Centotrenta persone  sono morte al largo della Libia , nel Canale di Sicilia. Sono state lasciate in mare 24 ore, dopo che  mercoledì è stato lanciato il primo allarme. Solo pochi dei loro corpi sono stati ritrovati. Il presidente della commissione parlamentare di Inchiesta sull'omicidio di Giulio Regeni, Erasamo Palazzotto (Liberi e Uguali, Leu), presenterà un'interrogazione al governo: «Come è possibile che non sia stato dato l'allarme dalla Guardia Costiera italiana? Non solo non ci siamo mossi, ma abbiamo impedito che una nave commerciale che passava lì vicino potesse prestare loro soccorso ». Ricostruire i fatti però, anche se necessario, non è abbastanza. In vista del nuovo decreto sulle missioni internazionali, chiede che parta una commissione di inchiesta parlamentare sugli accordi tra l'Italia e la Libia.

L'unica nave che si è mossa contattata da Alarm Phone, il telefono indipendente che sostiene le operazioni di salvataggio, è stata  Ocean Viking, della Ong SOS Méditerranée. Si è trovata a «navigare in un mare di cadaveri» ha detto Alessandro Porro, direttore dell'organizzazione, che era bordo. Poi si sono unite tre navi commerciali, ma era comunque troppo tardi.

Dobbiamo sapere come è possibile che per 24 ore nessun mezzo di soccorso è stato inviato, nè da parte dell'Italia, nè da parte di Malta nè dalla Libia: tutti sapevano. Erano stati informati. Perché non è successo? Malta e l'Italia hanno delle responsabilità legali per il coordinamento di zone Sar, di salvataggio, contigue.

Frontex, l’agenzia europea che presidia le frontiere, ha detto di aver fatto la sua parte e inviato l'allarme a tutti e tre i paesi , la Guardia costiera italiana dice che se ne è presa carico la Libia .

Stiamo ammettendo che la Libia non è in grado di fare soccorso in mare. Quella che è stata ringraziata dal presidente del consiglio , Mario Draghi, è una struttura che non è in grado di fare un soccorso in mare. Senza contare che non può essere chiamato soccorso quello in cui le persone vengono portate in campi di concentramento.

Qual è la sua opinione?

Nessuno ha voluto avviare il soccorso perché c'era paura che quelle 130 persone invece di essere spedite in Libia arrivassero qui, in Italia. Si è perso tempo sperando che venissero salvate dai libici: i governi europei hanno preferito sacrificare i loro principi ei loro valori. Questo è stato un atto di codardia e disumanità.

Due inchieste di Domani hanno rivelato che Frontex ha operato  con il supporto dei mezzi navali ed europei, per riportare i migranti verso la Libia e che la guardia costiera libica non ha praticamente mai risposto alle chiamate di emergenza inviate dall’Italia. Anche questo potrebbe essere uno di quei casi finito tragicamente?

Sicuramente è l'effetto di un cortocircuito. Frontex si giustifica dicendo che aveva avvisato i paesi, ma la comunicazione è servita alla Libia, e Italia e Malta non solo non hanno portato avanti nessun tipo di intervento, ma non si sono nemmeno assicurati che venisse fatto. Il sistema sembra pensato per impedire che il soccorso venga eseguito da assetti navali europei, se così fosse altrimenti i migranti non potrebbero essere portati in Libia. Se la guardia costiera italiana li salvasse e li portasse a Tripoli, infatti, il comandante della motovedetta sarebbe perseguito legalmente perché avrebbe consegnato le persone a dei torturatori.

In questo caso non si è mossa nemmeno la guardia costiera libica.

Non ne era capace, l'imbarcazione era troppo lontana. Inoltre non esiste un centro di coordinamento libico. Ho avuto modo di verificare nella mia esperienza di missioni con la Ong Mediterranea che è un'entità surrettizia gestita da Frontex e dalle autorità italiane che segnalano ai libici dove andare a recuperare le imbarcazioni. Il salvataggio da parte delle motovedette libiche aggira la legislazione internazionale.

Insomma un'ipocrisia.

Un'ipocrisia di stato e una gestione immorale alla cui responsabilità non si può sottrarre nessuno: quelle persone ad essere salvate.

Tutti sono consapevoli, ma, come ha ricordato, il presidente del consiglio Mario Draghi ha espresso «soddisfazione per quello che la Libia fa per i salvataggi».

