Il governo per i suoi piani straordinari è dovuto ricorrere all’Albania, visto che in Italia i comuni sono pronti a una lunga stagione di proteste contro i Centri per il rimpatrio. Al momento sono partiti i sopralluoghi in Liguria: ad Albenga, che è tra le candidate per la costruzione del nuovo centro, si è recata una folta delegazione del ministero della Difesa per vedere l’area dell’ex caserma Piave.

Il Consiglio comunale ha approvato una delibera per dare mandato al sindaco, Riccardo Tomatis, di «ribadire la ferma opposizione a questa proposta di apertura di un Cpr ad Albenga con l’impegno di difendere anzitutto la sicurezza della nostra città, oltre che l’immagine e l’economia della nostra comunità». Il documento ha ottenuto l’unanimità, da sinistra a destra.

Così il sindaco adesso è pronto a fare un accesso agli atti, e il suo avvocato prepara un avvertimento legale da spedire al ministero della Difesa: «Si può chiedere contro che cosa facciamo ricorso, se per ora non c’è niente. Ma noi stiamo preparando una memoria che spiegherà perché qui non si possa fare e come il nuovo decreto sia incostituzionale».

La visita

La visita e le questioni a cui il ministero ha posto attenzione, hanno confermato punto per punto le anticipazioni di Domani: «Il prefetto – dice il sindaco – credo mi abbia invitato di sua iniziativa. Sono venuti insieme ai proprietari, quindi i funzionari di Cassa depositi e prestiti, i funzionari del ministero della Difesa, il prefetto, il viceprefetto, alla fine circa 15 persone. Non mi sembra che abbiano fatto una visita troppo accurata».

Anche perché, spiega Tomatis, i problemi erano evidenti. Le linee guida del governo prevedono che non si possa procedere se esistono dei vincoli oppure sono troppo a ridosso dei centri abitati. «Hanno fotografato le case che confinano con la facciata dell’ex caserma, senza contare che un muro confina con un camping». A 200 metri ci sono gli stabilimenti balneari e la spiaggia.

A questo si aggiunge che, come riportano i documenti di Cdp, la struttura è sottoposta a vincolo da parte del ministero per i Beni e le Attività Culturali.

Ultimo sfregio per il governo Meloni, la sezione locale del partito della premier, Fratelli d’Italia, ha promosso una petizione da inviare “al presidente”: «Valutato che tutte le forze politiche rappresentate in consiglio comunale, hanno già espresso la loro contrarietà a tale ipotesi, si evidenzia tutta la preoccupazione per gli effetti provocati dalla possibile apertura di un Cpr in Albenga». Il gazebo con la raccolta firme è stato allestito la scorsa domenica.

Il sindaco farà preparare una relazione tecnico giuridica da mandare al ministro della Difesa, Guido Crosetto, in modo da allertarlo riguardo al fatto che non ci sono i requisiti per fare la scelta di quella sede.

I Cpr formato Panopticon, che ricordano il carcere ideale progettato nel 1791 dal filosofo e giurista Jeremy Bentham, sono stati stabiliti per decreto ormai a settembre. Ma da qui a realizzarli ci vorrà molto tempo.

Nove comuni

I primi comuni selezionati dal ministero per i progetti di fattibilità oltre ad Albenga sono stati Castel Volturno (Caserta), Bolzano, Diano Castello (Imperia), Aulla (Massa Carrara), Falconara Marittima (nelle Marche) Catanzaro, Brindisi e Ferrara.

In alcuni di questi non si sono ancora registrate visite del ministero, la sindaca di centrodestra di Falconara, Stefania Signorini, che su Domani si era espressa facendo capire che Monfalcone era per il no più deciso, riferisce di non avere notizie e di non averne nemmeno cercate.

Il sindaco di Aulla invece, Roberto Valettini, racconta a Domani che, nonostante anche per il suo comune non ci siano stati sviluppi, l’11 ci sarà una manifestazione no Cpr. Da dire che a Bolzano c’era stata già a ottobre.

La tensione è altissima, anche perché il sindaco di Albenga si aspetta l’arrivo della lista definitiva a fine novembre, e nessuno vuole essere scelto.

I centri esistenti

ANSA

Mentre il governo si concentra spasmodicamente su nuove strutture andando a scomodare il presidente albanese Edi Rama, i centri per il rimpatrio in Italia hanno dei posti liberi. In tutto 9, sono a Bari, Brindisi, Caltanissetta, Roma, Palazzo San Gervasio (Potenza), Trapani, Gradisca d’Isonzo (Gorizia), Macomer (Nuoro) e Milano. Hanno una capienza totale di 669 posti. L’aggiornamento delle presenze al 17 ottobre che il Garante nazionale ha acquisito dal Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione del ministero dell’Interno racconta che attualmente sono reclusi 669 migranti, con 60 posti vacanti.

Attualmente è in fase di ristrutturazione il Cpr di Torino, mentre invece non risulta in lista il Cpr che il ministero ha annunciato parecchie volte, quello di Pozzallo, dove il tribunale di Catania ha stabilito che non potessero essere reclusi dei migranti tunisini. Della disumanità dei centri si è detto più volte, così come dell’inefficacia, visto che delle 6.383 persone che nel 2022 sono state ristrette nei Centri per il rimpatrio (Cpr) soltanto 3.154 sono state effettivamente rimpatriate.

Nei corridoi dell’Autorità si dice che il governo adesso ci stia pensando due volte prima di adottare dei nuovi provvedimenti di trasferimento dei richiedenti asilo in luoghi detentivi. Per i nuovi Cpr ha pensato all’Albania.

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