in settimana l’incontro con il papa e le piazze divise della sinistra
Una settimana di appuntamenti in cui in Italia si discuterà molto del destino della Striscia di Gaza. E di quale sarà la posizione politica di Roma nei prossimi sviluppi. Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha colto l’occasione del tradizionale ricevimento al Quirinale, alla vigilia della festa della Repubblica del 2 giugno, per tracciare la via.
«È inaccettabile il rifiuto di applicare le norme del diritto umanitario nei confronti dei cittadini di Gaza» ha detto nel suo discorso. Punto secondo: «Si impone, subito, il cessate il fuoco. In qualunque caso, è indispensabile che l’esercito israeliano renda accessibili i territori della Striscia all’azione degli organismi internazionali, rendendo possibile la ripresa di piena assistenza umanitaria alle persone».
Il capo dello stato ha trovato parole chiare dove il governo, nonostante qualche recente timida presa di posizione, continua a tacere. «Che venga ridotta alla fame un’intera popolazione, dai bambini agli anziani, è disumano». Una linea netta è arrivata anche nei confronti dell’azione dei coloni israeliani: «È grave l’erosione di territori attribuiti alla Autorità nazionale palestinese. I palestinesi hanno diritto al loro focolare entro confini certi».
Ugualmente, «questa prospettiva e la sicurezza di Israele – elementi imprescindibili – appaiono gravemente minacciate dalla semina di sofferenza e di rancore prodotta da quanto sta accadendo». Non è mancato un accenno al rischio di una recrudescenza dell’antisemitismo e la richiesta di restituire immediatamente tutti gli ostaggi ancora nelle mani di Hamas, «odiosamente rapiti e ancora trattenuti, che vanno immediatamente liberati».
Il papa e le piazze
Mattarella è intervenuto anche sulla guerra in Ucraina. «Da più di tre anni sta opponendo una strenua resistenza all’aggressione della Federazione russa. Nel confermare il nostro fermo e convinto sostegno a Kiev, continuiamo a lavorare perché si possa giungere a una pace che sia giusta, complessiva e duratura» ha detto il presidente.
Un’indicazione anche per quanto riguarda la ricerca di una soluzione pacifica ai conflitti nel mondo: «La pace non è un ideale per anime ingenue, stroncato poi dal severo giudizio della storia. La pace è esperienza che statisti lungimiranti hanno saputo pazientemente costruire: occorre proseguirne l’opera».
In mattinata, il presidente aveva anche chiamato Giorgia Meloni per esprimerle vicinanza dopo il post violento nei confronti di sua figlia pubblicato da un professore campano.
Il discorso del pomeriggio, tuttavia, si è spinto su posizioni da cui Meloni è restata finora ben lontana. E il tempismo non è casuale: il ricevimento è il primo di tre appuntamenti che incideranno (oppure no, a seconda di cosa sceglierà di fare la premier) un cambiamento della linea italiana sul conflitto in medio oriente.
Venerdì, infatti, il capo dello stato sarà ricevuto da papa Leone XIV, che ha già fatto dell’attenzione ai conflitti in corso la cifra delle prime settimane del suo papato. Improbabile che uno dei temi sul tavolo non sia proprio il posizionamento dell’Italia su quello che sta succedendo nella Striscia per mano dell’Idf, criticato ormai apertamente anche da altri governi europei, non solo quelli tradizionalmente più vicini alla causa palestinese: perfino a Berlino si sta valutando di interrompere la fornitura di armi in direzione Tel Aviv.
Gli altri due appuntamenti sono le due piazze separate (ma che vengono sostenute entrambe dai riformisti dem) del centrosinistra sulla questione mediorientale del 6 e del 7 giugno: nonostante i rimpianti per non essere riusciti a mettere in piedi una sola piazza, Matteo Renzi e Carlo Calenda andranno da un lato, Elly Schlein, Giuseppe Conte, Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli dall’altro. Forse un dispiacere per chi – sempre nel rispetto di esistere di Israele e nella piena condanna dell’antisemitismo – raccomanda dai giardini del Quirinale una voce forte nella richiesta delle condizioni di sopravvivenza minima per la popolazione nella Striscia.
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