Oggi Draghi ha preso per primo la parola alla ministeriale Ocse a Parigi ed è tornato sul tetto ai prezzi del gas, ma, ha ammesso, la strada sarà lunga: «Il Consiglio europeo la scorsa settimana ha approvato la possibilità di imporre, di prendere in considerazione, un tetto massimo alle importazioni di gas russo».  Per il premier questa misura limiterebbe l'aumento del tasso di inflazione, sosterrebbe il reddito disponibile e ridurrebbe i nostri flussi finanziari verso Mosca: «Naturalmente, le discussioni sono ancora in corso e la strada da percorrere potrebbe essere lunga».

Il presidente del Consiglio cerca alleati per arrivare a finalizzare il “price cap” il tetto ai prezzi del metano in Europa e un sostegno da parte dell’Unione alla lotta contro il caro-energia con l’emissione di nuovi prestiti che pure ha menzionato citando esplicitamente il progetto apposito “Sure” messo in campo durante la pandemia. Su entrambi c’è il rischio di andare incontro all’opposizione dei falchi del nord.

Sul tema delle sanzioni, il presidente del Consiglio ha detto che l’Unione europea ha inflitto i colpo durissimo agli oligarchi: «La sola Unione europea ha ideato sei pacchetti di sanzioni che hanno inferto un colpo importante agli oligarchi vicini al Cremlino e a settori chiave dell'economia russa». Ma ha avvertito gli alleati, dicendo che perché siano pienamente efficaci «devono essere sostenibili nel tempo e coinvolgere le economie emergenti e in via di sviluppo».

La cena con Macron

Prima di una serie di appuntamenti cruciali su guerra ed energia, Mario Draghi e Emmanuel Macron hanno allineato le proprie posizioni. Accolto all’Eliseo con un «Salut Mario» (Ciao Mario) dal padrone di casa, il presidente del Consiglio ha voluto confrontarsi con Macron per trovare una linea comune per affrontare le prossime riunioni con il resto dei partner europei e smussare le posizioni discordanti emerse nelle ultime settimane soprattutto sulla strategia migliore per affrontare Vladimir Putin, che il presidente francese continua a non voler «umiliare».

L’alleanza sul “price cap”, cavallo di battaglia di Draghi che Macron ha condiviso già nell’ambito dell’ “agenda Versailles”, potrebbe essere il primo passo verso un asse più strutturale da portare avanti anche nell’ambito della riforma del patto di stabilità. 

Il nuovo fondo europeo, da sviluppare sul modello del Recovery o dello Sure, servirebbe ai paesi per fronteggiare la crisi energetica e le nuove esigenze di ripresa. Considerato l’innalzamento quasi certo dei tassi d’interesse da parte della Bce e lo spread già in crescita, il nuovo flusso di denaro potrebbe evitare al governo di cercare sollievo per i conti in un nuovo scostamento di bilancio e una ricerca di finanziamenti sul mercato sempre più difficile. 

Al Consiglio europeo del 23-24 giugno sarà poi discusso lo status di paese candidato all’adesione all’Ue: si tratta di un altro dossier su cui Parigi e Roma hanno posizioni divergenti. Mentre Draghi è pronto a sostenere la richiesta di Kiev insieme a quella degli altri paesi che hanno fatto tutte le riforme richieste, Macron ha già anticipato che per l’ingresso dell’Ucraina nell’Ue «ci vorranno decenni». La sua linea punta più alla creazione di una Comunità politica europea che coinvolga anche un secondo anello di paesi satelliti all’Unione. 

Sul tavolo dei leader anche il problema alimentare: Francia e Italia sono allineate sulla necessità di trovare una soluzione alla fornitura di grano ai paesi africani. Una nuova crisi alimentare potrebbe avere come effetto diretto l’aumento dei flussi migratori verso le coste italiane, con ricadute anche sulla Francia. 

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