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Le spie italiane dell’Aise hanno creato nel paese una rete di informatori seconda solo a quella degli Stati Uniti.
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Con l’operazione “Aquila Omnia” hanno esfiltrato suore e disabili. L’avvertimento a luglio: «I Talebani stanno già arrivando».
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Gli attentati sventati. I rapporti con il regime e l’intelligence pakistana. Ora l’obiettivo primario è la lotta ai terroristi.
Per capire come hanno lavorato i servizi segreti italiani in Afghanistan, e come sono cambiate le nuove regole d’ingaggio dei nostri uomini nel teatro bellico precipitato in una crisi inimmaginabile fino a poche settimane fa, si devono compulsare in primis l’intelligence e Palazzo Chigi, oltre agli uffici della Farnesina e alle stanze della Difesa preposte al dossier. Informazioni utili, però, possono arrivare anche dalle Ong sul campo, e persino dal Vaticano. In particolare, dagli uomini dell’