Per lo stesso motivo per cui il nostro governo a prescindere da chi sia guidato chiude gli occhi sulle violazioni dei diritti umani: un realismo politico accattone che lascia prevalere interessi di natura economica e geopolitica a quelli umanitari. L'Europa sta derogando alle proprie stesse leggi, quando Macron dà la legion d'onore al generale Al Sisi in Egitto, o l'Italia le Fregate militari, anche quando andiamo a ringraziare la Libia per aver deportato i migranti in campi di concentramento dove le persone vengono torturate e le donne violentate. L'Europa si indigna per il dissidente russo Aleksej Navalny e impone sanzioni a Putin, mentre con altri dittatori, come ha detto in un lapsus Mario Draghi sul presidente turco Erdogan , non mette in discussione le cose.

In questi giorni si parla di accordi economici con la Libia, la ministra degli Esteri Najla el-Mangoush è venuta a Roma e ha discusso con il ministro degli Esteri Luigi Di Maio. Quanto si influenzano i due dossier?

Tutto è legittimo ma non a costo di svendere la nostra dignità e la nostra cultura giuridica. Non so dire quanto si influenzino, so che in questo momento l'Italia dovrebbe affermare i diritti umani e la dignità umana non può essere barattata dietro nessun interesse economico. Questo ruolo darebbe prestigio e peso politico all'Italia. Se pensiamo di inseguire altri nella corsa a qualche commessa commerciale rischiamo di dare potere ai regimi autoritari rispetto all'Europa e che la democrazia si sgretoli sotto i nostri piedi.

Una questione politica. Che politica vuole intraprendere l'Italia? Draghi è stato presentato come un tecnico, come anche la ministra dell'Interno Lamorgese. Lei è una riconferma rispetto al governo Conte due, ma i sottosegretari sono Ivan Scalfarotto, di Italia Viva, uno della Lega, Nicola Molteni, e uno del Movimento 5 stelle, Carlo Sibilia. Cosa dobbiamo aspettarci?

La loro scelta è un errore politico da parte del Pd e della mia area politica, LeU, cioè non aver presidiato un ministero importante come quello dell'Interno, che ha un ruolo fondamentale nella definizione della politica migratoria. In questo caso però dobbiamo pensare anche al ministero dei Trasporti, direttamente responsabile della Guardia costiera, ma soprattutto all'Unione europea: ogni governo e ogni ministro può avere un'interpretazione più spaventosa delle politiche migratorie - tra Minniti, Salvini, ex ministri e Lamorgese, c'è una differenza abissale - ma è l'Europa che ha nella deroga al diritto internazionale e all'esternazionalizzazione delle frontiere una precisa strategia. Se non mettiamo in discussione quella continueremo a vedere quello che è accaduto ieri.

A breve dovrebbe arrivare in parlamento il nuovo decreto sulle missioni internazionali, che sancisce anche il finanziamento e l'addestramento della guardia costiera libica .

Io penso che alla luce di quanto accaduto in queste ore c'è bisogno di un dibattito parlamentare vero prima di autorizzare qualunque missione e finanziamento. Noi approviamo tutto in blocco come se fosse necessario e dovuto, senza valutare le condizioni. Sarebbe il caso di istituire una commissione di Inchiesta parlamentare sugli accordi Italia-Libia e sugli effetti che hanno avuto. Non per andare a indagare le responsabilità, ma anche per capire. Prima di osare dare un singolo euro alla Guardia costiera libica, che ha riammesso nei ranghi il noto trafficante detto “Bija” prima arrestato e poi rilasciato, non possiamo far finta che non sappiamo tutto questo. Vorrei che si facesse un dibattito serio su quello che accade in Libia e nel Mediterraneo e non raccontando una realtà che non esiste.

Draghi starebbe lavorando in Europa per i corridoi umanitari. Anche il segretario del Pd, Enrico Letta, ha fatto un tweet scrivendo che i corridoi umanitari gestiti dall'Onu sono la soluzione.

Certo, discutiamo anche di come svuotare i centri in Libia, dei corridoi umanitari, giustissimo, ma intanto le persone muoiono in mare. Discutiamone dopo che le abbiamo soccorse. Domani potrebbero esserci altri 130 morti: dobbiamo dare alla nostra Guardia costiera l'ordine di soccorrere chiunque rischi di finire in mare.

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