Un’ora di incontro a palazzo Chigi sul tema migratorio, tenuto top secret e comunicato solo alla sua conclusione. Il dossier migranti è ancora il fronte più preoccupante dentro il governo, dopo la disastrosa gestione del caso del naufragio di Cutro e delle nuove vittime in zona Sar libica. Sono infatti attesi a Pozzallo i 17 superstiti del naufragio in cui 30 persone risultano disperse.

Per questo, la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha riunito il ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi, quello della Difesa, Guido Crosetto, e i vertici dell'intelligence, la direttrice del Dis Elisabetta Belloni e il direttore dell'Aise Giovanni Caravelli.

. Alla riunione erano videocollegati, perché in missione all’estero, anche i due vicepremier, Matteo Salvini e Antonio Tajani.

Formalmente, sul tavolo non ci sarebbe stata solo la questione dei migranti ma anche quello della sicurezza, tuttavia è evidente quale sia l’emergenza attuale a cui il governo deve fare fronte. Il merito dell’incontro è ancora sotto silenzio, tuttavia bastano i nomi dei partecipanti: Meloni ha deciso di convocare una sorta di cabina di regia per riprendere le redini di una questione che sembra essere sfuggita di mano al governo.

Il decreto legge approvato nel consiglio dei ministri della settimana scorsa, infatti, non contiene risposte concrete e operative per far fronte al fenomeno e nemmeno per rimettere ordine nella catena di comando.

La presenza di Crosetto

Peculiare soprattutto la presenza del ministro della Difesa, Crosetto. Necessaria visto che, secondo fonti di governo, si è parlato anche della sicurezza. Tuttavia il suo nome è stato al centro di un piccolo giallo: l’articolo 10 del decreto legge, inserito e poi stralciato in sede di approvazione, che affidava alla Marina militare e quindi alla Difesa il coordinamento delle attività in mare.

Sarebbero state le pressioni della Lega, che con Piantedosi coordina la Guardia di finanza e con Salvini la Guardia costiera, a far saltare l’articolo. Secondo Meloni, invece, sarebbe stato lo stesso Crosetto a chiederne prima l’inserimento e poi l’eliminazione.

In ogni caso, il dossier migranti è diventato troppo spinoso per lasciarlo nelle mani solo della Lega. La premier questo l’ha capito, tanto da aver scritto personalmente alla Commissione Ue per chiedere supporto europeo. Un parziale commissariamento dell’alleato, che però non risolve il problema concreto di come gestire i futuri sbarchi e le potenziali tragedie connesse.

A quanto risulta da fonti interne, infatti, il governo sarebbe tornato a discutere dell’ipotesi di un coinvolgimento della Marina militare nel coordinamento delle iniziative per individuare i barconi in acque italiane.

La Marina, infatti, sarebbe in possesso nella sua flotta degli strumenti tecnologici migliori per questo tipo di attività.

Nessuna conferma, tuttavia, visto anche lo stralcio dell’articolo 10 dal decreto.

Il presunto ruolo del russi nelle migrazioni

All’esito del vertice, è tornata a emergere anche un’altra linea del governo, sulle spiegazioni della crescita del flusso migratorio.

«Mi sembra che ormai si possa affermare che l'aumento esponenziale del fenomeno migratorio che parte dalle coste africane sia anche, in misura non indifferente, parte di una strategia chiara di guerra ibrida che la divisione Wagner, mercenari al soldo della Russia, sta attuando, utilizzando il suo peso rilevante in alcuni paesi africani», ha scritto in una nota il ministro Crosetto. «Ue, Nato e Occidente, così come si sono accorti che gli attacchi cyber facevano parte dello scontro globale che il conflitto ucraino ha aperto, oggi sarebbe opportuno capissero che anche il fronte sud europeo sta diventando ogni giorno più pericoloso».

Il messaggio del ministro della Difesa è quello di chiedere un intervento dell’Alleanza atlantica sul tema dei migranti, perchè il rapporto «rischia di incrinarsi se i paesi più esposti a ritorsioni di vario tipo (come aprire i “rubinetti” dell'immigrazione da parte di alcuni Stati) vengono lasciati soli».

Un intervento di tenore analogo è stato ripetuto anche dal ministro degli Esteri, Antonio Tajani, al termine dell'incontro con il premier Benyamin Netanyahu a Gerusalemme. Il ministro, infatti, ha sottolineato la sua «preoccupazione» perchè «molti migranti arrivano da aree controllate dal gruppo Wagner. Non vorrei ci fosse un tentativo di spingere migranti verso l'Italia».

Per ora non esistono rapporti pubblici che confermino un rapporto di causalità tra russi e flussi migratori. Tuttavia nel luglio scorso il quotidiano Repubblica aveva scritto – citando fonti della sicurezza – che «La Libia è un cannone puntato sulla campagna elettorale: l’immigrazione è forse l’arma più potente per chi ha interesse a destabilizzare e, dunque, a interferire sul voto di settembre».

Secondo l’ipotesi dell’intelligence, il Cremlino potrebbe usare la sua influenza in Cirenaica per aumentare le partenze dei migranti.

Le coste della Libia, infatti, sono sotto il controllo delle milizie del generale Haftar, con il sostegno dei mercenari russi del Gruppo Wagner. In particolare dai porti di Derna e Tobruk, per per molto tempo erano rimasti “dormienti” stanno cominciando a partire molti più barconi rispetto agli ultimi due anni.

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