Dopo l’articolo di Attilio Bolzoni dedicato alla situazione della stampa locale siciliana e all’influenza dell’ex presidente di Confindustria Sicilia Calogero Antonio Montante, sotto processo dopo una condanna in primo grado, abbiamo ricevuto una lettera dell’avvocato di Lirio Abbate, vicedirettore dell’Espresso citato nell’articolo di Bolzoni. L’avvocato ci chiede di ripotare la seguente dichiarazione: «Non ho mai ricevuto favori da Montante e mai gliene ho fatti. Bolzoni scrive il contrario e questa informazione mi offende. Non chiedo alcuna omissione, lungi da me alcuna censura, ma solo la verità dei fatti documentati». 

Questa la replica di Attilio Bolzoni: 

Mi spiace davvero tornare a scrivere del collega Lirio Abbate nel contesto dell’inquietante vicenda di Calogero Antonio Montante, l’ex vicepresidente di Confindustria condannato a 14 anni di carcere in primo grado per associazione a delinquere e dossieraggio.

Nell’articolo, per dovere di cronaca, ho riferito il suo nome – insieme a quelli di altri giornalisti – perché inserito in un’informativa della squadra mobile di Caltanissetta che poi è confluita nel processo a carico del Montante. Un semplice cenno, sotto un titoletto (“L’elenco dei favori”) nel corpo del mio articolo dedicato alle contiguità di alcuni colleghi con un sistema di potere che ha soffocato la Sicilia per almeno dieci anni.

Lirio Abbate si è sentito offeso e i suoi avvocati si lamentano perché «viene temerariamente citato» in quell’elenco. Ripeto, mi spiace tornare sull’argomento ma non posso fare altro che confermare ciò che ho scritto.

Non voglio dilungarmi sulle note della polizia giudiziaria riguardanti Abbate contenute nell’informativa consegnata, il 28 aprile 2017, ai magistrati della procura antimafia di Caltanissetta nel procedimento 1699/14, ovvero l’inchiesta Montante. Anche lì ci sono alcuni passaggi che lo riguardano, almeno secondo una testimone. Preferisco però rispondere nel merito.
Visto che Abbate e i suoi avvocati mi contestano in particolare, di avere offerto «un’immagine distorta e negativa» del collega, sono costretto a fornire spiegazioni supportate da un’adeguata documentazione.
Il nome di Lirio Abbate è contenuto in una scheda redatta dal 3° Gruppo-Sezione Criminalità Organizzata (protocollo 994 bis, 18 aprile 2017) della squadra mobile della Questura Caltanissetta, in seguito a delega formale del sostituto procuratore Stefano Luciani che ordinava ai poliziotti di verificare l’identità di persone che avevano ricevuto favori da Calogero Antonio Montante.

Nello specifico il magistrato chiedeva: «Accertare...quali soggetti possano avere chiesto raccomandazioni o favori di qualsiasi genere al Montante come risultante dalle annotazioni dallo stesso effettuate...se i soggetti per i quali risulta essere stata effettuata la segnalazione abbiano poi effettivamente ottenuto un posto di lavoro (in caso positivo alle dipendenze di chi, nonché epoca della relativa assunzione) e/o abbiano ricevuto il favore richiesto...».

Il rapporto presentato in procura è di 189 pagine. Ci sono nomi di prefetti, di magistrati, di questori, di alti funzionari del Viminale, di generali della Finanza e dei Carabinieri, di giornalisti. E c’è anche il nome di Lirio Abbate. E’ a pagina 122, a pagina 123, a pagina 124.

La cartella è intitolata “Curriculum per Sen + Note Varie”. Sen, sta per segnalazione. C’è il nome di Lirio Abbate e c’è anche il nome della sua compagna Monica Ceravolo. Dopo la ricostruzione di tutti gli incontri che Lirio Abbate, a volte insieme alla sua compagna, avrebbe avuto con Montante (sarebbero 27 secondo lo stesso Montante), spesso all’hotel Bernini di Roma che era il quartiere generale del vicepresidente di Confindustria nella capitale, in un paio di occasioni in qualche ristorante, un ferragosto in alto mare sulla barca di Montante, i poliziotti scrivono: «In relazione alle annotazioni datate 16 settembre 2010 e 22 settembre 2010 e 7 ottobre 2010, effettivamente, si appurava che in quell’anno la Ceravolo Monica ha percepito redditi anche da Il Sole 24 Ore, testata giornalistica di Confindustria in cui, come è noto, il Montante riveste anche cariche societarie».

Aggiungono i poliziotti: «Anche nell’anno 2014, quando è riportata l’annotazione del 20 novembre 2014, la Ceravolo percepiva redditi dal citato giornale, così come li aveva percepiti anche negli anni 2011, 2012, 2013 e 2015».
Avrei veramente preferito non entrare in questi dettagli ma, trascinato nella vicenda e senza l’intento di diffamare nessuno, ritengo che sia opportuno riportare i fatti per come sono stati registrati dagli inquirenti. Naturalmente sono tutti atti pubblici.

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