Il presidente del Consiglio incaricato, Mario Draghi, ha sciolto la riserva e ha annunciato la composizione del nuovo esecutivo che giurerà il 12 febbraio alle 12,00. Sostenuto da un’ampissima maggioranza, composta praticamente da tutto l’arco parlamentare, tranne Fratelli d’Italia e alcuni ribelli del Movimento cinque stelle e Leu, Draghi ha dovuto mediare cercando di accontentare partiti finora distantissimi, ma attirati dal richiamo alla “responsabilità nazionale” e anche dalla possibilità di partecipare alla gestione dei 209 miliardi di euro del Recovery fund. L’ex presidente della Bce ha anche dovuto mediare scegliendo alcune figure tecniche: saranno otto i ministri non politici del governo di cui sette col portafoglio. La lista dei ministri come è ovvio ha avuto dei vincenti e dei perdenti tra i partiti rispetto al precedente governo e\o alle percentuali dei parlamentari eletti. 

Movimento cinque stelle

Dopo avere approvato, tra divisioni e polemiche l’appoggio al governo Draghi, il partito fondato da Beppe Grillo ha conservato il suo primato seppur risicato sugli altri gruppi parlamentari. L’ex leader del Movimento, Luigi Di Maio è stato confermato alla guida del ministero degli Esteri così come Federico D’Incà  rimarrà al ministero senza portafogli per i Rapporti con il parlamento. Cambio di casacca invece per Stefano Patuanelli che dopo avere guidato il ministero per lo Sviluppo economico si dovrà “accontentare” di quello per l’Agricoltura e anche per Fabiana Dadone che cambierà ruolo dal ministero dall’Innovazione a quello delle Politiche giovanili. 

Partito democratico

Anche per la formazione politica del segretario, Nicola Zingaretti si è trattato di un ridimensionamento. Il Partito democratico ha confermato Lorenzo Guerini  e Dario Franceschini rispettivamente alla guida dei dicasteri di Difesa e Cultura e ha visto il ritorno al governo del suo vicesegretario Andrea Orlando che si è assicurato il ministero del Lavoro. Si tratta di tre ministeri col portafoglio.

Lega

Entrare nel governo Draghi è stato un vero cambio di dna per la Lega che si è dovuta riscoprire europeista. I ripensamenti leghisti sono stati ricompensati con l’ottenimento di tre ministeri. Giancarlo Giorgetti, considerato il regista dell’entrate leghista nel governo, si è aggiudicato un ministero di peso come quello dello Sviluppo economico e ha piazzato due dei suoi ai restanti dicasteri: Erika Stefani, considerata anche vicina al presidente del Veneto, Luca Zaia, sarà ministra delle Disabilità mentre Massimo Garavaglia è diventato ministro del Coordinamento iniziative nel settore del turismo. Per accontentare la Lega, Draghi ha così creato due nuovi ministeri garantendo al Carroccio anche il settore del turismo da sempre caro ai leghisti che pur di averlo nel Conte avevano attribuito la sua delega al ministero dell’Agricoltura all’epoca guidato da Gian Marco Centinaio. Il segretario, Matteo Salvini, non è comunque riuscito a piazzare nessun “uomo” nel governo.

Forza Italia

Il partito fondato da Silvio Berlusconi è uno degli indubitabili vincitori. Entrato in parlamento con il 13 per cento e, stando ai sondaggi, con un consenso nel paese attorno al sette per cento, Forza Italia ha ottenuto tre ministeri , anche se tutti senza portafoglio, come le altre principali forze parlamentari. Si tratta di tre ritorni. Renato Brunetta tornerà a guidare la Pubblica amministrazione già suo appannaggio nel governo Berlusconi del 2008 mentre Mariastella Gelmini  sarà ministra agli Affari generali e Autonomie. Infine, Mara Carfagna giurerà come ministra del Sud e Coesione territoriale. 

Italia viva

Il partito guidato da Matteo Renzi è stato il protagonista di questa crisi ritirando i suoi membri dal governo Conte II e aprendo la strada all’avvento di Draghi. Il bottino da un un punto di vista dei ministeri è però stato magro: Italia viva ha raccolto solo un ministero confermando Elena Bonetti alle Pari opportunità, ma “perdendo” l’Agricoltura che aveva a capo la senatrice Teresa Bellanova.

Leu

Dopo essersi spaccato sulla possibilità di entrare in un governo con dentro la Lega, il gruppo parlamentare alla sinistra del Pd è riuscito a confermare Roberto Speranza come ministro della Salute. Un dato che potrebbe non bastare a placare gli animi di come il portavoce nazionale di Sinistra italiana, Nicola Fratoianni, non pare accettare un’alleanza di governo con il partito di Salvini.

© Riproduzione riservata