Ennesima strage nel Mediterraneo, dove un gommone con a bordo 130 migranti si è capovolto al largo della Libia. Finora, sono stati avvistati in mare 13 cadaveri, ma è stato impossibile recuperarli a causa del maltempo. Secondo quanto riferito dall'equipaggio della Ocean Viking, infatti, i migranti avevano tentato la traversata in condizioni di mare proibitive già al momento della partenza. 

«Oggi, dopo ore di ricerca, la nostra peggiore paura si è avverata. L’equipaggio della Ocean Viking ha dovuto assistere alle devastanti conseguenze del naufragio di un gommone a Nord-Est di Tripoli», ha dichiarato Luisa Albera, coordinatrice di Ricerca e Soccorso a bordo della Ocean Viking

Gli operatori della ong, 48 ore prima del naufragio, erano stati avvisati dal network telefonico Alarm Phone che c'erano tre barche in difficoltà in acqua internazionali al largo della Libia. Al momento della segnalazione, però, la Ocean Viking si trovava a dieci ore di distanza da loro. Il mare era molto mosso, con onde che arrivavano fino a sei metri di altezza. Inizia una corsa contro il tempo, rivelatasi, purtroppo inutile.  

Albera ha denunciato l'assenza di un coordinamento efficace da parte dello stato. «Tre navi mercantili e la Ocean Viking hanno cooperato per organizzare la ricerca in condizioni di mare estremamente difficili», ha spiegato. 

«Delle 130 persone a bordo dell'imbarcazione, nessuno è sopravvissuto. Abbiamo il cuore spezzato. Pensiamo alle vite che sono state perse e alle famiglie che potrebbero non avere mai la certezza di ciò che è successo ai loro cari», conclude la coordinatrice della ong. 

Il giorno prima del naufragio, l'Organizzazione Internazionale delle Migrazioni aveva dato la notizia del ritrovamento di una donna e un bambino morti su un gommone, intercettato dalla Guardia Costiera libica in acque internazionali. A seguito del ritrovamento, i naufraghi sono stati riportati sulle coste libiche e condotti in detenzione arbitraria, dove molti di loro subiscono violenze e abusi.

Nel Mediterraneo centrale, più di 350 persone hanno già perso la vita, senza contare le oltre cento vittime dell'ultimo naufragio.

C'era anche un aereo di Frontex

Come raccontato da Luisa Albera, coordinatrice di Ricerca e Soccorso a bordo della Ocean Viking, Italia, Malta e Libia non hanno fatto nulla per salvare quelle vite. Ogni responsabilità è stata affidata alle forze dell'ong in cooperazione con tre navi mercantili. Un aereo di Frontex, al momento dell'allarme, ha sorvolato l'area, ma non c'è stata alcuna comunicazione. 

Eppure, spetterebbe proprio a Frontex intercettare le navi in pericolo e allertare i soccorsi. Già mesi fa, a ottobre 2020, un'inchiesta internazionale del settimanale tedesco Spiegel aveva mostrato come l’agenzia europea, che dovrebbe monitorare le frontiere, fosse coinvolta nei respingimenti illegali dei migranti attuati dalle autorità della Grecia nelle acque territoriali del paese. 

Anche Domani, in un'inchiesta di Giovanni Tizian e Gaetano De Monte, ha pubblicato i documenti in cui viene provata la complicità di Frontex e della Guardia costiera libica per portare i migranti che cercano di fuggire in un paese «non sicuro», e i sistemi per comunicare tra le forze europee e i libici per intercettare i gommoni nelle acque del Mediterraneo. 

Le reazioni

A seguito del naufragio, Erasmo Palazzotto, deputato di Liberi e Uguali, ha annunciato in una nota che presenterà un'interrogazione al governo «perche le responsabilità italiane siano chiarite». 

In merito alla morte dei 130 migranti, invece, Palazzotto ha parlato di «insulto all'umanità e al valore della vita degli uomini e delle donne».
«Decine di chiamate, richieste di soccorso, Frontex che sorvola e non interviene, un vergognoso scaricabarile tra autorità libiche, italiane ed europee. Donne, uomini e bambini lasciati agonizzare in alto mare tra onde di sei metri e poi lasciate affogare», ha scritto il deputato. 

© Riproduzione riservata