l’intervista

Patrick Zaki, l’appello della famiglia per scuotere l’Italia sempre più immobile

  • «Patrick ha perso la pazienza. È in carcere da più di 20 mesi, senza sapere cosa stia accadendo e cosa accadrà. È un limbo molto difficile da gestire». Sono queste le parole di George Zaki, padre di Patrick.
  • George Zaki fa un appello alla magistratura egiziana per porre fine alla detenzione di suo figlio dopo perché con la nuova data dell’udienza, fissata il 7 dicembre, i tempi del processo si stanno allungando più del previsto.
  • Sul ruolo dell'Italia, la famiglia Zaki sembra aver perso le speranze. «Noi non sappiamo cosa è successo dopo l'approvazione della richiesta per la cittadinanza italiana. Non abbiamo mai avuto notizie a riguardo», dice George.

«Mio figlio è sconvolto, non ce la fa più. Chiedo alle autorità egiziane di fare qualcosa». Questo è l'appello che arriva da George Zaki, padre di Patrick, il ricercatore arrestato il 7 febbraio del 2020 all'aeroporto del Cairo mentre rientrava da Bologna. Raggiungiamo lui e la sorella di Patrick, Marise, in videochiamata dal Cairo. Ricevere giornalisti a casa loro è rischioso, dunque la famiglia preferisce fissare un incontro online alcuni giorni dopo l'udienza che ha rinviato il processo al

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