Il sottosegretario con delega alla sicurezza della Repubblica, Franco Gabrielli, in un’audizione di fronte al Copasir ha smentito i dubbi circa le presunte ingerenze russe negli affari politici italiani. La notizia, secondo cui l’intelligence americana era in possesso di documenti che attestavano finanziamenti di oltre 300 milioni di dollari segreti da parte della Russia a partiti e candidati politici di paesi stranieri per influenzarne la politica, era apparsa martedì 13 settembre sul Washington Post.

Subito era nato il sospetto che tra quei paesi ci fosse anche l’Italia e, in particolare, che uno dei destinatari dei finanziamenti fosse la Lega di Matteo Salvini, notoriamente vicina al partito di Putin, Russia unita, e che proprio pochi giorni prima che uscisse la notizia aveva contestato le sanzioni contro Mosca. «Sulle sanzioni abbiamo preso una strada sbagliata e ci stiamo facendo male da soli», aveva detto di fronte alla platea di Cernobbio il leader leghista. 

Tuttavia, quanto dichiarato questa mattina da Gabrielli sembra far rientrare l’allarme che nei giorni scorsi aveva spinto, sia a destra sia a sinistra, gli esponenti dei partiti a fare appello alla chiarezza. 

Nulla sull’Italia

«Sono stati forniti elementi, riguardanti le recenti dichiarazioni rese dall'amministrazione Usa in ordine alle attività di ingerenza russa nei processi democratici di diversi paesi, dai quali non sono emersi profili concernenti la sicurezza nazionale del nostro paese», ha spiegato a margine dell’audizione il presidente del Comitanto parlamentare per la sicurezza, Adolfo Urso, in quota Fratelli d’Italia.

La vicepresidente del Copasir, Federica Dieni, ha specificato che, pur essendo i documenti americani ancora secretati, «dalle interlocuzioni che ci sono state, sappiamo che non c’è nulla che riguarda la sicurezza nazionale dell’Italia».

Pronta è stata la reazione di Matteo Slavini, che su Twitter ha scritto di pretendere delle scuse dopo quelli che ha definito gli «attacchi vergognosi» dei giorni scorsi. 

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