Dalla denuncia del poltronificio all’occupazione delle poltrone il passo è lungo, ma i Cinque stelle l’hanno compiuto con disinvoltura.

L’ultimo caso riguarda l’autostrada del traforo del Monte Bianco dove come presidente è stato nominato Giorgio Sorial, politico grillino a tutto tondo, stretto collaboratore di Luigi Di Maio, fervente anti-Tav.

Per una serie di motivi la sua designazione è ancora più clamorosa delle altre precedenti targate Cinque Stelle, tipo quella di una settimana fa dell’ex sindaco di Livorno, Filippo Nogarin, nominato amministratore di Metropark delle Fs, il gruppo guidato da Gianfranco Battisti, a sua volta tre anni fa voluto dai Cinque stelle.

Primo motivo di stupore: l’autostrada del Monte Bianco è una di quelle che fanno parte del gruppo Autostrade per l’Italia (Aspi) della holding Atlantia controllata dai Benetton. Considerando che dopo il crollo del ponte di Genova i Cinque stelle dichiararono guerra su tutta la linea ai Benetton invocando a gran voce la revoca della concessione, c’è da restare a bocca aperta.

Doppia verità

E poi c’è da chiedersi che cosa sia mai successo in questi 31 mesi nei rapporti tra i due schieramenti contrapposti. Si possono fare solo congetture. La più immediata è che per Autostrade i Cinque stelle applichino una sorta di doppia verità: quella delle dichiarazioni pubbliche nelle quali mai nessun esponente del Movimento ha abbandonato la linea dura della revoca e quella della realpolitik secondo cui, dati i vincoli imposti da convenzioni e contratti scellerati del passato, estromettere i Benetton senza pagar loro una qualche forma di buonuscita è praticamente impossibile.

Il secondo motivo di sorpresa sta nel tipo di poltrona occupata questa volta dai Cinque stelle. Pur facendo parte della galassia delle concessioni Benetton, quella del Traforo è di tipo particolare, sottoposta a una legge che recepisce un accordo internazionale della Commissione intergovernativa tra Italia e Francia, i due paesi collegati dal tunnel. La nomina del presidente è tutta di natura politica, ovviamente previo un accordo di fatto con la società concessionaria.

L’articolo 10 dello statuto della società stabilisce che il presidente è designato dal ministro degli Esteri, sentiti i ministri del Tesoro, dei Trasporti e dello Sviluppo economico. Proprio a causa della necessità di un’intesa tra tutti questi soggetti (che non riuscivano a mettersi d’accordo) la poltrona di presidente del Traforo è rimasta vuota per mesi.

Dini e Di Maio

Terzo elemento clamoroso: proprio in considerazione della sua particolare natura, quella carica fino a oggi per tradizione veniva assegnata dal ministro degli Esteri a un ex ambasciatore.

Chi conosce bene la società del Traforo ricorda che questa consuetudine in passato è stata ignorata una sola volta; lo fece Lamberto Dini quando era ministro degli Esteri alla fine del secolo passato. Dini scelse un’esponente del suo partito, Bianca Vetrino, consigliera del Piemonte per più legislature e poi vicepresidente della regione. Di Maio fa il bis a favore di Sorial che fa parte della cerchia ristretta dei suoi collaboratori essendo stato vicecapo di gabinetto al ministero dello Sviluppo economico quando ministro era proprio lo stesso Di Maio.

Quarto punto. Per anni è stato un cavallo di battaglia dei Cinque stelle la critica severa della contiguità della politica con i concessionari autostradali, in particolare quelli più grandi e influenti, i Gavio con le autostrade del nordovest e i Benetton nel resto d’Italia.

Vicinanza che si manifestava in mille modi, compresa la nomina di ex politici alla guida di società autostradali. In particolare i Cinque stelle hanno messo più volte sotto tiro quelle che in ambito Benetton ritenevano le nomine marchiate dalla politica: l’ex ministro democristiano Paolo Cirino Pomicino alla Tangenziale di Napoli, Antonio Bargone ex sottosegretario ai Trasporti (Pd) presidente di Sat (Società autostrada tirrenica) e Paolo Costa, ex ministro prodiano dei Lavori pubblici, presidente di Spea, la società di ingegneria di Autostrade per l’Italia.

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