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Meloni scivola nel comizio, più che sugli alleati conta sulle opposizioni

LaPresse
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  • Orgoglio della destra radicale, cancellazione dell’antifascismo della Resistenza, e molti slogan. Il primo discorso della prima premier prova il numero impossibile di rassicurare i suoi elettori e le cancellerie europee. 
  • Evoca per nome le donne che hanno «rotto il pesante tetto di cristallo», ma poi non spiega con quali soldi terrà gli asili nido aperti «fino all’orario di chiusura degli uffici e dei negozi».
  • Gli alleati sono bacchettati come sostenitori di governi «senza mandato popolare». Per questo la stabilità del governo conta più sulla divisione delle opposizioni che sulla coesione della maggioranza. Una parola di Berlusconi, oggi al senato, può fare più danni di un do di petto della minoranza. 

È il discorso in cui Giorgia Meloni chiede la fiducia agli alleati, ma in realtà gli alleati, che in serata le votano la fiducia, sono quelli più maltrattati. Esordisce ricordando che negli ultimi «dieci anni» si sono «succeduti governi deboli, senza un chiaro mandato popolare, incapaci di risolvere le carenze strutturali di cui soffrono l’Italia e la sua economia». Ce l’ha con i governi di larghe intese delle ultime due legislature, ma in particolare ce l’ha con Giuseppe Conte e Mario Draghi

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