- Il viaggio negli Stati Uniti di Mario Draghi cade in un momento in cui tutti i partiti italiani spingono, ciascuno con la propria sfumatura, per un rafforzamento dell’Europa a scapito del legame con Washington.
- C’è chi tradizionalmente ha sempre avuto maggiore tolleranza con Mosca, come M5s e Lega, che fin dall’inizio del conflitto faticano a smettere di strizzare l’occhio a chi continua a vedere una parte di responsabilità del conflitto nell’ampliamento della Nato.
- Ma anche chi, come il Pd, Iv e Fratelli d’Italia, pur mantenendosi ben saldi nel campo atlantista spingono affinché l’Europa si affranchi dalla linea di Washington per prendere in mano il suo destino geopolitico.
Mario Draghi arriva a Washington sostenuto da una maggioranza ormai non più disposta ad abbracciare la linea degli Stati Uniti. Nessun partito è infatti disposto a seguire la previsione nefasta di Washington di una guerra lunga. Il Pd e le sinistre Il segretario del Pd Enrico Letta si è smarcato esplicitamente da una linea sovrapponibile alle posizioni degli Stati Uniti. All’inizio del conflitto Letta era stato criticato per il suo attivismo per la consegna delle armi alla resistenza ucra



