C’è un accordo segreto di cui all’interno della Lega nessuno vuole parlare. No comment, hanno risposto tutti gli interessati e i firmatari del documento. Si tratta di una scrittura privata del valore di oltre 400mila euro firmata a luglio 2022.

Due mesi fa, dieci giorni prima della fine del governo di unità nazionale di Mario Draghi e con Matteo Salvini leader della maggioranza. Il documento, ottenuto da Domani, rivela che il vecchio partito, la Lega Nord, ha accettato condizioni molto sfavorevoli per saldare un debito con l’imprenditore Francesco Barachetti, al centro del recente scandalo sui fondi pubblici regionali distratti dai commercialisti del partito e per questo condannato a 5 anni.

Pena durissima per lui che era soltanto un ingranaggio del sistema e non il regista a differenza dei due professionisti leghisti, che in primo grado hanno subito un verdetto di 4 anni e 8 mesi e di 5 anni. Il primo giudizio contro i tre è del 2021.

L’atto sul saldo del debito è tra Pontida Fin-la società finanziaria controllata dalla Lega Nord che gestisce il patrimonio immobiliare del vecchio partito- e Barachetti service, l’azienda della provincia di Bergamo entrata nel giro leghista con l’arrivo dei contabili poi finiti in disgrazia. L’impresa dell’amico imprenditore si occupa di edilizia, impiantistica e ristrutturazioni.

Il biennio 2017-2020 per Barachetti è un periodo d’oro. Il fatturato della piccola ditta di Casnigo, nelle valli bergamasche, cresce a dismisura. Incassa bonifici da Pontida Fin e Lega Nord per un valore di oltre 2 milione di euro. Cifre notevoli, giustifcate con causali generiche di saldo fattura.

La motivazione ufficiale su questo flusso di pagamenti continui a Barachetti, data a suo tempo dal tesoriere Giulio Centemero. «È un fornitore del partito e si occupa di manutenzione degli immobili di proprietà». Non è mai però stato fornito l’elenco dei lavori fatti.

Il documento

Con la scrittura privata, ottenuta da Domani, ora sappiamo che dopo la condanna di Barachetti la Lega ha continuato a pagare e ad affidare lavori all’imprenditore, che a differenza di un altro indagato non ha mai collaborato con i magistrati.

Dunque il partito, che non si è costituito parte civile nel processo contro i suoi commercialisti e il fornitore, non ha ritenuto interrompere la collaborazione. Come se rubare soldi pubblici a regione Lombardia (amministrata dalla Lega) non costituisse un danno di immagine per il partito. Non lo è a tal punto da non scaricare la ditta dello scandalo.

L’accordo recentissimo, tra nuovi affidamenti e debiti pregressi con l’azienda bergamasca, garantisce a Barachetti una somma di quasi mezzo milione di euro, da aggiungere a quelli già percepiti fino al 2019. In pratica grazie alla Lega a conduzione Salvini, Barachetti ha messo in cassa più di 2,5 milioni di euro.

Un flusso costante negli anni in cui il segretario piangeva miseria e spiegava agli italiani che il suo partito era stato “ucciso” dalla sentenza dei giudici di Genova con la quale obbligavano il partito a restituire i 49 milioni di euro frutto della truffa sui rimborso elettorali.

I punti dell’accordo

Nell’atto tra Pontida Fin e Barachetti si legge: «Nel corso degli anni 2020 e 2021, Barachetti ha svolto, a favore di Pontida, una serie di prestazioni di servizi in ambito edile e impiantistico in forza delle quale ha provveduto ad emettere le relative fatture di vendita; alla data odierna Barachetti vanta nei confronti di Pontida un credito pari ad euro 399.679,98».

In questo elenco di ricevute non esiste però un riferimento al tipo di lavori svolti. Il debito è suddiviso in rate mensili di 28.548 euro, da versare a partire da luglio scorso. Quattordici rate, che appesantiscono il bilancio della società e del partito, già gravato dal mega debito di 49 milioni di euro con lo stato, da saldare con rate annuali da 600mila euro annui.

Nella scrittura sono indicati pure altre prestazioni extra, fuori cioè dai 399mila euro di debito. Le parti scrivono di «servizi tecnico professionali», costo 11.500 euro. E di una proposta di lavori edili del valore di 54mila euro per la «ristrutturazione e messa in sicurezza di una tettoia allocata nel compendio immobiliare di Via Carlo Bellerio».

Neppure quest’ultima è inclusa tra le prestazione 2020/2021 oggetto del debito da 399mila euro, perciò un ulteriore extra pagato dalla Lega alla ditta. Di certo non risultano attualmente lavori in corso in via Bellerio. Non esiste un cantiere visibile. Extra da pagare sono anche le pulizie, servizio garantito tuttora da Barachetti, per la quale Pontida Fin «provvederà regolarmente al pagamento».

Non è finita, perché c’è un contratto di appalto tra Pontida Fin e Barachetti «relativo alla ristrutturazione dell’area denominata ex Tele Padania», sempre nel complesso di via Bellerio. Appalto siglato nel 2020, sul quale però qualcuno deve averci ripensato.

La scrittura privata in questione di luglio 2022, infatti, specifica che Pontida ha chiesto di interrompere le opere commissionate. Nel frattempo però a Barachetti andranno pagate due fatture per progetti e servizi edili preliminari. Inoltre nel caso in cui in futuro i leghisti dovessero decidere di avviare nuovamente i lavori, garantiscono a Barachetti «un diritto di prelazione per i prossimi 5 anni a parità di condizioni economiche e contrattuali».

Il passaggio finale dell’accordo è una clausola di salvaguardia per la Lega: «Barachetti dichiara sin d’ora di non avere null’altro a che pretendere per qualsivoglia ragione e/ o causa anche solo indirettamente connessa con quanto alla stessa da queste(Lega Nord e Pontida Fin, ndr) commissionato fino al 31/12/2021».

Silenzi imbarazzati

Cosa potrebbe pretendere in futuro Barachetti per «qualsivoglia ragione o causa anche solo indirettamente connessa» con quanto affidato dal partito? Nessuno ha voluto risponderci. Né Davide Franzini, amministratore Pontida Fin e firmatario della scrittura privata, il quale ha replicato con una mail evasiva: «Lei, più che riportare fedelmente fatti di cronaca, persegue un fine meramente strumentale, volto a rappresentare i suoi pregiudizi ideologici e quelli dell’editore per cui lavora... Umberto Eco, in ‘Numero Zero’, narrava di un nuovo quotidiano che si chiamava ‘Il Domani” perché non serve più raccontare ‘alla sera’ le notizie di ieri ma bisogna crearle...».

Nessuna risposta da Barachetti e la sua compagna, socia dell’azienda. Silenzio persino da due membri dell’organo federale di controllo sull’amministrazione del partito: «Non siamo tenuti a parlare». Silenzio e imbarazzo per questo accordo molto favorevole per l’imprenditore a conoscenza di molti segreti finanziari del partito, decisamente gravoso per le casse del movimento di Salvini.

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