Queste prime settimane dell’esecutivo di Giorgia Meloni hanno messo in luce un primo tratto problematico: scarsa dimestichezza con la diplomazia internazionale e con il tipo di comunicazione che essa richiede, in particolare su una questione delicata come quella migratoria.

La presidente del Consiglio e i suoi ministri, in particolare quello dell’Interno Matteo Piantedosi e quello delle Infrastrutture Matteo Salvini, hanno dimostrato di non essere in grado di selezionare accuratamente le fonti di informazione sulle quali si basano per rilasciare dichiarazioni, soprattutto quelle di grande impatto internazionale.

Una frase poco attenta in un comunicato stampa, infatti, può avere poca risonanza in Italia ma provocare effetti all’estero, dove ogni mossa del nuovo governo italiano viene attentamente scrutinata.

La prima gaffe è quella in cui è incappata la premier Meloni, per seguire nella sua comunicazione social il ministro Salvini.

Il caso della Ocean Viking

Il pasticcio diplomatico con la Francia sul caso della nave ong attraccata al porto di Tolone invece che in uno italiano è nato dopo un maldestro comunicato stampa di Palazzo Chigi.

Alle 15.30, l’Ansa di Parigi batte un’agenzia in cui si legge che la Francia «si prepara ad aprire il porto di Marsiglia alla nave Ocean Viking, o nella notte fra mercoledì e giovedì o nella giornata di giovedì. Dipenderà da quando lascerà il sud del Mediterraneo». A dirlo all’agenzia italiana è «una fonte del ministero dell'Interno francese».

Nessuna conferma ufficiale, quindi, ma è una fonte legata al ministero dell’Interno a rivelare questa notizia.

Appena un’ora dopo, alle 16.30, il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini pubblica un post su Facebook che dice «Ocean Viking, la Francia aprirà porto. Bene così! L'aria è cambiata», interpretando politicamente l’indiscrezione. Meloni ha detto in conferenza stampa di aver aspettato appunto otto ore e poi di aver rilasciato una nota di palazzo Chigi solo sulla base del lancio dell’Ansa ma senza aver preso contatti per le vie diplomatiche o ufficiali e senza aver sentito la stessa nave ong per avere conferma che la Francia avesse offerto il porto.

«La Francia aveva dichiarato o voi - ha detto rivolta ai giornalisti - avete scritto, che il ministero degli interni francese avrebbe accolto l'Ocean Viking», sono state le parole di Meloni, confermando di non aver cercato contatti diplomatici o ufficiali con l’Eliseo per confermare la notizia che, come specificava l’agenzia italiana, veniva da fonti non dichiarate.

Questo ha provocato la dura reazione francese, che è rientrata solo dopo una telefonata distensiva tra il capo dello Stato, Sergio Mattarella, e il presidente francese Emmanuel Macron.

Il caso Frontex

Ma la pratica di non verificare le informazioni delle agenzie, cercando i report ufficiali o le conferme di prima mano delle autorità competenti, ha contagiato anche il Viminale.

Nella sua relazione al parlamento sulla gestione delle navi ong e in particolare della Ocean Viking, il ministro Matteo Piantedosi ha detto che un report di Frontex, l’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera, conferma la teoria del “pull factor”, ovvero che le navi ong sarebbero un fattore di attrazione per «i migranti che si sentono rassicurati dalla presenza in mare di tali assetti» e «le organizzazioni criminali dedite al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, le quali plasmano il loro modus operandi» in rapporto alla presenza di navi.

Anche in questo caso, però, la fonte è stata solo una agenzia dell’italiana Adnkronos e il riferimento non è ad un report pubblico che possa essere letto per intero o consultato.

Si tratta, stando all’Adnkronos, di un «document riservato» relativo al periodo 1 gennaio – 18 maggio 2021 ma mai divulgato. Proprio per vederci chiaro sull’esistenza del documento, è stata proprio la Lega a presentare la settimana scorsa una interrogazione alla Commissione Ue per sapere se l’Ue è a conoscenza del documento e perchè non lo rende pubblico.

Attenendosi alle informazioni pubbliche, invece, uno studio condotto dall’European University Institute su dati 2014-2019 sostiene che i numeri smentiscono correlazioni tra le partenze dalla Libia e la presenza di navi Ong nella zona. Secondo i dati ufficiali, inoltre, nella forbice temporale del 2021 citata nel report misterioso, la media di migranti partiti ogni giorno dalle coste libiche è di 125 con le ong presenti nell’area e 135 senza.

Difficilmente questa approssimazione comunicativa sarà pagante per il governo Meloni, soprattutto quando cerca di rivendicare politicamente anche agli occhi degli Stati esteri le proprie scelte ma, per farlo, si basa su informazioni non abbastanza accuratamente raccolte.

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