Le accuse contro l’ex sindaco di Riace Mimmo Lucano sono crollate come un castello di sabbia. La Corte d’appello di Reggio Calabria ha condannato Lucano a 1 anno e 6 mesi: un decimo di quanto chiesto dalla procura. È stato assolto da quasi tutti i capi di imputazione, un paio sono andati in prescrizione, e si è arrivati così all’esito drasticamente ridotto rispetto alla condanna in primo grado a oltre 13 anni.

La procura generale aveva chiesto per questo secondo grado di giudizio la condanna a 10 anni e 5 mesi di carcere per l’ex sindaco di Riace e principale imputato del processo “Xenia”, nato da un'inchiesta della guardia di Finanza sulla gestione dei progetti di accoglienza dei migranti nel piccolo paese della Locride. Un processo che lo vedeva alla sbarra insieme ad altre 16 persone. La Corte le ha assolte tutte tranne Maria Taverniti. Le accuse erano pesanti: associazione a delinquere e peculato, frode, falso in atto pubblico, abuso d’ufficio e truffa. È rimasta solo una condanna per falso, e sono andate in prescrizione le accuse di falso per un mancato pagamento Siae, e di abuso d’ufficio per l’affidamento del servizio di raccolta dei rifiuti.

L’ex sindaco che non era presente al verdetto, si è commosso, e ha difeso la giudice Iolanda Apostolico, attaccata da giorni da Matteo Salvini per aver bocciato i decreti del governo sui migranti: «Ci sono delle connessioni tra tutte queste storie di giudici che fanno prevalere il senso più autentico di rispetto della vita umana».

La lunga camera di consiglio

«È stata una lunga camera di consiglio, ben sette ore, ma possiamo dirci completamente soddisfatti», ha detto l'avvocato Andrea Daqua. Che festeggia: «È rimasta un'ipotesi residuale ma vedremo in Cassazione se è fondata o meno. Il processo è stato completamente demolito». E ancora: «Non abbiamo mai messo in dubbio l'onestà di Mimmo. Mimmo non ha mai commesso alcun reato e la sentenza di oggi lo certifica. Anche il più grave tra i reati per i quali era indagato, quello di essere promotore di un'associazione a delinquere, è crollata completamente».

La giustizia, ha detto ancora Lucano,  «non può essere l'espressione di chi vuole far passare delle leggi repressive. Oggi Riace riprende la sua fisionomia, un'idea possibile di dimensione umana, è quello che non volevano dimostrare. Riace non è stata una storia criminale ma profetica».

Sulla crisi migratoria, per l'ex sindaco si scontrano due idee contrapposte. «Una è quella della disumanità, della discriminazione e dell'egoismo, quella di chiudere i porti e rafforzare i confini. L’altra è quella che aprire gli orizzonti e tener conto dei disagi che vivono gli esseri umani che incontri. Questo, a Riace, si trasforma in un'opportunità per il territorio».

La prima condanna

Il Tribunale di Locri a settembre del 2021 lo aveva condannato a 13 anni e 2 mesi di reclusione, e 700mila euro di danni per la gestione dei progetti di accoglienza per i migranti (ma c’è anche la gestione dei rifiuti, il mancato pagamento della Siae e altri illeciti amministrativi), nonostante Riace sia stata lodata in tutto il mondo, e gli stessi giudici abbiano descritto i progetti come figli di un’utopia. Alla fine dovrà rifondere per 1.400 euro la Siae per le spese processuali.

Dal processo è stato dimostrato che Lucano non ha tratto benefici per il suo conto corrente. Enrico Fierro, che aveva seguito la storia di Mimmo Lucano su queste pagine, sin da subito aveva raccontato come non si fosse mai arricchito e la fallacia dell’impianto accusatorio. Nelle motivazioni della sentenza di primo grado i giudici trovavano la colpa nel «comportamento omissivo, che era stato tenuto per bieco calcolo politico».

E ancora: «Nulla importa che l’ex sindaco di Riace sia stato trovato senza un euro in tasca», perché, si leggeva, «ove ci si fermasse a valutare questa condizione di mera apparenza, si rischierebbe di premiare la sua furbizia, travestita da falsa innocenza».

Per i difensori, Andrea Daqua e Giuliano Pisapia, si tratta di un processo politico, in cui sono stati fatti anche errori. Durante il processo d’appello sono state aggiunte nuove intercettazioni e contestate trascrizioni della guardia di finanza da quelle precedenti. Nelle motivazioni d’appello i due legali avevano parlato di «lettura forzata se non surreale dei fatti».

Dopo la sentenza di primo grado era scaturito in ambito internazionale un appello firmato dal linguista Noam Chomsky, dall’ex capitana Sea Watch Carola Rackete, fino al leader della sinistra francese Jean-Luc Mélenchon perché venissero ritirate le accuse a suo carico.

La lettera

Alle ultime elezioni regionali si era candidato in appoggio a Luigi de Magistris, ma non è stato eletto. Non ha smesso di lavorare. Il 20 settembre l’ex sindaco di Riace ha consegnato una lettera alla Corte: «Come tutti gli esseri umani posso aver commesso degli errori, ma ho sempre agito con l’obiettivo e la volontà di aiutare i più deboli e di contribuire all'accoglienza e all'integrazione di bambini, donne e uomini che fuggivano dalla fame, dalla guerra, dalle torture».

Lucano ha poi ricordato: «Sono passati cinque anni da quando sono stato arrestato con l’accusa infamante di svolgere la mia attività di accoglienza e integrazione dei migranti per finalità di carriera politica e di lucro. Sono passati due anni da quando mi è stata inflitta la condanna in primo grado a una smisurata pena detentiva quale non tocca spesso ai peggiori criminali».

Ma non ha desistito, e ha invitato i giudici ad andare a vedere i risultati del suo lavoro: «Ho continuato a dedicarmi a tempo pieno, da privato cittadino, alla riapertura e alla gestione del Villaggio globale di Riace che ha ospitato e continua ad ospitare bambini e persone con fragilità. Non si è interrotta, dunque, quella che considero la missione della mia vita, a prescindere da incarichi pubblici e finanziamenti statali. Altro che associazione a delinquere. Al termine di questo processo vi invito a visitare il Villaggio Globale di Riace, sarete i benvenuti».

Immediata la reazione di Fratelli d’Italia. «A Mimmo Lucano – ha detto il vicecapogruppo di Fratelli d'Italia alla Camera Alfredo Antoniozzi – auguro che la Cassazione cancelli anche la condanna residua ma luì è colpevole politicamente». Per loro l’accoglienza di Riace è insostenibile. Il segretario di Sinistra Italiana, Nicola Fratoianni ha replicato: «La solidarietà non è reato».

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